La storia della stregoneria nella Toscana del 1400 ha molti volti ma quello a cui tutti sembrano far capo è quello di Nepo da Galatrona: Un uomo dapprima medico, poi mago e stregone che si stanziò a Galatrona e fu al servizio prima di Cosimo il vecchio, poi di Lorenzo il Magnifico. Il percorso di Nepo, nel quale è stato considerato sia un curatore che un praticante di magia nera, ha dato vita al mestiere del mago: per questo sono attestati diversi discendenti delle sue pratiche.Sul suo aspetto, i documenti di archivio dicono:
“Chi lo conobbe lo descrisse di statura grande, capelli neri, una barba nera a spazzola, di carnagione bruna, vestito spesso all’orientale, come i turchi, con cappello a punta e lungo mantello di stoffe preziose”
Durante il Rinascimento si verificò un vero e proprio fenomeno di euforia nei confronti della magia. In questi infatti Firenze vide fiorire l’interesse per le dottrine platoniche ed ermetiche e affermarsi una nuova immagine dell’uomo-mago. Fu un fenomeno che investì tutte le classi sociali: non solo contadini e lavoratori che attraverso le credenze popolari, ancora si rifacevano ai riti pagani, ma anche Signori e nobili che iniziarono a chiamare nelle proprie corti un mago personale: questo è il caso della storia di Nepo, stanziato a Galatrona almeno nel 1460 (stando ai documenti di archivio ritrovati fino ad adesso). In questo stesso anno, il Vescovo aretino Filippo dei Medici lo definì malefico, cioè praticante la magia nera. Dato lo stretto rapporto con la famiglia Medici, riuscì ad evitare l’Inquisizione fiorentina e, dopo aver servito Giovanni figlio di Cosimo il Vecchio come medico personale, diventò il mago al servizio di Lorenzo il Magnifico.
Nello specifico, Nepo aveva le sue arti e specialità. Francesco Sinatti, nel suo libro “Il vertice della stregoneria toscana” ha raccolto tutte le informazioni adesso note su questo personaggio. La letteratura che lo racconta ha individuato alcuni metodi specifici del mago. La sua specialità dovevano essere le “polveri simpatiche”. Sinatti:” Nepo conosceva i principi dell’armonia del mondo e della simpatia cosmica che stavano a fondamento della magia. Prendeva il panno o la briglia che fosse stato a contatto con il malato, si ritirava in disparte dove faceva le sue orazioni e solo dopo era in grado di riferire la natura del maleficio e proporre i rimedi per la cura. Trattava, quindi, le ferite con polveri simpatiche la cui efficacia era ritenuta possibile solo attivando quei vincoli magici e quelle corrispondenze astrali. C’era anche “l’unguento armario”. La ricetta dell’unguento armario, ci è fornita direttamente da Paracelso e Crollio: era composto con ingredienti di materia vivente (resti di mummia, muschio cresciuto sopra il teschio umano deceduto per morte violenta, lombrichi, grasso di orsa e legno di sandalo), e la sua efficacia era legata agli influssi celesti e in particolare del calore del sole e alla simpatia naturale.”
Negli studi condotti da Sinatti non viene messa in dubbio una grande capacità persuasiva che Nepo affinava continuamente. Sinatti:” Nepo mantenne alta la sua reputazione e il suo carisma personale che non vennero mai meno agli occhi della gente e seppe sviluppare i poteri della mente e le tecniche persuasive per influenzare l’immaginazione degli altri. A questo proposito, per esempio, praticava la “terapia incantatoria”. Non sappiamo se Nepo fosse medico o conoscesse solo i principi di questa disciplina. Di certo praticò la terapia incantatoria con prognosi astrologiche, giacché in quel tempo la medicina era intimamente connessa con l’astrologia, Si avvalse, per la cura, di estratti d’erbe, minerali e probabilmente anche di talismani collegati a qualche astro responsabile della malattia, con la convinzione che dallo stretto legame tra le cose terrene a quelle celesti potesse scaturire la guarigione. Inoltre curava le malattie soprannaturali. Sapeva riconoscere le malie e liberare i corpi dal demonio. Le sue terapie esorcistiche per la cura di tali malattie divennero forse le più autorevoli e ricercate nel palcoscenico della stregoneria toscana della seconda metà del XV secolo e anche i suoi discendenti si mantennero figure di punta per la cura degli indemoniati, beneficiando per lungo tempo della fama del capostipite. ”
“Lo stregone di Galatrona” diventò così la definizione con la quale tutti idiscendenti di Nepo iniziarono a descriversi e identificarsi. Ebbe discendenti maghi per almeno due secoli, i quali mantennero aperta una stazione medica in Valdambra, finché l’opera inquisitrice della Chiesa non rese questo mestiere troppo pericoloso. Gli stregoni di Galatrona operarono in Toscana in posizione di vertice nello stesso settore di terapia del capostipite, ovvero come antagonisti del maleficio.
Tutti i disegni sono di Marianna Rosi.