26, Novembre, 2024

Ricordo di una battaglia aerea di 80 anni fa sui cieli del Valdarno. La memoria di Pietro Martini

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Nel periodo che va dall’inverno del 1943 all’estate del 1944, il Valdarno fu teatro di eventi cruciali durante la Seconda Guerra Mondiale. La memoria che portiamo alla luce oggi è quella di Pietro Martini, un sangiovannese ex docente e volontario della Caritas che alcuni anni fa ha dato forma concreta a quello che nasce come il ricordo della visione di uno scontro aereo avvenuto quando l’uomo aveva nove anni, nei cieli del Valdarno, durante il Giovedì Santo del 1944; il 6 aprile.

Il quadro storico

Per capire la situazione del nostro Valdarno nel periodo di tempo che va dall’inverno del 1943 all’estate del 1944, occorre ricordare alcuni fatti essenziali. Dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia l’Italia fu invasa all’esercito tedesco al fine ostacolare l’avanzata degli alleati. Questi, per bloccare i rifornimenti alle truppe tedesche, effettuarono forti bombardamenti al nord e presso di noi. Furono bombardate Firenze, Pontassieve, Arezzo ed altri centri nevralgici, ma con scarsi risultati, i rifornimenti continuavano ad arrivare grazie alla nostra rete ferroviaria costituita da direttrici principali e ferrovie secondarie di interconnessione. Dalla fine del 1943 gli Alleati, in seguito agli scarsi risultati ottenuti, decisero di adottare un’altra tattica, cioè l’uso molto massiccio dei caccia, in modo da ridurre i rifornimenti verso sud. Noi, in Valdarno, eravamo nell’occhio del ciclone a causa della linea ferroviaria Firenze-Orte-Roma. L’episodio della battaglia aerea che verrà descritta nel seguito è uno dei fatti che si ripetevano quasi giornalmente. Infatti l’11 Aprile fu bombardato un treno di carburante all’altezza della Gruccia che causò notevoli danni a strutture e persone.

Pietro Martini alcuni anni fa ha redatto uno scritto per mettere nero su bianco quello che non è mai diventato un ricordo sbiadito. Ancora vivido nei suoi ricordi infantili, ci porta indietro nel tempo, quando il cielo sopra San Giovanni in Via Roma fu improvvisamente squarciato dal rombo degli aerei da caccia e dalle esplosioni dei combattimenti aerei.

Era il Giovedi Santo del 1944 verso le sei del pomeriggio. Avevo 9 anni e mi trovavo a San Giovanni in Via Roma diretto verso Piazza Cavour. Improvvisamente udii un rumore di aerei da caccia e raffiche di spari e quindi vidi aerei che si combattevano fra loro. Alcuni lenti e pesanti, altri più veloci. Vidi esplodere un aereo dietro il campanile della Basilica e cadere in fiamme. Il giorno successivo sentii dire, in casa, che c’era stata una battaglia area fra caccia americani e aereo-siluranti della Repubblica di Salò. Questo fatto mi ritorna alla mente anche dopo settant’anni, ho ancora l’immagine negli occhi di quell’areo in fiamme e che esplode, visto al di qua del campanile della Basilica.  – scrisse Martini. 

Negli anni, le sue ricerche su internet gli dettero conferma di ciò che aveva visto portando alla luce resoconti dettagliati della battaglia tra i caccia americani e gli aerei-siluranti della Repubblica di Salò. Le testimonianze dei piloti americani e italiani dipingono un quadro angosciante dello scontro, con aerei in fiamme che precipitano sulla campagna circostante e corpi carbonizzati dispersi nelle colline.

Il capitano americano Luis Frank, ancora vivido nei suoi ricordi, seguendo la testimonianza di Martini, ci porta con sé nei cieli agitati di quel giorno: “Abbiamo avvistato la formazione nemica e siamo passati all’attacco. Ho visto gli aerei prendere fuoco e precipitare al suolo. Fu una scena che non dimenticherò mai.”

Anche i piloti italiani hanno condiviso le loro esperienze, raccontando di coraggio e determinazione nell’affrontare un nemico schiacciante. Il tenente Angelo Perina, pilota di uno degli aerei-siluranti sopravvissuti all’attacco, ha descritto il momento in cui ha eseguito un atterraggio di fortuna in una località vicina (Pian di Loro), salvando quasi tutto il suo equipaggio con una sola perdita, quella del 1° aviere Franco Benforti. Perina, dopo aver ricevuto i primi aiuti dagli abitanti di un vicino cascinale, furono trasportati in auto dal sig. Mecheri, taxista di San Giovanni, alla stazione ferroviaria di San Giovanni Valdarno.

Padre Alfonso Turchetti , allora parroco di Montecarlo, racconta:” Vedemmo uno di essi precipitare poco lontano, nella piaggia del Landini, sopra la Regiaia”. (è la collina fra quella di Montecarlo e quella di Ricasoli).Sul posto si recarono subito i frati del convento di Montecarlo che si trovarono di fronte ad una scena terrificante e drammatica. I corpi carbonizzati e irriconoscibili dei cinque membri dell’equipaggio ridotti in brandelli e sparsi lontano. Arrivarono anche i carabinieri di San Giovanni e i fratelli della Misericordia che raccolsero i corpi che quindi furono seppelliti provvisoriamente nel cimitero comunale di San Giovanni.”

Lo scontro era ormai concluso e, come ricorda il Mr. Frank: ” Eravamo ormai tutti sparpagliati. L’approssimarsi del tramonto ed il poco carburante già rimasto (avevamo già sganciato i serbatoi ausiliari) ci fecero invertire la rotta e ritornare in Corsica al campo di Alto. Nel rapporto dopo il combattimento avemmo molta difficoltà nell’identificare i nostri avversari. Nessuna delle fotografie delle silouette a nostra disposizione sembrava coincidere con l’immagine mentale che ci eravamo fatti degli aerei attaccati poco prima, e solo oggi apprendo che tutti noi avevamo erroneamente identificato i nostri avversari. Alcuni giorni prima avevamo avuto notizia che aereo siluranti avrebbero probabilmente attaccato le nostre navi alla fonda ad Anzio, ma non avevamo sentito parlare di S.79, né sapevamo dove fossero basati.”

Le conseguenze dello scontro furono devastanti per entrambi gli schieramenti; ci furono 30 morti. I corpi dei piloti caduti furono sepolti nelle immediate vicinanze, mentre i superstiti furono trasportati in sicurezza.

Ma la battaglia aerea del 6 aprile 1944 non è solo un ricordo di tragedia, ma anche di coraggio e sacrificio. Ottanta anni dopo, gli abitanti del Valdarno ancora ricordano con rispetto e gratitudine coloro che hanno combattuto nei cieli sopra di loro, difendendo la libertà e la sicurezza della loro terra. Questa pagina di storia, pur segnata dal dolore, ci ricorda anche l’importanza di ricordare il passato e di onorare coloro che hanno dato tutto per la nostra libertà. La battaglia aerea del Giovedì Santo del 1944 rimane un capitolo indelebile nella storia del Valdarno, un tributo alle vittime e ai valorosi che hanno dato tutto per la loro patria.

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