21, Dicembre, 2024

L’artista montevarchino Bettino Francini si racconta. Dalle opere in tutto il mondo a quelle pensate per il Valdarno

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Bettino Francini, artista poliedrico originario di Montevarchi, ha prodotto opere monumentali in tutto il mondo, sviluppando una sua particolare visione artistica: il contatto con il pubblico, l’attenzione alla tematiche sociali e al territorio sono per lui fondamentali. 

Abbiamo intervistato Bettino Francini per conoscere la sua arte, quindi i progetti realizzati all’estero, ma soprattuto le sue idee artistiche riguardo al nostro territorio.

Non è semplice etichettare artisticamente Bettino Francini. Scultore, pittore, musicista, scenografo, regista, egli ha spaziato nei suoi 45 anni di attività in numerosi campi. Il fattore in comune fra tutte le sue opere, però, è la connessione con il pubblico e “la contemporaneità, nelle sue profonde mutazioni ed evoluzioni attraverso nuove e innovative soluzioni espressive”, come si legge anche nel suo sito internet. Nei suoi numerosi anni di carriera, Francini ha prodotto opere in tutto il mondo, toccando tematiche delicate: dagli eccidi di italiani all’estero durante il nazi fascismo alla figura della donna in Egitto al rapporto fra uomo e natura, solo per fare qualche esempio. Tuttavia, egli rimane ancora attaccato al Valdarno, per il quale ha prodotto e presentato numerosi progetti.

“Quali sono i suoi soggetti prediletti?“, Bettino Francini risponde: “Il pubblico, in quanto io penso le opere in base a quanto e come le persone possano interagirci, dal suono al tatto. Il pubblico fa parte della mia opera d’arte stessa. Mi piace collegare questo con i fatti e bisogni della contemporaneità”. In seguito, l’artista riporta come esempio un progetto di un’opera interrativa, “CON/TEMPORANEO”, presentato al Comune di Montevarchi per Piazza Varchi: un insieme di colonne in acciaio inossidabile, quindi molto riflettenti, al cui centro è stato pensato un pavimento di mattonelle che, se calpestate o toccate, suonino. Bettino Francini, sottolinea che, essendo Piazza Varchi molto grande, ci sia bisogno di una scultura visibile e non pericolosa. Infatti, il suo obiettivo con questa opera sarebbe far giocare i bambini e creare un punto di incontro ludico, ma al tempo stesso collegare idealmente l’opera all’antistante Museo della Scultura, il Cassero. Ancora Bettini: “Il progetto che ho presentato al Comune, ma che quest’anno non è passato, ho intenzione di ripresentarlo anche anno prossimo. Il motivo è che è un’opera di scultura, grande, ma facilmente rimovibile. Non capisco, a volte, il perché nel Valdarno non si dia spazio all’arte come vedo accadere all’estero. Spesso mi sento come un turista a Montevarchi eppure sono montevarchino da generazioni“. Un appello, quindi, al suo comune a promuovere maggiormente la valorizzazione del territorio tramite opere artistiche che possano essere anche un’esperienza ludica per bambini e adulti.

Questo progetto non è il solo presentato al Comune di Montevarchi, ecco qualche esempio di sculture che Bettino Francini ha pensato per il nostro territorio.

 

Un artista poliedrico con una grande esperienza alle spalle, che negli anni ha eseguito tante opere scultoree in tutto il mondo. Ci ha raccontato qualche sua esperienza recente, come la scultura appena realizzata a Diffendarge, dedicata ai minatori italiani morti nelle miniere nel comune di Lussemburgo. “VIBRATION” è un trittico enorme, di circa 5 metri, realizzato con un insieme di fasci a spirale in acciaio rugginoso (il materiale si chiama “corten”), “Con questo materiale ho voluto sottolineare anche l’usura di quel lavoro”, sottolinea Francini. Inoltre, l’opera può girare su se stessa producendo dei suoni simili a quelli che si poteva ascoltare nella miniera stessa. Questi fasci possono anche essere “suonati” dagli stessi passanti, come si vede nel video postato dallo stesso artista.  Bettino Francini: “Il Comune di Lussemburgo mi ha proposto di realizzare quest’opera e io ho visto l’opportunità di produrre una scultura dedicata ai minatori di ieri, ma anche di oggi, che sono morti o muoiono tutt’ora in miniera”.

A Lussemburgo, Francini aveva già realizzato un’altra opera nel 2022 partecipando alla produzione di una serie di sculture a cui contemporaneamente venne dato fuoco. “La mia scultura, con quelle di altre 12 opere di altri artisti, rappresentavano- dichiara Francini- la precarietà della nostra esistenza di fronte ai cambiamenti del mondo. È stato davvero uno spettacolo sconvolgente vedere queste opere infiammate”.

L’attenzione alle tematiche odierne è un’altra caratteristica che unisce tutte le opere di Bettino Francini. Il progetto presentato per il “Terzio millennium 2023” in Egitto, infatti, riguarda la particolare tematica della donna nella visione della religione musulmana: una gigantesca mezzaluna, metafora della religione, al cui vertice si erge una donna/ angelo bendata da fasci simili a quelli usati dalle mummie. Alla domanda “Ma lei se la sente di rappresentare una donna seminuda in un territorio conservatore come l’Egitto?”, Francini risponde: “Si, anche perché o presentavo questo o nulla. Quando penso ad un’opera d’arte voglio realizzarla così, ma soprattutto trovo che sia necessario rappresentare una donna in questo momento storico- ironizzando- sono disposto a morire in Egitto se il progetto dovrebbe essere accettato”.

Bettino Francini, pur viaggiando in nome dell’arte in tutto il mondo, rimane ancora attaccato al suo territorio, il Valdarno. Bettino Francini: “A Cavriglia, gli anni scorsi, abbiamo fatto quattro simposi realizzando anche un grande parco di sculture all’aperto. Questo è un esempio di come l’arte in Italia sia possibile. I finanziamenti per l’arte ci sono, solo che qui i progetti partono e spesso non si concludono come dovrebbero, come accade nel resto del mondo. Spero davvero che la prossima generazione riesca a far crescere l’arte nel nostro territorio e che l’Amministrazione comunale di Montevarchi comprenda quanto sia importante investire in questo senso”. Osservando l’opera, ad esempio, che Francini ha realizzato in Corea del Sud l’anno scorso per invogliare i bambini ad entrare in contatto con la natura, ci si chiede se opere come queste non potessero essere realizzate anche in Valdarno in un futuro, speriamo, non tanto lontano.

 

 

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