19, Aprile, 2024

Aveva abitato per anni a Pieve a Presciano la donna uccisa dal figlio in Piemonte. Il cordoglio di un’intera comunità

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Nel giorno in cui si celebra la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” arriva una notizia che ha sconvolto la comunità di Laterina Pergine e del Valdarno. Marina Mouritch, 53 anni, uccisa a coltellate dal figlio 25enne nel Monferrato, in provincia di Alessandria, per molti anni aveva vissuto, insieme al marito e ai due figli, in una fattoria vitivinicola di Pieve a Presciano.

Il figlio Antonio Cometti, un ragazzo che viene descritto introverso, seguito dalla Asl di Casale Monferrato per crisi depressive, aveva giocato in passato nelle giovanili del Galli Basket di San Giovanni.

Dopo aver ucciso la mamma a coltellate, durante una lite, è andato alla caserma dei carabinieri e si è costituito. “Ho fatto una brutta cosa”, ha detto.

La prima stamani a condividere e commentare la notizia è stata il sindaco di Laterina Pergine, Simona Neri. “Voglio condividere ed esprimere la sofferenza di una comunità che proprio ieri ha appreso una notizia terribile: l’assassinio di Marina, una donna che per molti anni è stata nostra concittadina e residente in una fattoria viti-vinicola di Pieve a Presciano insieme al marito ed ai due figli. Voglio ricordarla in uno dei momenti più belli per il nostro Comune, nei giorni del Villaggio Culturale Europeo, quando i nostri Paesi ospitavano contemporaneamente tutte le delegazioni europee gemellate. Tanti giovani, tanto entusiasmo, un meraviglioso scambio di culture, di idee. Marina era li, una preziosa collaboratrice e traduttrice per la delegazione dell’Estonia, la sua Nazione di origine”.

“Marina è una delle tantissime donne vittime di violenza, una vita stroncata troppo presto, purtroppo per mano del proprio figlio. La violenza si esprime in tanti modi, nei modi più subdoli e più o meno espliciti. La violenza familiare è sempre la più difficile da denunciare e da gestire. Questo vuole essere un appello per tutte noi donne che magari ci troviamo in una situazione di disagio o ci sentiamo minacciate sia fisicamente che psicologicamente: denunciare un familiare piuttosto che uno sconosciuto può salvarci la vita, ridarci la serenità, proteggere il nostro benessere psicologico. Facciamolo, anche in memoria di Marina”.

 

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