“Vogliamo che il nuovo Piano Strutturale del Comune di Montevarchi abbia una ‘vision’ moderna ed europea, in linea con la transizione ecologica, partendo da una programmazione unitaria con le altre amministrazioni valdarnesi”. Così un gruppo di cittadini dell’Associazione informale “Casa Comune Montevarchi”, primo firmatario Giorgio Valentini, ex Sindaco di Montevarchi, spiegano le osservazioni presentate sia al Piano Strutturale che al Piano Operativo.
“Siamo ispirati da un forte senso di appartenenza verso la nostra comunità, cioè della politica nel senso più nobile del termine, come interesse per il bene comune – spiega Giorgio Valentini – ci auguriamo che il presente documento susciti una approfondita discussione all’interno degli organi rappresentativi e di governo della città, abbandonando gli schemi di appartenenza partitica e privilegiando quelli di valutazione di merito e di visione delle questioni poste”. I cittadini che hanno sottoscritto il documento chiedono all’amministrazione montevarchina un vero e proprio cambio di passo nell’affrontare la nuova programmazione urbanistica, partendo dal Valdarno come bacino unitario e allargando lo sguardo verso la transizione ecologica in atto.
“Questi elementi – spiegano – sono scarsamente presenti sia nelle analisi preliminari che nelle azioni e scelte adottate. Manca il contesto di interconnessione in cui il territorio del Comune di Montevarchi si relaziona con i Comuni contermini e con il resto del Valdarno. Non sono sviluppati aspetti ed effetti della mobilità in stretta relazione con le “funzioni” che risiedono nel nostro territorio e quelle che risiedono negli altri territori; l’esistenza di una continuità urbana tra Levane a Incisa con collegamenti urbani verso i monti del Chianti e del Pratomagno; la caratterizzazione del sistema produttivo come un distretto industriale di vallata; il fatto che i bacini degli insediamenti della funzione “commercio” come qualsiasi altra di natura non residenziale, compresa quella “artigianale”, facciano riferimento all’intera vallata cosi come i principali Servizi Pubblici, Scuole Superiori, Ospedale, nonché le opere in corso di esecuzione nei comuni contermini e le loro attività pianificatorie, con impatti evidenti sul nostro territorio; tutte queste considerazioni avrebbero dovuto consigliare uno studio di vallata e l’approntamento di un Piano Strutturale Valdarnese”.
Secondo l’associazione che ha proposto le osservazioni, inoltre, “Il contesto ambientale generale del Pianeta, le Politiche dell’Unione Europea in materia di transizione ecologica ed in particolare un orientamento diffuso verso un diverso tipo di mobilità sia di persone che di merci avrebbero richiesto delle politiche mirate e coerenti anche a livello locale affinché il nostro territorio fosse dotato di infrastrutture e servizi adeguati. Un quadro conoscitivo approfondito delle condizioni economiche e sociali essenziali per la definizione di politiche territoriali riguardanti fasce di popolazione e bisogni specifici che non risulta essere stato svolto o comunque delle cui risultanze non vi è traccia evidente negli atti adottati”.
C’è poi la questione delle frazioni condivise: il sindaco di Montevarchi Chiassai Martini ha proposto più volte di lanciare referendum perché si riscrivano i confini, sulla base della volontà popolare. “Sulle frazioni divise tra più comuni, come Levane o Mercatale, non occorrono atti unilaterali di forza per annettere pezzi di territorio a danno di altri Comuni – sottolinea invece l’associazione – il Comune di Montevarchi, per la sua funzione di guida che ha sempre esercitato, deve farsi promotore di un accordo tra le amministrazioni valdarnesi partendo da una programmazione urbanistica in comune, allo stato attuale del tutto assente, che possa sfociare in futuro in un vero e proprio Piano Strutturale Valdarnese”.
Entrando nel merito delle osservazioni, viene richiesta l’adozione di alcuni Piani di Settore, come il Piano di classificazione acustica, il PUT con rilevazione dei punti di accesso della città, il Piano della mobilità sostenibile, il Piano della sosta, il Piano del verde urbano e il Piano delle infrastrutture finalizzato alla transizione ecologica e della mobilità sostenibile. E poi si chiede di reintrodurre “l’Istituto della Perequazione che – secondo i firmatari – garantisce equità tra cittadini, favorisce la rigenerazione urbana e riduce quegli elementi di rendita ingiusta che sono a favore di pochi e non della Comunità. La sua abrogazione, anziché una sua rimodulazione come prevista dal piano vigente, potrebbe creare un danno rilevante per le casse comunali”, tanto che i firmatari chiedono che ne sia dato conto al Consiglio Comunale e che tale aggravio sia quantificato.
Per quanto riguarda le infrastrutture, nelle osservazioni si chiede “l’introduzione in questo Piano, in particolare per le seguenti opere viarie: prosecuzione di via Pacinotti e rotatoria su via Marconi al fine di completare un asse viario inter-quartiere che da via Cadorna si snoda nella parte a monte della ferrovia; realizzazione di un asse viario inter-quartiere dalla rotatoria di innesto della viabilità da Via Pacinotti; verso Levanella tra edificato e ferrovia fino ad innestarsi con rotatoria con la zona industriale; realizzazione di un asse viario che dal Ponte del Pestello prosegua, a monte, verso la Ginestra, opera che deve essere collegata alla messa in sicurezza della frana esistente nella zona dell’ex villaggio INA-CASA; previsione dell’asse viario tra via Calamandrei e via Unità d’Italia; previsione di un Ponte che colleghi le due sponde dell’Arno, all’altezza della rotatoria di via Leopardi, in prossimità dell’ospedale della Gruccia, in accordo con gli strumenti urbanistici del Comune di Terranuova e compatibile con il progetto della nuova viabilità in riva destra dell’Arno in corso di realizzazione; previsione di un’asse inter-quartiere da via Arno, come a suo tempo previsto nello strumento urbanistico vigente collegandosi all’attuale S.R. n.69″.
Il documento prevede anche altre modifiche che hanno come finalità “la gestione della crisi ambientale in cui viviamo”. Secondo i sottoscrittori, “nei Piani sarebbe sostanzialmente trascurato uno dei rischi ambientali più gravi come quello idraulico idrogeologico e sismico. Occorre, pertanto, far fronte all’aggravarsi di tali fenomeni che comporta forti ricadute sia sull’edificato esistente, a partire dal centro storico, che sul rione S. Andrea e Giglio”.