15, Novembre, 2024

Massacro di via Fani: Filippo Boni premiato nella città natale dell’agente di scorta di Moro

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Nell’anniversario del massacro di via Fani da parte delle Brigate Rosse che nel 1978 a Roma rapirono il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro e trucidarono i cinque uomini della sua scorta, il Sindaco del Comune di Guglionesi Mario Bellotti ha premiato lo scrittore valdarnese Filippo Boni con la medaglia d’onore della città.

Guglionesi, in Molise, è infatti il paese natale di Giulio Rivera, agente di scorta di Moro di 24 anni che quella tragica mattina guidava l’Alfetta che seguiva la Fiat 130 blu a bordo della quale viaggiava il Presidente della Democrazia Cristiana. E Rivera è uno dei protagonisti del libro Gli eroi di via Fani di Filippo Boni che per la prima volta in quaranta anni ha permesso di ricostruire in un mosaico le vite dei cinque servitori dello Stato che quella mattina vennero brutalmente assassinati in via Fani dalle Brigate Rosse: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino e appunto Giulio Rivera.

“Siamo profondamente grati a Filippo per aver ricostruito per la prima volta in 40 anni la storia delle vite delle vittime di Via Fani e per averle pubblicate in un suo bellissimo libro – ha detto il Sindaco Bellotti nel corso della cerimonia -. Giulio Rivera è un esempio per tutti noi ed il suo sacrificio dovrà essere una testimonianza da consegnare alle nuove generazioni”.

Quella testimonianza è ricordata nell’unico libro scritto in questi oltre 4 decenni che separano l’epoca attuale dalla più tragica pagina di storia del terrorismo internazionale dopo la seconda guerra mondiale dedicato alle vittime. Sul palco, appena prima dell’incontro con Filippo Boni e alla sua presenza, c’è stata la riconsegna alla famiglia Rivera e al fratello di Giulio, Angelo, del fornelletto da campo che appartenne al giovane agente di polizia morto nell’agguato delle Brigate Rosse il 16 marzo 1978. Luigi Stinziani, ex agente della scorta che ha condiviso con Giulio la camera al Viminale dove all’epoca erano alloggiati gli uomini delle scorte, ha conservato per tutto questo tempo un oggetto che è “un simulacro della memoria”.

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