Dalla Sicilia fino a Capo Nord con un velocipide del 1800. Questa è stata l’impresa sostenuta da Massimo Zaffari, che lo scorso aprile ha passato anche il Valdarno fermandosi una notte a Montevarchi. Concluso il viaggio, Massimo Zaffari si è messo in contatto con la nostra redazione per raccontare la sua esperienza.
Tre mesi e mezzo di viaggio, 6700 km di pedalata, un dislivello di 47.000 mt e circa 78 tappe fra la Sicilia e Capo Nord. Così si potrebbe riassumere l’impresa del padovano Massimo Zaffari, che in sella alla sua replica di un biciclo del 1870-1890, ha compiuto alla fine un percorso davvero notevole. Massimo Zaffari, classe 1973, di professione Maresciallo dei Carabinieri di stanza in Trentino Alto Adige, lo scorso febbraio ha deciso di mettersi alla prova partendo per questa avventura che lui stesso definisce “a metà strada tra l’impresa e la goliardia”. Infatti, il suo viaggio si è rilevato ricco di imprevisti e messo a dura prova dal ciclomotore stesso, quasi senza freni, senza marce e ammotizzatori, ma anche dall’esigua somma di denaro (circa 17 euro) con la quale è partito, pronto a testare anche il senso di ospitalità italiano. “Sono proprio le persone che fanno la differenza tra un grande viaggio e il semplice itinerario- commenta Massimo Zaffari– Per arrivare a questo, bisognava entrare nelle case delle persone, per una colazione, uno spuntino, o addirittura una notte intera. A tavola si possono capire tante cose di una cultura diversa dalla tua. Ho fatto di tutto per vivere un viaggio incentrato sull’incontro di nuove persone. E il successo mi è stato servito su un piatto d’argento nel momento in cui, un mese prima della partenza, ho visto volatilizzarsi il mio gruzzoletto di 5000 Euro, accumulato in anni. E così sono partito con 16,47 Euro, una somma talmente ridicola che mi ha obbligato a cercare il contatto umano per ricevere aiuto e ospitalità”.
Un viaggio, quindi, all’insegna dell’avventura, dell’improvvisazione, dell’incontro e della volontà di superare i propri limiti mentali, ma sopratutto fisici. Fra cambi di itinerari improvvisati e incontri atipici, il padovano ha portato a casa la soddisfazione personale di essere riuscito in questa particolarissima impresa. In conclusione, Massimo Zaffari commenta: “Ma la soddisfazione di aver realizzato un sogno che avevo fin da quando ero un bambino che fissava carte geografiche appese al muro, va di pari passo con il ricordo di tutte quelle persone piene di sentimenti ed emozioni che ancora mi porto nel cuore. Con il racconto della mia avventura, spero tanto di essere riuscito a ispirare qualcuno a osare, a uscire dalla routine, a mettersi in gioco per provare a superare i propri limiti. La cosa più importante è continuare a rimanere stupiti di sé stessi. Credo che la meraviglia sia la migliore arma contro la depressione“.