L’iniziativa nasce da Firenze, con l’obiettivo di aggregare i soci pubblici di Publiacqua in una Newco, una Spa a totale capitale pubblico. Ma il Comitato mette in guardia i comuni: “Sarebbe solo un enorme carrozzone sulle spalle dei cittadini toscani”
Il Comitato Acqua Bene Comune Valdarno contro l'ipotesi di costituzione di una Spa pubblica, una holding per i servizi pubblici a partire proprio da quello idrico. L'idea nasce dal comune di Firenze, che ha proposto in queste settimane ai soci pubblici (i comuni) di Publiacqua di costituire una nuova società, una Newco appunto, a totale capitale pubblico, formalizzata come Spa.
Secondo il Comitato, si tratta di una falsa ripubblicizzazione del servizio idrico, che dunque andrebbe contro la volontà espressa dai cittadini con il referendum. "In questi giorni il Comune di Firenze ha inviato ai comuni soci di Publiacqua una delibera ed uno statuto (precompilato) al fine di partecipare ad un’operazione di aggregazione dei soci pubblici di Publiacqua Spa da effettuare mediante la costituzione di una nuova società a totale controllo e partecipazione pubblica, spacciandola per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Ma se si leggono attentamente gli atti, vediamo che questa operazione non ha niente a che fare con quanto espresso dai cittadini toscani con il referendum del 2011, che chiedeva una vera gestione pubblica del servizio senza che nessuno potesse fare profitti su questo bene comune".
"In questo caso – spiega il Comitato – si tratta di un’operazione puramente economico-finanziaria rivestita solo apparentemente di principi e valori, mentre l’approccio culturale e politico è di tipo privatistico nella gestione dei servizi pubblici locali. Infatti la Newco sarà una società di diritto privato, e le Spa hanno come fine principale il profitto. Addirittura si parla espressamente di dividendi futuri e l’art 24 “Bilancio” specifica persino la modalità di ripartizione degli utili. La delibera richiama in modo chiaro la Multiutility toscana che dovrebbe aggregare le partecipazioni azionarie dei Comuni nelle aziende che gestiscono servizi pubblici locali e di interesse generale, quindi una Holding che gestirà, come più volte affermato pubblicamente dal presidente Giani, dall’assessore Monni e dai sindaci di Firenze e Prato, acqua, rifiuti, luce e gas; una Holding da quotare poi in borsa, come se questi servizi fossero un bene di consumo qualsiasi e non beni e servizi essenziali per la vita dei cittadini".
"Insomma, un enorme carrozzone sulle spalle dei cittadini toscani", commenta il Comitato Acqua Bene Comune Valdarno, che poi aggiunge: "Con l’operazione prospettata i piccoli comuni non avranno alcuna possibilità di programmazione e controllo e, come allo stato attuale, potranno solo partecipare all’approvazione del bilancio, mentre i comuni che detengono le maggiori quote (chiaramente Firenze e Prato) nomineranno l’Amministratore e il Consiglio di Amministrazione addirittura anche tra i non soci, quindi saranno proprio questi a prendere tutte le dicisioni. Il sistema di gestione dei servizi pubblici ha già mostrato in questi anni tutte le debolezze, allontanando le decisioni dai territori e espropriando addirittura Sindaci e Consigli Comunali della programmazione e del controllo dei servizi stessi".
Non solo: secondo il Comitato, "i piccoli comuni si tireranno la zappa sui piedi in quanto i Comuni soci, che oggi beneficiano di eventuali dividendi distribuiti da Publiacqua, perderanno il diritto alla percezione degli stessi in quanto sarà la Newco ad usufruirne".
L'alternativa, sostiene il Comitato, esiste: "Ripubblicizzare veramente il servizio sarebbe possibile tramite un’azienda speciale o consortile di diritto pubblico, già quasi 70 milioni di euro sono i dividendi di parte pubblica non distribuiti, quindi i comuni potranno utilizzare queste riserve accantonate, e forse altrettanti ve ne saranno a fine concessione nel 2024, per liquidare il socio privato. L’adesione a questa Holding, invece, rappresenta un ennesimo tradimento alla volontà popolare e della possibilità degli amministratori locali di programmare e controllare i servizi, si chiede ai Comuni di approvare l’ennesima scatola cinese. Ci auguriamo che questa inaccettabile proposta sia uno stimolo affinché i Sindaci, i Consigli comunali e la politica riprendano il proprio ruolo".