Da ieri il Ministro Speranza ha bloccato i voli in seguito alla notizia di un virus ‘mutato’, che sarebbe più contagioso. Tanti gli italiani rimasti bloccati, non solo quelli che vivono in Gran Bretagna e avevano programmato di tornare a casa per le feste, ma anche persone di scalo o all’estero per lavoro. Abbiamo raccolto la testimonianza di un valdarnese
Stop a tutti i voli dalla Gran Bretagna dal pomeriggio di ieri: la decisione è del Ministro della salute Speranza, che ha firmato una ordinanza per prevenire l'arrivo in Italia di persone potenzialmente portatrici di una mutazione del virus Sars-Cov2, che sarebbe più contagiosa secondo le prime notizie disponibili. "Ho firmato una nuova ordinanza – ha spiegato Speranza in un post su facebook – che blocca i voli in partenza dalla Gran Bretagna e vieta l’ingresso in Italia di chi negli ultimi 14 giorni vi è transitato. […] La variante del Covid, da poco scoperta a Londra, è preoccupante e dovrà essere approfondita dai nostri scienziati. Nel frattempo, scegliamo la strada della massima prudenza".
Uno stop che però non è stato senza conseguenze, per centinaia di italiani che si sono trovati all'ultimo momento bloccati all'estero, qualcuno quando era già in aeroporto e con il check-in già fatto. È il caso di un valdarnese che abbiamo intervistato: vive da più di 7 anni in Gran Bretagna, e viene da Terranuova. Ci ha raccontato la sua esperienza.
"Di Maio e Speranza hanno deciso ieri verso l'ora di pranzo di sospendere i voli da/per UK – racconta – intanto, queste notizie sono state fatte trapelare al pubblico tramite canali di social media, e non mezzi ufficiali o giornali; poi, lo stop doveva partire da mezzanotte di domenica 20 e proseguire fino al 6 gennaio, secondo le informazioni disponibili. A quel punto c'è stata la corsa all'aeroporto (nel mio caso, quello di Heathrow), per potersi imbarcare. Nel mio caso si trattava di un viaggio già programmato da tempo, e il giorno precedente avevo fatto il tampone, ovviamente privato, a pagamento".
"Quando sono arrivato all'aeroporto – racconta – ci hanno fatto fare il check in dei bagagli, i vari controlli e ci siamo accomodati nella hall. Il personale ci aveva rassicurato che i voli non sarebbero stati cancellati per il momento. Da Heathrow dopo le 16 erano programati due voli per l'italia: Milano Linate e Bologna. Mentre aspettavamo il nostro, abbiamo ricevuto un messaggio/mail e ci hanno convocato ad uno dei gate dove hanno poi dichiarato che per decisione del governo italiano i collegamenti aerei da/per l'Italia erano stati interrotti".
Tutti a terra, dunque, e con scarse informazioni e poco supporto. "Dopo le varie scuse di rito ci hanno invitato a raccogliere i bagagli e, in poche parole, arrangiarsi – racconta ancora – ovviamente tantissima gente in lacrime, disperata… Io fortunatamente vivo a Londra, e quindi ho un posto dove abitare. Ma c'erano tante persone che erano di scalo, o solo temporaneammte a Londra: gente che ha dovuto trovare autonomamente una soluzione, un posto dove stare".
Che percezione avevate a Londra, fino a ieri, del 'pericolo' legato a questa mutazione del virus? "Partiamo dal presupposto che in città (se non in tutto il Paese) vige una forte negligenza, a tratti ignoranza nei confronti del virus. Poche mascherine, pochissime multe, poca voglia di seguire le regole in generale. Ovviamnete queste sono le condizioni perfette per fare arrabbiare ancora di più la gente che aveva fatto programmi per Natale e se li è visti sfumare così all'ultimo secondo. Le direttive del governo sono state poche chiare e troppo libertine durante tutta la pandemia: incoerenti. Per me non è una sorpresa sapere che la Gran Bretagna è messa in queste situazione".
Dal tuo punto di vista, la scelta dell'Italia di chiudere tutto è saggia, visto appunto che la situazione in UK sembra fuori controllo? O si poteva agire diversamente? "Non è facile rispondere. Diciamo che sì, quella di chiudere è una mossa sicuramente fatta per prevenire una potenziale catastrofe, perciò concordo su questo aspetto; ma un esecutivo capace e respionsabile deve avere un piano per far fronte a questo tipo di situazioni. Sono convinto che alternative esistano: mancano forse le capacità per attuarle. E poi, come Paese devi offrire un certo tipo di servizio/supporto ai connazionali rimasti bloccati all'estero, non puoi dire 'arrangiatevi'. Infine, non si può comunicare queste decisioni tramite un post facebook. Capisco gli anni, i nuovi mezzi di comunizazione,
ma non si fanno annunci di decisioni così delicate (e storicamente uniche) su una piattaforma social".