Nota stampa del candidato al consiglio regionale per la Lega nel collegio di Arezzo
"Il Valdarno è una terra meravigliosa, popolosa, laboriosa che deve essere rappresentata da una voce autorevole nel Governo della Regione guidato da 50 anni dallo stesso monocolore politico. Indicare la necessità di un cambiamento appare quasi superfluo. Occorre una rappresentanza politica che si faccia carico delle esigenze dei valdarnesi e delle potenzialità del territorio senza che i soliti noti raccontino che va tutto bene. Io sono un testimone diretto di cosa rappresenti il coraggio di un cambiamento che, attraverso una buona amministrazione, diventa un punto di riferimento oltre i confini comunali.
La rivoluzione deve investire la sanità: un ospedale di primo livello non può rimanere un annuncio. L’Ospedale del Valdarno deve essere riempito di contenuti, con risorse certe, non tollerando una diseguaglianza di 100 a 1 rispetto agli investimenti promessi per altre realtà. Ogni vallata deve contare su di un ospedale efficiente. Il presidio della Gruccia necessità di un potenziamento dei reparti che superi la cronica carenza di medici e la nomina urgente di un direttore che si occupi seriamente di organizzare e di programmare i servizi ospedalieri . L’altro impegno consisterà nell’abolizione delle tre Aslone, fortemente volute dal PD, tanto da impedirne il voto popolare del referendum. Una riforma che è stata un fallimento allontanando il diritto di cura dei cittadini dal territorio.
Una parte del Valdarno è immersa nel paesaggio delle balze, mortificato da 30 anni dalla presenza della discarica di Podere Rota a pochi chilometri di distanza dai centri abitati. Un impianto da cinque milioni di metri cubi, maleodorante che da 30 anni crea disagi alla popolazione a causa della fallimentare politica regionale di smaltimento dei rifiuti, dipendente esclusivamente dall’attività delle discariche. Serve una programmazione regionale seria che superi ostacoli ideologici e che realizzi gli impianti necessari in tutta la Toscana e in particolare nell’area fiorentina senza che si continui a sotterrare i rifiuti indifferenziati in Valdarno. Il rifiuto, laddove non possa essere riciclato, deve diventare una risorsa per la comunità, non un problema da nascondere.
Il Valdarno è il simbolo dell’immobilismo infrastrutturale, con le opere viarie promesse e puntualmente rimandate. Basta con i protocolli di intesa sulla realizzazione delle strade firmati in prossimità di scadenze elettorali e rimessi nel cassetto. Per anni ci hanno parlato della necessità di aiutare le imprese e l’economia del territorio realizzando: la nuova viabilità della strada regionale 69, la nuova Bretella di collegamento diretto con il casello autostradale, il progetto per la terza corsia autostradale, presentato ormai da oltre 40 anni, con l’ampliamento dello stesso casello autostradale, nuovi ponti e strade. Il risultato è il solito traffico infartuato che si manifesta soprattutto nelle ore di punta con la formazione di lunghe code sia in entrata che in uscita dai maggiori centri urbani, malgrado la realizzazione, dopo 15 anni, del Ponte Leonardo, imponente cattedrale nel deserto, priva di una viabilità di collegamento adeguata, sia sul versante di sinistra che su quello in riva destra dell’Arno. Tanti piccole e medie imprese industriali ed artigianali che sorreggono la nostra economia sono nel Valdarno, ma poco è stato fatto per migliorare la viabilità del territorio e aiutare lo sviluppo.
Il Valdarno è considerato tra i maggiori distretti industriali ed artigianali di tutta la Toscana. Un mercato importante è rappresentato anche dal turismo e dall’enogastronomia messi in ginocchio della pandemia. Aziende, piccole e medie imprese, che non hanno mai chiesto niente alla pubblica amministrazione ma che oggi necessitano di essere “tutelate” da chi si assume la responsabilità di governare la Regione investendo in una ripartenza in cui la Toscana è al momento latitante. La Toscana, malgrado il grande potenziale, non è stata in grado di esprimere politiche strategiche di promozione delle sue filiere e del turismo, ponendosi spesso per ideologismo in una posizione anti-aziendale non considerando le partite iva il vero motore dell’economia di un territorio".