Tanta l’amarezza per gli ormai ex dipendenti, da mesi in Naspi: età media sopra ai cinquant’anni, spesso in famiglie monoreddito che ora faticano ad arrivare a fine mese. Il sindaco Cacioli: “Qualche interessamento ci sarebbe, speriamo in buone notizie dall’asta per veder ripartire l’attività”
Hanno un'età media superiore ai cinquant'anni, molti di loro lavoravano alla Pratigliolmi da oltre venti o trent'anni: e oggi faticano ad arrivare a fine mese. Il disagio dei 52 ormai ex lavoratori della Cotto Pratigliolmi di Faella è nelle loro parole: "Abbiamo fatto enormi sacrifici purché l'azienda rimanesse aperta, ed è stato tutto inutile. Abbiamo sperato nella cassa integrazione, e ci è stata tolta anche quella. Ora siamo in disoccupazione, con l'assegno che cala ogni mese: qualcuno di noi manda avanti una famiglia intera con quella cifra, che si attesta ormai fra i 700 e gli 800 euro. Non ce la facciamo più".
Una situazione che va avanti ormai da mesi, dopo che le trattative per una possibile acquisizione si sono bruscamente interrotte la scorsa primavera. Lo hanno ricordato i rappresentanti sindacali di Filca Cisl, Gilberto Pittarello; Fillea Cgil, Fabrizio Conti; e Feneal Uil, Francesco Santacroce. Oggi, nel palazzo comunale di Pian di Scò, hanno incontrato il sindaco Enzo Cacioli e l'assessore Filippo Casini. "La vicenda è ormai nota, ma c'è ancora bisogno dell'attenzione di tutti, di riaccendere i riflettori: perché al momento una soluzione non c'è", hanno ribadito, ricordando le tappe che hanno portato fin qui. "Avevamo sperato in una trattativa che portasse ad una cessione del ramo d'azienda, ma i sequestri per i debiti pregressi con l'Erario della proprietà hanno bloccato tutto. E il curatore fallimentare, al Ministero, ha dichiarato impossibile proseguire con la cassa integrazione".
Oggi l'unica prospettiva certa consiste nell'asta pubblica, fissata per il 26 marzo: ad una cifra di circa 8 milioni di euro, tutto finisce in vendita, dalla cava agli stabili fino ai macchinari. "Da un colloquio con il curatore – ha detto il sindaco Cacioli – è emerso che qualche interessamento c'è. Ovviamente non abbiamo dettagli né sui nomi né su nessun altro dettaglio. A questo punto speriamo che qualcuno si faccia davvero avanti, se non fosse alla prima asta, economicamente di solito svantaggiosa, speriamo in quella successiva. Da parte dell'Amministrazione comunale, c'è tutto l'impegno a stare al fianco dei lavoratori, a garantire loro il nostro sostegno, e a muoverci per quanto è di nostra competenza. Continueremo a seguire da vicino questa vicenda", hanno ribadito sindaco e assessore.
Sindacati e lavoratori hanno ribadito la richiesta di mantenere alta l'attenzione, di non abbandonare la vicenda. "Dopo la Bekaert, questa è forse la seconda vertenza più importante sul territorio, ma non ha avuto la stessa risonanza. Eppure quest'azienda in 70 anni di attività non solo ha prodotto ricchezza sul territorio, ma ha dato lavoro ad oltre 150 persone nel momento della massima produzione, e ha fatto della qualità un punto di forza del marchio". Fino allo scorso anno, e all'avvio della procedura di fallimento, c'erano ancora commesse e lavoro per andare avanti: ma i debiti pregressi della società si erano accumulati fino a rendere impossibile andare avanti. Ora dunque la speranza è che ci sia un compratore: "Ci auguriamo che il territorio sappia esprimere quell'interessamento necessario a livello imprenditoriale, e che dunque faccia ripartire una produzione che è sempre stata di grande eccellenza. Noi siamo pronti a dialogare con chi verrà".