L’Associazione nazionale dei comuni italiani ribadisce: “Bisogna preservare il servizio pubblico e universale che Poste italiane deve continuare a garantire”. Ma in molte zone anche in Valdarno si sono già persi i piccoli uffici postali e il postino arriva di rado
Rischia di rinunciare del tutto alla funzione di servizio pubblico, Poste Italiane: così come quella di presidio del territorio, in particolare nei comuni più piccoli e nelle frazioni montane. Ne è convinta Anci Toscana, l'associazione che riunisce i comuni, che oggi rilancia un nuovo grido d'allarme di Anci nazionale: "La privatizzazione metterebbe ulteriormente a rischio il servizio pubblico universale. È necessario, invece, il rafforzamento della rete nei piccoli comuni".
"Molti sindaci – si legge nella nota di Anci – hanno promosso ricorsi davanti al Tar contro il piano di razionalizzazione che, avendo chiuso alcuni sportelli, ridotto l’orario di altri e istituito la consegna della posta a giorni alterni, fa venir meno questa condizione di servizio pubblico e universale". Tra i comuni che hanno dato battaglia alle Poste, ce ne sono anche alcuni del Valdarno: in qualche caso si è salvato un ufficio postale destinato alla chiusura, ma il progetto di riorganizzazione della consegna delle poste, invece, è già stato introdotto in molte zone e in altre è in arrivo nel 2017.
La decisione finale sul ruolo di Poste Italiane come servizio pubblico universale è stata rimandata alla Corte di giustizia dell'Unione europea. "In questo quadro – sostiene il presidente di Anci Antonio Decaro – procedere con la seconda fase di privatizzazione fa suonare un ulteriore campanello d’allarme in quelle comunità, le più piccole soprattutto, che hanno nell’ufficio postale un presidio dello Stato e un servizio sociale. Poste italiane è sì una Spa, ma svolge innegabilmente un servizio di interesse pubblico diffuso e fortemente radicato in tutto il territorio nazionale".
"La privatizzazione di Poste – ribadisce insomma Anci – non può quindi prescindere da un rafforzamento delle rete postale e più in generale da un ritorno dello Stato nelle aree più periferiche, non marginali ma marginalizzate del nostro Paese. L'Anci dà atto della stagione di confronto avviata nell’ultimo anno da Poste con Comuni, Regioni e Governo per evitare almeno la chiusura degli uffici come avvenuto in passato, per monitorare i disservizi come richiesto anche da Agcom e, soprattutto, per aprire un dialogo costruttivo che porti a una nuova organizzazione che non penalizzi i cittadini. La capillarità della presenza degli uffici postali non deve essere considerata un peso ma un asset strategico, un valore per l’azienda e per il Paese", conclude Decaro.