Ieri pomeriggio a San Giovanni Valdarno presso l’auditorium della Banca del Valdarno, è stato presentato, dall’autore, il libro di Francesco Carbini: Controvento. Il coraggio della pecora nera – Pensieri in libertà dalla pandemia. Ad intervenire, a proposito del libro e della pandemia, Claudio Martelli, già Ministro di Grazia e Giustizia e vice presidente del Consiglio dei Ministri. Ha condotto la presentazione, il giornalista Andrea Calcinai. Preziosi i ringraziamenti del Sindaco Valentina Vadi e del Presidente della Banca del Valdarno Gianfranco Donati.
Claudio Martelli a proposito del libro di Carbini e della gestione dell’emergenza sanitaria:
“L’ho trovato un libro originale. Un diario di due anni di sofferenze e di speranze. Un libro vivo.”
– “Un diario che ripercorre la storia della pandemia in una città come San Giovanni Valdarno ma che la arricchisce con l’esperienza di chi ama la propria terra e di chi ha vissuto intensamente lo spaesamento, in qualche misura riconoscendosi nell’esperienza del nuovo Avanti. La preoccupazione di una inadeguatezza del ceto politico e amministrativo. Durante la pandemia abbiamo appreso quanto ha fatto male la distruzione graduale di un sistema sanitario pubblico che si è dimostrato inadeguato al di là dei sacrifici di medici e infermieri, che non hanno potuto fermare una tragedia di queste dimensioni, perchè è stata distrutta la sanità pubblica, soprattutto la frontiera rappresentata dalla medicina del territorio. Il personale è stato messo nella totale impossibilità di affrontare in prima linea l’emergenza proprio per mancanza di esperienza diretta. Mi ha colpito la volontà di solidarietà per affrotnare la pandemia sapendo che bisogna andare controvento, non farsi abbattere e schiacciare. Manifestare la propria capacità di resilienza: resistere e reagire per rinascere anche contro l’inadeguatezza dell’amministrazione.
Moderatore durante la presentazione, Andrea Calcinai ha chiesto all’autore cosa effettivamente facesse “la pecora nera” cosa si intende per Controvento. Francesco Carbini spiega:“Andare controvento è sempre più difficile. Non si va controvento per il gusto di andarci. Si va controvento spesso perchè ci si pongono dei dubbi. Su come fin dall’inizio è stata affrontata l’emergenza, su un mondo scientifico che è stato palesemente contradditorio dall’inizio. Purtroppo questo Paese ha poca memoria, ci dimentichiamo molte cose . Il mondo scientifico diceva che non c’era alcun problema o almeno – una parte diceva questo. C’era una parte del mondo scientifico che diceva che le mascherine erano dannose e io sono stato uno tra i tanti che si è posto dei dubbi. Controvento è un titolo che ho voluto dare perchè esprimesse la volontà di concessione del beneficio del dubbio. Io credo che il dubbio debba caratterizzare ognuno di noi. Naturalmente ci vogliono anche delle certezze. Una certezza penso sia il vaccino. Ci vuole anche la certezza di una classe dirigente, in primis quella politica e istituzionale, che abbia la forza di affrontare un’emergenza che sta diventando ormai non più un fatto straordinario, ma il nostro vivere ordinario da troppo tempo. Un’altra cosa che mi ha spinto a dare anche il sottotitolo “Il coraggio della pecora nera” è che spesso la pecora nera non solo è derisa e abbandonata in un canto, ma ha anche la resilienza e la capacità di subire dei torti ed essere più forte nella rinascita. Questo è quello che mi auguro per ognuno di noi e per il nostro Paese.”
Controvento è in primis un diario di bordo. Questo è determinante nel tipo di scrittura che vi si ritrova. All’altezza delle prime chiusure, in preda alla confusione e allo spaesamento totale, i pensieri dell’autore diventano una fotografia di quei giorni. Continua Carbini:” Indubbiamente c’è stata una sottovalutazione del fenomeno in generale. Dopo c’è stato anche un voler impaurire oltremodo la popolazione. Probabilemte proprio perchè non ci si rendeva conto di come poterla affrontare. Ci si impaurisce e si minaccia l’uso dell’esercito quando ci si rende conto che la gente sta entrando nel panico. Anche io, rileggendo il libro penso che alcune cose, rileggendole oggi non so se le avrei scritte – però le ho scritte in quelle ore convulse per ognuno di noi. Mi è sempre stato insegnato che le istituzioni sono le prime a dare l’esempio, ad avere la schiena dritta, specialemnte in certe situazioni. Io vedevo una totale approssimazione, che tale si è dimostrata. Non è un caso che io da inizo marzo 2020 auspicavo un goverso di salvezza nazionale. Mi rendevo conto che quella classe dirigente non era pronto ad affrontare la crisi economica già in atto e quella sanitaria nascente. La speranza che ripongo in questo governo è sicuramente più grande ed auspico una rinascita più organizzata e rigogliosa.”
Hoara Borselli, giornalisti nel video messaggio inviato alla presentazione