Federico Materassi è partito nel 2009 da Reggello. Destinazione Barcellona dove studia all’Institut del Teatre: “Sono stati anni di profondi cambiamenti per la Spagna e anche qui la crisi si è fatta sentire.Ma consiglio a tutti di fare un’esperienza all’estero”
Federico ha lasciato Reggello più di cinque anni fa. Da Foffo alla Rambla, il passo è breve. "Ero già stato in Spagna e ne ero rimasto affascinato per il fermento giovanile rispetto all'Italia. C'era un sentimento diffuso di rivalsa e autodeterminazione generazionale”.
Barcellona: quella è stata la sua meta di studio, dopo gli anni del liceo. Correva l'anno 2009. "Mi sono iscritto all'Institut del Teatre, un'istituzione della Catalogna con cento anni di storia – racconta Federico Materassi – Studio scenografia e nei prossimi mesi concluderò questo percorso. Anche in Italia ci sono ottime scuole, ma qui è possibile studiare a contatto con attori, direttori di scena, drammaturghi e imparare il lavoro in gruppo, apprendendo i vari processi di una messa in scena. E poi ci sono strutture grandi dove poter studiare".
Classe '87, un cuore "zingaro", una famiglia reggellese da generazioni e un fratello partito come lui – ma per la Svizzera – ancora non ha le idee chiare su quello che farà una volta finita la scuola. Sicuramente continuerà a viaggiare. Perché anche in Spagna con la cultura si mangiava, sì, ma una volta e anche i sussidi si sono ridotti sensibilmente.
“In Spagna ho vissuto questi anni di crisi, di cambiamento e anche di proteste con l'avvento di Mariano Rajoy. A Barcellona in particolare si è accentuato lo spirito indipendentista della Catalogna" racconta. Le giornate sono scandite dalle lezioni, dalle 8 e 30 fino al tardo pomeriggio. La sera invece c'è il lavoro. Perché come recita l’adagio catalano “Barcelona és bona si la bossa sona”.
“È un'esperienza che consiglio a tutti anche perché ti permette di essere indipendente e di imparare a contare solo sulle tue forze. Certamente ora come ora non consiglio la Spagna: nonostante i pregi della vicinanza linguistica, e la conseguente facilità d'apprendimento, la crisi si fa sentire”.
“Inevitabilmente ci sono delle difficoltà a cambiare Paese, soprattutto nei primi mesi di ambientamento. La lontananza comporta necessariamente difficoltà. La lingua, nonostante le affinità, rappresenta inizialmente una barriera, soprattutto in un ambiente accademico. E poi c’è la burocrazia che tuttavia è più semplice rispetto all’Italia, soprattutto per i cittadini comunitari. Con il passare del tempo impari a fronteggiare gli ostacoli e a superarli".
Ma confessa: "A volte c' è un po' di nostalgia, perché vedi le cose buone che ti sei lasciato dietro".