25, Dicembre, 2024

19 luglio, Liberazione di Montevarchi

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Il mese di luglio del 1944 segna un momento cruciale durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Montevarchi, diventa un campo di battaglia tra le forze alleate e l’esercito tedesco; infatti la cronistoria dell’Avanzata Alleata su Montevarchi è molto più dettagliata rispetto a quella dei comuni circostanti.

Granzie al lavoro di Antonio Losi in diverse pubblicazioni, riassumiamo gli eventi salienti

Situazione strategica. Montevarchi si trovava in una posizione strategica lungo la direttrice di avanzata delle truppe alleate verso nord, in direzione della linea Gotica difesa dai tedeschi; motivo per il quale le truppe tedesche, nella fase di ritirata strategica verso nord, hanno stabilito posizioni difensive intorno a Montevarchi per rallentare l’avanzata alleata.

Avanzata alleata:
16 luglio 1944: Le truppe alleate, tra cui i canadesi del 14° Reggimento Corazzato “The Calgary” e la 12ª Brigata di Fanteria britannica, iniziano l’avanzata su Montevarchi. Le operazioni sono supportate dall’artiglieria e dall’aviazione alleata.

17 luglio 1944: Le truppe canadesi conquistano i paesi circostanti di San Pancrazio e Capannole, preparandosi per l’attacco diretto a Montevarchi.

Liberazione di Montevarchi:
18 luglio 1944:Le forze alleate, guidate dai carri armati canadesi e dalla fanteria britannica, entrano a Montevarchi intorno alle 14:00, incontrando la resistenza delle truppe tedesche e collaborando con i partigiani locali. Durante la notte, anche la fanteria del Duke of Cornwall’s Regiment si unì alla liberazione, rendendo la città sicura entro mezzanotte. Questo fu il primo incontro tra truppe canadesi e partigiani locali, descritti come “una folla variopinta dall’aspetto feroce”. 19 luglio 1944: Montevarchi è dichiarata sicura, con la completa eliminazione dei cecchini tedeschi e il controllo consolidato della città da parte delle forze alleate.

La battaglia di Ricasoli. 19 luglio 1944: Dopo la conquista di Montevarchi, le forze britanniche avanzarono verso Ricasoli, difeso strenuamente dalle truppe della Panzer Division Hermann Göring e della 715ª Infanterie Division. Nonostante gli attacchi incessanti, i tedeschi mantennero le posizioni per tutto il giorno. Nonostante l’avvenuta liberazione Alleata del centro cittadino di Montevarchi, i tedeschi predispongono nella vicina località di Ricasoli un forte caposaldo di difesa che costringerà i reparti anglo-canadesi a sostenere per l’intera giornata durissimi combattimenti.Ore 08.00 – i carri armati canadesi insieme alle truppe del “Duke of Cornwall’s L.I.” iniziano ad avanzare verso Ricasoli. Questo loro primo assalto però, verrà nettamente respinto da un nutrito fuoco nemico di armi anticarro e mitragliatrici pesanti. Dopo aver ritirato queste truppe dalla prima linea di combattimento, un secondo assalto viene ritentato nel pomeriggio dai carri canadesi dello Squadron A *5 uniti stavolta ai reparti di fanteria dell’East Surrey. Nonostante la simultaneità di un attacco condotto verso Ricasoli da sud-ovest dalle truppe del Somerset LI, 4° ed il continuo martellamento operato dalle artiglierie divisionali della 28ma e 10ma brigata, la forte posizione tedesca (vero caposaldo strategico della “Linea Irmngard”), riuscirà a resistere tenacemente per l’intera giornata a tutti gli innumerevoli assalti avversari.

20 luglio 1944: Durante la notte, i tedeschi si ritirarono. All’alba, le truppe alleate occuparono Ricasoli e continuarono verso San Giovanni Valdarno, sfondando la Fritz Line.

La testimonianza di Sergio Losi, padre di Antonio Losi, dalle pubblicazioni del figlio:”Durante il passaggio del fronte avevo circa 13 anni,” ed una delle cose che ricordo chiaramente è la fame continua che ci tormentava ogni giorno. Per paura dei tedeschi e dei loro rastrellamenti, mio padre e mio nonno (gli uominivalidi di famiglia), non potevano uscire liberamente da casa e quindi ero io, molto spesso, a dovermi arrangiare per trovare qualcosa da mangiare per tutti. Un giorno d’estate mi trovavo sotto il Colle dei Cappuccini nella strada della Sugherella alla costante ricerca di qualcosa da mangiare, quando all’improvviso sento improvvisamente un lungo brontolio: la contraerea tedesca situata nei pressi della Croce ha iniziato a sparare verso il cielo con le sue lunghe canne quadrinate. Alzo gli occhi e vedo sfrecciarmi sopra la testa un aereo alleato. Inizio a correre il più velocemente possibile e mi getto a capofitto sotto un ponticello di legno usato come passerella di attraversamento del torrente di Ricasoli, situato quasi di fronte all’ingresso dell’attuale cimitero cittadino. Mi rannicchio sempre di più al loro interno, quando sento come una pioggia di sassolini colpire le assi in legno del mio riparo. Aspetto, e quando non sento più rumori di motori o di proiettili scappo veloce verso casa con il cuore che batte all’impazzata. Qualche giorno dopo mi trovo nella parte opposta di Montevarchi, vicino all’Arno, per convincere un contadino a darmi qualcosa da poter mangiare. Dopo tante insistenze, il brav’uomo brontola, sospira, e poi mi dice: ‘Ascoltami Sergio, se quando arrivano gli Inglesi tu m’avverti subito, io ti regalo il cavolo più grosso che ciò!’.!

‘Il pomeriggio del 18 luglio, sono a sbirciare dalle persiane dalla finestra di casa che danno su via Marzia, quando improvvisamente vedo arrivare dei soldati che procedono lentamente e con fare guardingo, indossando sulla testa degli elmetti a padella. Gli Inglesi! Mi dirigo a capofitto verso la porta di casa, quando i miei genitori – preoccupati per quello che era successo qualche giorno prima ‘- m’impongono assolutamente di non uscire e non c’è verso. Qualche giorno dopo, torno al podere in riva all’Arno, spiegando al contadino che non era stata colpa mia se non avevo potuto avvertirlo dell’arrivo degli Inglesi. Lui sta zitto, mi guarda negli occhi e poi, chinandomi, mi porge un sacco di tela che si rivelerà pieno di pane secco e del cavolo nero più grosso che avessi mai visto: “te l’avevo tenuto da parte – però il sacco lo rivoglio !” Dei tedeschi non ho un bel ricordo come degli inglesi.

“Nei locali più bassi della scuola elementare Isidoro del Lungo,’ adiacente all’allora “Parco della Rimembranza”,’ i tedeschi avevano creato un ospedale attrezzato per il ricovero dei loro feriti. Noi ragazzi eravamo spesso li per cercare di avere qualcosa da mangiare, però dovevamo stare sempre molto attenti alla presenza di un infermiere tedesco che sembrava avesse un sadico piacere nell’allontanarci a furia di schiaffi, calci e pedate. Un pomeriggio, sento un gran frastuono che proviene dalle scale condominiali di casa mia. Mi affaccio sul pianerottolo e vedo salire dei soldati tedeschi. Chiudo immediatamente la porta di casa mentre avverto urlando mio padre e mio nonno che riescono a scappare verso i tetti del cortile interno, passando attraverso la finestra di cucina. I tedeschi riescono a sfondare facilmente la porta (a quel tempo non esistevano le serrature, tanto se qualcuno veniva a rubare al massimo trovava la miseria – quella stessa che sicuramente trovava in casa sua). I due, con i distintivi azzurri sulle maniche dell’uniforme,” iniziano a rovistare per tutta la casa nonostante le suppliche e le grida di mia madre e di mia nonna. lo riesco a sgaiattolare via ed a dirigermi a tutta velocità in strada dove trovo un altro soldato tedesco, uno di quelli con il pettorale d’acciaio:”Kamerata, kamerata – due soldati – rubare in casa mia”. Lui mi ascolta, estrae la pistola e mi fa cenno di fargli strada. Una volta arrivati, mi fermo in attesa accanto alla soglia di casa. Dopo un po’ vedrò passare i due soldati ladroni, spinti con violenza e sollecitati da grida incomprensibili, che hanno però riposto nelle tasche i nostri pochi denari ed averi. Eran brutti tempi quelli, di quelli che a raccontarli non ci si crede.”

Le foto nell’articolo sono ripresa da Memorie della guerra e della Resistenza nel Valdarno Superiore a cura di Ivo Biagianti e dalle pubblicazioni di Antonio Losi.

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