26, Aprile, 2024

Crt , riabilitazione e ricerca scientifica: la figura professionale del terapista occupazionale

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Avreste mai pensato che mangiare uno yogurt, vestirti, trasferirsi dal letto alla carrozzina potrebbero essere attività complicate? Ebbene lo sono per persone con disabilità sia temporanee che permanenti, disabilità che comportano difficoltà sia per la vita della persona che per quella della famiglia. Ed è qui che entra in gioco la figura del terapista occupazionale, professionista sanitario della riabilitazione che ha a che fare con la routine quotidiana, con ciò che può essere scontato e ordinario finché appunto non interviene una disabilità.

Ne parliamo con la Dottoressa Elena Aldinucci, Direttore della Riabilitazione della Clinica di Riabilitazione Toscana.
Il terapista occupazionale – spiega Aldinucci – possiede le competenze per la valutazione e gli ostacoli all’autonomia, alla partecipazione in ambienti di vita del paziente. Obiettivo principale del terapista occupazionale è il raggiungimento della massima autonomia possibile in attività significative per il paziente che sono definite occupazioni. Le occupazioni sono strettamente collegate alle tre sfere di vita della persona: produttività, cura di sé e tempo libero. Nello specifico, il terapista occupazionale lavora su attività motorie e cognitive per incrementare la performance occupazionale, fornisce strategie adattive e ausili in attività semplici (vestirsi e lavarsi) e complesse (guidare l’auto). Propone ausili e partecipa alla creazione di ortesi, favorisce la sicurezza ambientale tramite valutazioni dell’ambiente domiciliare e produttiva, con la valutazione sulla riduzione delle barriere architettoniche a domicilio. Infine supporta il caregiver e la famiglia per la riduzione del carico assistenziale e lo stesso paziente tramite lo sviluppo delle sue competenze.

La figura del terapista occupazionale all’interno della Crt esiste da diversi anni e non la si trova in tutte le realtà riabilitative. In questo – spiega la dottoressa Aldinucci – vantiamo questa presenza che è fondamentale all’interno dell’equipe riabilitativa soprattutto in alcuni step del percorso di autonomia del paziente, proprio perché canalizza il recupero motorio appreso con i terapisti per le attività specifiche della vita quotidiana. Il terapista occupazionale opera prevalentemente all’interno di setting ospedalieri, quindi nel ricovero ospedaliero e di recente è stato inserito anche nel percorso semi residenziale, ovvero la fase intermedia che si colloca tra ricovero ospedaliero e servizio ambulatoriale e territoriale.

Il terapista occupazionale si avvale anche di strumentazioni robotiche proprio per incentivare sia il recupero motorio che cognitivo e attentivo. Lo strumento di eccellenza di questo percorso è Hunova Movendo, macchinario di ultima generazione acquistato dalla clinica.
Hunova Movendo, dispositivo robotico utilizzato sia per la valutazione che riabilitazione di arti inferiori e tronco, consente di lavorare in posizione seduta per pazienti più gravi ma anche in piedi in pazienti che acquisiscono la statica eretta. Hunova trova campi di applicazione non solo in patologie neurologiche post traumatiche ma anche nella riabilitazione ortopedica e geriatrica.

Rispetto a quest’ultima, aggiunge la Dottoressa Aldinucci, sappiamo bene che l’obiettivo della riabilitazione geriatrica è quello di ridurre il rischio di cadute. Il beneficio di Hunova è quello di fornire una valutazione in grado di predire e prevenire il rischio di cadute, tramite un test basato su un algoritmo che è in grado di migliorare e sintetizzare le scale cliniche in uso e generare una valutazione in soli venti minuti che permetterà al terapista della riabilitazione di modulare il proprio intervento riabilitativo e quindi lavorare su aspetti motori e neurocognitivi in sicurezza.

La figura del terapista occupazionale partecipa anche alla riduzione del rischio di cadute tramite un intervento sull’ambiente. L’intervento preventivo sulla famiglia è quello di valutare e migliorare il livello di sicurezza ambientale. Il terapista quindi consiglierà anche di avere un’illuminazione adeguata a domicilio, di eliminare qualsiasi tipologia di ostacoli e se necessario, sceglierà insieme al fisioterapista di riferimento un ausilio di mobilità.

Questo tipo di riabilitazione robotica, conclude Aldinucci, può essere utilizzato anche in pazienti esterni non solo ospedalizzati ed è stato utilizzato moltissimo, ad esempio, durante il recupero di pazienti nella sidrome post covid o long covid. E’ stato infatti osservato come questa patologia lasci postumi importanti nei pazienti, come disturbi dell’equilibrio, e questo apparecchio è stato utilizzato molto e con ottimi risultati. Recentemente la clinica ha partecipato ad un convegno scientifico a Praga portando gli ottimi risultati ottenuti proprio tramite la riabilitazione effettuata con questo strumento elettromedicale su un gruppo di pazienti neurologici affetti da long covid syndrome.

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