In memoria di Don Giovanni Mazzoni, Cappellano Militare Pluridecorato e Parroco di Loro Ciuffenna, si è svolta una cerimonia commemorativa nella mattina di ieri presso il Cimitero Comunale lorese, dove riposa la sua salma.
Don Giovanni Mazzoni venne decorato con una Medaglia d’Oro al Valor Militare per le sue gesta durante la prima guerra mondiale. Egli, originario di Chiassa Superiore, partecipò da parroco a numerosi conflitti per il fronte italiano. Durante il primo conflitto mondiale, Don Mazzoni richiese e ottenuto l’assegnazione ad una unità di prima linea impegnata in un aspro conflitto, dimostrando di essere un fervente cattolico e un buon soldato. L’episodio che gli ha conferito la Medaglia d’oro al Valore Militare risale alla guerra del Carso, dove Don Giovanni Mazzoni coraggiosamente prese il comando di un gruppo di soldati rimasti senza una guida. Nello stesso frangente, purtroppo, rimase ferito e fu costretto al ritiro temporaneo. Nel 1919, poi, venne congedato dall’esercito. Nel 1923 venne nominato parroco di Loro Ciuffenna, paese che dopo vari trasferimenti raggiungerà solo nel 1961, quando la sua salma è stata rimpatriata dal Russia.
Alla Cerimonia in memoria di Don Mazzoni presenti i rappresentati dell’Istituto del Nastro Azzurro ,dell’Ass.Naz.Bersaglieri, l’Amministrazione Comunale di Loro Ciuffenna ed il Comandante della locale Stazione Carabinieri.
In ricordo, un estratto della motivazione per la quale venne a Don Mazzoni riconosciuta la Medaglia d’Oro al Valore Militare, risalente al dicembre 1941 e proveniente dal Fronte Russo (Petropawlowka Rassypnaja) : “Egli in giornate di cruenti combattimenti divideva con raro spirito di sacrificio gli eroismi di un reggimento bersaglieri portando a tutti, pur tra i maggiori pericoli, le parole infiammate della fede e la voce trascinante del suo coraggio. In una alterna vicenda dell’accanita lotta accortosi che un ferito rimasto isolato invocava aiuto, e nonostante che altri tentativi fossero rimasti soffocati nel sangue, con ammirevole temerità e consapevolezza si lanciava per soccorrere il dipendente né desisteva dal suo nobile intento pur quando il piombo lo colpiva ad un fianco. Ferito di nuovo e mortalmente, alle estreme risorse vitali affidava la sublimità mistica della sua intrepidezza raggiungendo l’agonizzante e spirando al suo fianco. Esempio mirabile delle più elette virtù e di sublime coscienza dell’ideale patrio”.