Sono le componenti dimissionarie della Commissione Pari Opportunità, Sonia Ascani, Claudia Francini e Silvia Prisinzano, a replicare in una nota a quanto affermato dalla Presidente, Consuelo Magrini, intervenuta nel dibattito sulla Commissione Futura. “Nell’arduo tentativo di ribattere a chi come Laura Verdi ha formulato fondate osservazioni circa la costituzione e la composizione della neonata creatura Commissione Futura, la presidente della Commissione Pari Opportunità chiama in causa le sottoscritte dichiarando che le nostre dimissioni agli ‘albori della campagna elettorale’, sarebbero da leggere quale atto irresponsabile di sottrazione agli impegni presi, arrivando addirittura ad affermare che la nostra presenza avrebbe potuto ‘stimolare ulteriori riflessioni e suggerimenti anche in merito alla composizione della Commissione stessa’.”.
“Tutto ciò – replicano Ascani, Francini e Prisinzano – è inverosimile e non possiamo non prendere piena ed aperta distanza. È proprio questo tipico modus operandi dell’attuale Commissione Pari Opportunità, insieme alla faziosità di talune Commissarie, totalmente ignare delle proprie funzioni e dei compiti che la C.P.O. è chiamata a svolgere, anzi talvolta in manifesto contrasto con gli articoli regolamentari che li definiscono, che hanno reso inevitabili le nostre dimissioni. Decisione sofferta ma necessaria innanzi ad una C.P.O. totalmente svuotata del suo scopo nonché
delle caratteristiche di trasversalità ed apoliticità che, necessariamente, dovrebbero continuare a contraddistinguerla”.
Le tre ex componenti riportano una parte della lettera delle dimissioni in cui spiegavano le motivazioni della loro decisione: “…si rassegnano le dimissioni dalla C.P.O., non condividendone da tempo l’operatività. Invero, anche alla luce delle modalità di convocazione dell’ultima seduta nonché la definizione dell’ordine del giorno, riteniamo che la C.P.O. sia ormai divenuta luogo di ratifica di decisioni prese altrove, senza alcun coinvolgimento delle commissarie”. E oggi aggiungono: “La precisazione della Presidente Magrini di esercitare il proprio ruolo in piena autonomia, è smentito in realtà dall’atteggiamento tenuto dalla C.P.O. innanzi a recenti fatti, come quando di fronte alle affermazioni gravi ed offensive pubblicate sui social dalla Presidente della C.P.O. provinciale sull’omicidio Saman, preferì rimanere il silenzio, nonostante fosse suo preciso dovere prendere una ferma posizione di distanza e nonostante la richieste di una presa di posizione avanzata da una parte delle Commissarie fra cui le sottoscritte”.
“Come si può non pensare che la totale inerzia, il mutismo, innanzi a tali fatti non sia stato determinato da motivi di appartenenza politica allo schieramento che sostiene la Presidente provinciale e Sindaco di Montevarchi? Come si può di fronte a ciò dar credito alle parole della Presidente Magrini quando si professa autonoma da costrizioni di natura politica? Ugualmente – continuano Ascani, Francini e Prisinzano – si ritiene che quegli stessi motivi di natura politica impongono oggi alla C.P.O. montevarchina di non aver niente da ridire di fronte alla composizione della neonata Commissione Futura, ove in dispregio ad ogni principio di parità di genere, a fronte di 7 figure maschili, è presente un’unica donna, che peraltro abita in maniera stabile negli Stati Uniti, con esclusione naturalmente della Sindaca uscente. Pretestuose, offensive per chi legge ed ai limiti del ridicolo, le giustificazioni sul punto della Presidente Magrini, a sostegno evidentemente della decisione politica, secondo cui le nomine sarebbero avvenute sulla base delle competenze e non sulla base del genere: ”Trattandosi di una commissione tecnica , l’elemento valutativo è competenza e non il fattore genere”. Dalle sue esternazioni se ne deduce che, a parere di sindaco e della, nell’universo femminile montevarchino non ci sarebbero professioniste, imprenditrici, commercianti, operaie, appartenenti a associazioni di categoria o al mondo del volontariato, giovani studentesse, e così via, capaci ed in grado di contribuire nel progetto di Montevarchi del futuro, appannaggio quindi di una ristretta élite di maschi autoctoni, capitanati, per il momento, da un Sindaco donna”.
“Peraltro – conclude la nota – si parla di una commissione che parrebbe priva di ogni riferimento normativo, non prevista in nessuna norma locale né sovraordinata, una mera trovata elettorale nell’attuazione della quale si poteva almeno avere l’accortezza di non attirare altre censure oltre a quelle di legittimità. Ma questi sono i tempi nei quali si governa in maniera politicamente strumentale e demagogica e c’è chi si adegua a questo triste andazzo pur facendo parte di strumenti che dovrebbero affermare parità; per questo sono altre, non le sottoscritte, coloro che debbono assumersi le proprie responsabilità ed in un sussulto di coerenza con gli impegni presi entrando a far parte della Pari Opportunità si dovrebbero dimettere”.