Sollecitato dalla sindaca Mugnai, il direttore generale dell’Azienda sanitaria Paolo Morello assicura che “sono in essere i Patti territoriali” e che le affermazioni dei Cobas “non rispondono a verità”. Poi l’accusa: “L’uso di documenti interni all’Azienda Sanitaria, per determinare allarmismi, rappresenta un abuso”
Nessuna chiusura delle attività del Pronto soccorso, ma una riduzione che riguarda solo la Guardia chirurgica notturna. In una lettera inviata alla sindaca di Figline e Incisa, Giulia Mugnai, il Direttore generale dell'Azienda sanitaria Paolo Morello Marchese entra nel merito delle questioni sollevate dalla denuncia dei Cobas. Era stata la stessa Mugnai, al momento della denuncia dei sindacati, a chiedere spiegazioni alla Asl.
"Allo stato attuale – assicura Morello nella sua risposta – è in essere il Patto Territoriale firmato dalle Amministrazioni locali del Valdarno fiorentino, dalla ex ASL 10 di Firenze e dall'Assessore alla Sanità della Regione Toscana. Lo scrivente non può, quindi, procedere ad alcuna modifica se non è stato messo in esecuzione un percorso che porti alla modifica del sopra detto Patto Territoriale, con il coinvolgimento degli stessi firmatari".
Alle accuse dei Cobas, Morello replica: "In merito alle notizie apparse, secondo le quali in una relazione del Direttore del Dipartimento di Chirurgia generale e specialistica sarebbe contenuta l'affermazione della chiusura del pronto soccorso dell'Ospedale Serristori di Figline entro il giugno del 2016, si dichiara e si ribadisce che l'affermazione non risponde a verità. E' evidente che il testo della relazione si riferisce solo ed esclusivamente alla guardia chirurgica notturna e che in nessun modo è coivolta la funzione del pronto soccorso che continua ad essere operante, così come continua ad essere in funzione il turno dell'anestesista H24".
E dopo aver ribadito che "l'ambito di azione su cui lavorerà l'Azienda USL Toscana Centro, insieme all'Assessorato alla Sanità e d'intesa con l'Amministrazione
comunale, è sempre legato al Patto Territoriale", il Direttore generale lancia la propria accusa ai Cobas: "L'uso di documenti interni all'Azienda Sanitaria, volutamente per determinare allarmismi generalizzativi, rappresenta un abuso che lo scrivente rigetta con forza".