Il progetto era stato preparato e approvato in Provincia a dicembre 2016: ma poi è emerso che sarebbe stato troppo costoso appaltarlo così, per il rischio di “eccessivo ricorso al subappalto”. E allora via alla revisione del progetto: è passato un altro anno, mentre sulla Setteponti il semaforo per il senso unico alternato ha messo radici
Nel 2016 la mobilitazione delle Liste civiche di Castelfranco Piandiscò e di Terranuova, poi la raccolta firme tra i cittadini, e infine a dicembre l'annuncio: il gruppo di lavoro della Provincia di Arezzo aveva completato il progetto, si poteva partire con i lavori al Ponte di Certignano, sulla Setteponti. I soldi, d'altronde, erano pronti e stanziati al bilancio dell'ente provinciale fin dal 2008, una situazione ai limiti dell'assurdo quella denunciata proprio dagli esponenti delle opposizioni.
Un anno dopo, siamo ancora allo stesso punto. Dicembre 2017: sono passati dodici mesi e la Provincia di Arezzo, nel frattempo, ha rifatto il progetto. Una revisione che si è resa necessaria, come si legge nella delibera, perché "il progetto così come inizialmente previsto avrebbe potuto favorire un eccessivo ricorso al subappalto, poiché comprende varie tipologie di lavorazioni, con scarsi risultati dal punto di vista dell'economicità".
Insomma, il budget è di 120mila euro, e appaltare il progetto così come approvato a dicembre 2016 avrebbe portato a sforarlo. Lo dice la stessa Provincia, nella nuova delibera firmata dal Presidente. La soluzione per ovviare al problema? Riscrivere il progetto, e "procedere separatamente alla realizzazione dei vari interventi suddivisi per fasi di lavorazione". Quattro fasi, per la precisione, che così garantiranno economicità potendo procedere con lavori in amministrazione diretta con piccole aziende specializzate, ciascuna per ogni fase di lavoro.
Intanto, però, è passato un altro anno. E siamo quasi a dieci: era il 2008, infatti, quando il ponte di Certignano sulla provinciale Setteponti fu deciso l'istituzione del senso unico alternato regolato da semaforo. Le spallette della struttura, infatti, furono giudicate a rischio per la circolazione. Da allora la situazione è rimasta inalterata.
