19, Novembre, 2024

Luca Panichi parte per Capo Verde: “Pronti a una grande esperienza. Sogniamo le Olimpiadi”

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Il tecnico valdarnese è il nuovo allenatore delle nazionali di fondo dell’arcipelago africano. Vuole portarle per la prima volta alla maratona olimpica e stasera decolla per realizzare questo sogno: “Un dono della mia malattia”. A maggio gli atleti in ritiro a Montevarchi

“Gratificazione per tutto il lavoro tecnico svolto negli anni e un’adrenalina tutta nuova per la grande esperienza umana che mi attende”. È così che ci si sente appena prima di partire per un paese lontano, privo di grande tradizione sportiva ma con un potenziale enorme che la federazione locale ha voluto affidare alle tue mani. Parola di Luca Panichi, uno dei tecnici di atletica più noti del Valdarno che stasera a mezzanotte salirà sul primo dei voli che servono a raggiungere Capo Verde. È lui il nuovo allenatore delle nazionali di atletica per le specialità del fondo. Ed è pronto a farlo alla sua maniera: “La mia malattia mi ha donato un’altra prova meravigliosa”, dice lui che da tre anni combatte il cancro a colpi di entusiasmo.
 
Tre toscani a Capo Verde: cosa si aspettano da voi?
“Passione, tanta passione. E competenza. La mia, quella del lucchese Giulio Simonelli, direttore tecnico e responsabile delle squadre nazionali di fondo, e quella del team manager, il massese Piergiorgio Scaramelli. Li ringrazio entrambi per avermi dato questa unica e grande possibilità. Come tecnico è una grande soddisfazione, ma umanamente lo è ancora di più".
 
E lei, Panichi, cosa si aspetta?
Una grande esperienza di vita, a livello umano. La mia malattia mi ha donato un’altra prova meravigliosa, la possibilità di lavorare in una realtà difficile dove un gruppo di ragazzi rincorrono un sogno con determinazione e grande umiltà. Là avere un paio di scarpe è già un privilegio. Dal punto di vista tecnico sarà altrettanto stimolante perché abbiamo un gruppo interessante con alcune individualità davvero promettenti. Sono persone motivate, ma ovviamente ne sanno poco della vita da atleta. Partiremo da questo. Insegnare lo stile di vita dell’atleta professionista non è facile e richiede tempo, tanto più in una realtà come quella di Capo Verde che peraltro, ve lo garantisco, per certi aspetti è meglio della nostra”.
 
Una realtà difficile, eppure la Federazione vuole fare sul serio
“La Federazione di atletica capoverdiana ha di recente ristrutturato i quadri tecnici di ogni settore. Lanci, salti, velocità e anche nel fondo di cui ci occuperemo noi: mezza maratona, maratona, corsa in montagna, trail, ultramaratona. Nell’arcipelago esistono tre piste di atletica. Un impianto nuovissimo a Praia, la capitale, una nell'isola di Sal e la terza, quella messa un po’ peggio, a Boa Vista. Ma ci sono posti meravigliosi e naturali dove i ragazzi si possono allenare. Noi abbiamo una rosa di 14 uomini e tre donne, alcuni per mezza maratona e maratona, altri per le gare più lunghe, l’ultramaratona e il trail. La preparazione prevede cicli e micro-cicli a seconda delle caratteristiche di ciasuno di loro”.
 
Con quali obiettivi?
“Quelli imminenti sono il Mondiale di ultra e trail di Annecy, in Francia, il prossimo 30 maggio. A settembre ci sarà il Mondiale della 100km a Winschoten, in Olanda, e noi vogliamo esserci. Poi altre maratone e gare necessarie per ottenere il punteggio B minimo per la partecipazione alla maratona olimpica nel 2016. Le Olimpiadi di Rio sono il vero obiettivo a lungo termine”.
 
Tra Capo Verde e Rio de Janeiro c’è però il Valdarno: è possibile?
“Proprio così. Io rientrerò il 1 aprile e durante tutto il mese di maggio i ragazzi della nazionale saranno in ritiro a Montevarchi per un periodo di allenamento qua da noi in vista dei grandi appuntamenti internazionali. Per questo devo ringraziare tutti quelli che credono in questo progetto e due persone in particolare: Giorgio Terziani di Eurodream Cellfoid, sponsor che per noi è ossigeno e vita, Michele Innocenti del negozio I-Run e l’amico Giovanni Rossi, assessore allo sport del Comune di Montevarchi che ci ha permesso di trovare una sistemazione logistica per i ragazzi”.

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