23, Novembre, 2024

Dal 31 ottobre chiude il bar del Serristori. E i Cobas incalzano: “Se ne va un servizio di pubblica utilità”

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A pochi giorni da un importante taglio del nastro, quello del DH oncoematologico all’interno dell’ospedale di Figline, ora arriva la notizia che chiuderà il Caffè Serristori, quello situato nelle pertinenze del presidio. Il servizio dovrebbe andare in appalto. I Cobas: “Già era stata chiusa la mensa aziendale, ora questo è un altro colpo per i dipendenti”

Chiuderà dal 31 ottobre prossimo, il Caffè Serristori: si tratta del bar situato nelle immediate adiacenze del presidio ospedaliero, di fronte all'ingresso del presidio. La notizia, che i gestori hanno comunicato affiggendo un cartello alla porta, è subito rimbalzata fra i dipendenti ed è stata rilanciata dai Cobas, che ora sottolineano come si stia perdendo un altro servizio che, seppur non afferente strettamente alla sanità, è comunque di pubblica utilità. 

"La motivazione di questa chiusura – spiegano Andrea Calò, Domenico Mangiola e Valentina Fontanelli – risiede nel fatto che l’azienda USL Toscana Centro, per battere cassa, ha intenzione di indire una gara di appalto per la gestione dell'attività. Questo accade in tutti i presidi ospedalieri. Solo che, per le probabili condizioni poste, gli attuali gestori, diversamente da quanto accade negli altri ospedali, hanno tirato giù il bandone, nella più totale indifferenza delle direzioni di presidio".

Non è chiaro dunque se e quando il bar riaprirà, e con quale tipo di gestione. Per questo i Cobas parlano di una perdita importante: "Al di là dell’aspetto commerciale, questo bar svolge un servizio di pubblica utilità e la sua chiusura ha una ricaduta sociale non solo per i lavoratori, già privi di una mensa aziendale, ma anche per cittadini, pazienti e familiari. Ma come è possibile che la dirigenza di presidio, abituata a tagliare i nastri per qualche rara ricorrenza, non si sia accorta di niente?". 

"La chiusura dell’unico punto di “ristoro” per i lavoratori del presidio e per gli stessi cittadini – aggiungono i Cobas – rappresenta un danno e una beffa poiché prima dello smantellamento progressivo di attività e servizi, questo ospedale aveva una cucina aziendale che assicurava per lo meno ai pazienti un servizio di qualità. Poi è arrivata l’esternalizzazione. I lavoratori dell’Ospedale Serristori e del Distretto socio sanitario, invece, hanno sempre dovuto lottare per avere il diritto alla mensa, che per l’azienda è consistito nell’individuare punti di ristoro sostitutivi della mensa aziendale fino all’attuale convenzione con la Casa di riposo ASP Martelli, non funzionale per i lavoratori". 

"Quindi il bar, con tutti i suoi limiti e i necessari lavori di ristrutturazione dei locali, rappresentava l’unico punto “mensa” accessibile per i lavoratori anche quando questi dovevano accontentarsi di panini e pasti caldi rigenerati, il tutto consumato in piedi, diversamente da quanto accade nelle mense ospedaliere per gli altri lavoratori. Quando sarà restituito un punto di ristoro ai lavoratori, ai cittadini e ai familiari dei pazienti? I donatori di sangue dove potranno consumare il buono ristoro ricevuto dal Centro Trasfusionale? E coloro che fanno le analisi presso il Laboratorio dove potranno rifocillarsi, dopo essere stati a digiuno per effettuare gli esami?".

Sono le domande che i rappresentanti dei Cobas sottopongono ora all'Azienda sanitaria. "Più volte abbiamo chiesto di allestire un servizio mensa al fine di garantire ai lavoratori del Serristori e dei servizi territoriali gli stessi diritti riconosciuti agli altri lavoratori aziendali, sia come qualità che come completezza del pasto. A questo punto pretendiamo che l’azienda intervenga rapidamente per ovviare ai disservizi che la stessa ha creato e che la chiusura dell’unico punto di ristoro mette ancora di più in evidenza contribuendo a creare quell’alone di disfacimento in corso del plesso ospedaliero". 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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