23, Aprile, 2024

Una piantagione di Cannabis Sativa sulla Setteponti: nasce Canapì

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Abbiamo incontrato Riccardo e Alessandro, coltivatori della prima piantagione in Provincia, con un progetto innovativo almeno in Valdarno.

Una piantagione di Cannabis in zona Setteponti, la prima in Provincia di Arezzo. Una produzione non per questioni ricreative, ma legalmente permessa a fini di produzioni commerciali per lavorazioni e prodotti che niente hanno a che fare con gli stupefacenti: è questo l’investimento di Riccardo e Alessandro, due giovani valdarnesi che hanno provato a scommettere su quella che può diventare una fonte di entrate future. Loro lo definiscono un sogno.

Si tratta infatti di Cannabis Sativa, una varietà originaria dell’Asia Centrale ma coltivata anche in Italia fino a qualche decennio fa, dalla quale è possibile ricavare produzioni farmacologiche e tessili.  Attraverso una circolare ministeriale del 2002, la produzione di questo tipo di pianta, limitata a certe varietà certificate che garantiscano un contenuto trascurabile di THC (il principio attivo che permette alla Cannabis effetti psicoattivi), è comunque già legale anche nel nostro paese.

A partire da queste garanzie, e considerando soprattutto la varietà di utilizzi e produzioni che questa risorsa naturale possiede, Alessandro e Riccardo hanno deciso di scommettere su un investimento che attualmente risulta poco praticato e poco sperimentato, in un paese dove si continua a discutere di depenalizzazione o legalizzazione delle varietà psicotrope di questa pianta.

“Siamo partiti da un idea comune, che con l’applicazione è diventata una sfida reale, quella di coltivare la Canapa in Toscana e realizzare con questa qualcosa che ancora manca. La Canapa è una pianta meravigliosa per le proprietà che possiede: contiene sostanze organolettiche che, tra le altre cose, producono benefici tangibili per il corpo. Per questo stiamo pensando di utilizzarla per la produzione di cosmesi o di creme, non escludendo però anche il lato della produzione di essenze e profumi: siamo partiti da un campo da coltivare nella provincia aretina, e adesso ci stiamo applicando per trovare la qualità migliore possibile di prodotto per inserirci nel mercato”.

Riccardo di professione è cameraman, mentre Alessandro è ingegnere: entrambi non superano i 30 anni di età, e rincorrono quella che potremmo definire “imprenditoria creativa” al loro meglio. Praticando quella che, per lo meno a livello valdarnese odierno, rappresenta una vera e propria sperimentazione, magari destinata ad ampliarsi a prescindere dalla proposta di legge a favore della legalizzazione per uso ricreativo della Cannabis Indica di prossima discussione nel Parlamento Nazionale.

“Per quanto riguarda l’utilizzo cosmetico della Cannabis Sativa, nel mercato esistono già numerosi prodotti in cui la pianta è presente in piccola parte: la nostra idea è quella di un prodotto puramente a base di Canapa e non con la semplice aggiunta in piccole percentuali. Stiamo lavorando a dei prodotti basati sulla pianta, senza trattamenti, seminata e fatta crescere senza l’aggiunta di additivi: un prodotto biologico e naturale di una pianta che fa bene in modo scientificamente riconosciuto. Rispetto alla produzione di essenze, la nostra idea è quella di svilupparsi nell’ambito di profumazione di ambienti: creare delle essenze non invasive, magari non troppo percepite a livello olfattivo, ma che apportino benefici tangibili al corpo di chi ne fruisce in materia di rilassamento fisico, magari in casa o anche negli uffici e nei luoghi di lavoro”.

La domanda che sorge ovviamente più spontanea, a prescindere dal riconoscimento legale e certificato della coltivazione di questa varietà di Canapa, è relativo alle eventuali difficoltà nella formazione della piantagione stessa, considerando anche il clima delle nostre zone:

“Gran parte delle persone con le quali superficialmente parlavamo ci dicevano che era impossibile fare tutto questo, non ci credevano, pensavano che legalmente le restrizioni legali fossero insormontabili se non supportate da strutture industriali organizzate. Noi abbiamo iniziato ad informarci prima telefonicamente, poi andando fisicamente ad alcune fiere o eventi dove si potevano prendere contatti con chi già coltivava la Cannabis Sativa nel nostro paese. Non è stato semplice, in primis perché nelle nostre zone nessuno ancora lo aveva fatto -e quindi a causa dell’incertezza rispetto a come il seme della pianta avrebbe reagito al nostro clima- e in seguito rispetto alla possibilità che crescesse e si sviluppasse per le quantità necessarie al nostro progetto. Malgrado tutto questo, al momento dell’applicazione tutto è andato per il meglio, e ci siamo quindi concentrati su quello che potevamo farci, considerando che per entrare nel mercato era necessario pensare a qualcosa di nuovo, di non ancora esistente e assolutamente non scontato”.

Infatti, se da una parte la commercializzazione dei prodotti a base di Canapa non è ancora troppo sviluppata in Italia, dall’altra esiste un sottobosco attivo da anni verso il quale è preferibile rivolgersi ed osservare, per evitare la produzione di  un “doppione” di un qualcosa già esistente – se la volontà è quella di inserirsi in modo competitivo all’interno di un mercato- e magari per meglio comprendere quello che manca a livello qualitativo.

“Il nome che prenderà la nostra azienda sarà Canapì. La nostra idea è quella di rivolgersi a una clientela medio-alta attraverso prodotti ottimi, di qualità. Abbiamo effettuato il primo raccolto da poco più di due settimane e tra pochi giorni, le piante diventeranno olio attraverso le lavorazioni necessarie: inizieremo così a portarne dei campioni nei laboratori, per ottenere i prodotti cosmetici. Parallelamente stiamo lavorando allo studio delle profumazioni di ambienti, collaborando con un professionista del settore.
Per quanto riguarda l’inserimento nel mercato, non abbiamo fretta, perché per quel che riguarda il settore cosmetico, si tratta di una realtà piuttosto complicata: attualmente satura, per quanto in progressiva e prevedibile prossima espansione. Non abbiamo una data certa, ma l’idea è quella di presentare un prodotto di qualità che sia in tutto perfetto:  quando lo otterremo, sarà il momento di arrivare sul mercato di settore; realisticamente, comunque, crediamo non più tardi del primo trimestre 2017”.

 

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