Perquisizioni anche in un’azienda agricola della Valdambra, nell’ambito della maxi operazione della Guardia Forestale coordinata dalla Prefettura di Grosseto che ha portato alla luce un giro di olio, proveniente da Grecia e Puglia, etichettato come olio toscano IGP. Sequestrati nel complesso 200 quintali di olio, 47 gli avvisi di garanzia notificati
Perquisizioni e sequestri anche in una azienda agricola della Valdambra, al confine fra Bucine e il senese: la maxi inchiesta relativa a frodi nel settore dell'olivicoltura, partita dal grossetano, è arrivata fino in Valdambra. Si tratta di una indagine che ha portato alla luce un traffico di olio proveniente dalla Puglia e dalla Grecia, e diretto verso aziende toscane che lo etichettavano come IGP Toscano.
I provvedimenti sono scattati mercoledì: il Comando provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Grosseto, coadiuvato dal Nucleo Agroalimentare e Forestale di Roma e dalla polizia giudiziaria della Procura insieme con l'Ispettorato sulle Frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero, hanno dato esecuzione al decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura di Grosseto nei confronti di circa cinquanta tra società e imprenditori individuali, commercianti, imbottigliatori di olio nazionale e toscano, titolari di frantoi, nelle province di Grosseto, Firenze, Arezzo, Siena e Foggia. Un'operazione di largo raggio, che ha visto impegnati in tutta la Toscana oltre cento agenti forestali, con il supporto del Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma.
Nel corso delle perquisizioni, infatti, è stata sequestrata anche una consistente quantità di materiale informatico, oltre a documentazione cartacea, contabile ed extracontabile, relativa alla tracciabilità dell’olio. E sotto sequestro sono finiti anche circa 200 quintali di olio, risultato proveniente dalla Puglia ma destinato alla commercializzazione come IGP Toscano. Emessi avvisi di garanzia a quarantasette persone, commercianti e titolari di frantoi, accusati di frode in commercio e contraffazione di olio IGP.
L’indagine andava avanti da circa un anno, ed è stata condotta non solo con i metodi tradizionali, dai controlli incrociati sulle banche dati fino a quelli in strada, ma anche con l’analisi del DNA dell’olio: una tecnica utilizzata nelle indagini agroalimentari solo di recente, ma che è l’unica in grado di caratterizzare in maniera inequivocabile specie e varietà diverse di olive dalle quali sia stato prodotto olio extravergine.
Alla fine, gli inquirenti hanno portato alla luce quella che considerano una consolidata attività illecita di commercializzazione, come olio extravergine di oliva IGP Toscano, di olio in realtà proveniente dalla Puglia e dalla Grecia. In tal modo, gli indagati sarebbero riusciti a guadagnare cifre ben maggiori, forti del prezzo che l’olio toscano di pregio ha rispetto all’olio italiano e comunitario, sia sul mercato nazionale che sui mercati esteri. E le indagini, partite da Grosseto, si sono estese fino a rivelare come lo stesso tipo di frode venisse perpetrato, in forme e in quantità diverse, da una estesa pluralità di soggetti.
Secondo gli inquirenti, inoltre, decisiva è stata la connivenza di titolari di frantoi che hanno simulato false moliture e accettato pari quantitativi di olio in nero proveniente dalla regione Puglia, inquinando con queste false partite il prodotto di pregio dell'olio della Toscana. Pratiche illegali che hanno trovato particolare terreno fertile nella carenza di produzione di olio nazionale, soprattutto nel 2014.