Restaurato nel 2006, il Circuito si snoda lungo sentieri che toccano angoli suggestivi della foresta di Vallombrosa. Eppure non tutti conoscono le dieci cappelle e tabernacoli che lo compongono: tappe della vita di San Giovanni Gualberto e non solo, con storie anche affascinanti da riscoprire
Patrono dei forestali d’Italia, San Giovanni Gualberto è il protagonista di tanta storia di Vallombrosa. E percorrere il Circuito delle Cappelle, tornate a nuova vita dopo il recente restauro, è un modo per conoscere da vicino alcuni fra i luoghi più significativi legati a episodi della vita del Santo. Un percorso spirituale ma anche fortemente naturalistico, che attraversa Vallombrosa e la sua foresta, da percorrere a piedi, toccando angoli magari fra i meno noti rispetto alla frequentatissima zona del pratone.
L'insieme delle Cappelle ha una storia antica. Molte di queste, infatti, risalgono ad un periodo individuato tra la fine del 1500 e il 1600. Ma in parte si tratta di ricostruzioni, da mettere in relazione con il particolare fervore che tale tipo di edilizia incontrò nell'età della Controriforma. In realtà alcune delle cappelle e dei tabernacoli che costituiscono oggi il Circuito sono databili almeno a partire dal 1300.
Il restauro e risanamento conservativo delle dieci Cappelle e Tabernacoli è stato realizzato e completato nel 2006 grazie alla caparbietà e alla tenacia di Maria Teresa Ghinassi, allora presidente della Pro Loco Saltino Vallombrosa e dell’architetto Gerolama Tamborrino, allora responsabile capo urbanistica del Comune di Reggello. Quello che hanno restituito i lavori, finanziati dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e dai Lions Club, con la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato, è un percorso che affonda le radici nella spiritualità vallombrosana e dona, a chi lo percorre, un punto di vista diverso della foresta.
Le cappelle e i tabernacoli che costituiscono il Circuito sono dieci, ognuno con una sua storia. Vale la pena percorrere il Circuito non solo per vedere questi piccoli gioielli incastonati nella pietra e in mezzo alla foresta, ma anche per godere di panorami inusuali e poco conosciuti, e riscoprire così un volto meno noto di Vallombrosa.
Masso del Diavolo. Si tratta di una cappella tabernacolo, costruita sulla rupe dove la leggenda vuole che un discepolo di San Giovanni Gualberto, istigato dal diavolo, si sia gettato nel vuoto. Il Masso del Diavolo è anche un suggestivo punto di osservazione del panorama.
Cappella di San Torello. Costruita nel 1605, forse su un luogo di eremitaggio, in passato venne usata come oratorio per le donne, a cui era totalmente proibito l'accesso all'Abbazia.
Masso di San Giovanni Gualberto. Costruita nel 1706 a ricordo di una pietra che, secondo la leggendo, divenne appiccicosa e lo accolse al suo interno, impedendo al santo di essere scaraventato a valle dal demonio.
Cappella delle Colonne. Prende il suo nome dalle due colonne che reggono il loggiato esterno.
Cappella del Beato Migliore. Costruita nel Seicento vicino alla grotta dove visse in eremitaggio e morì, nel 1158, il beato Migliore da Valgiano.
Faggio Santo. Cappella del XVI secolo, eretta sul luogo dove la leggenda pone il grande faggio che riparò San Giovanni Gualberto dal temporale, quando il santo era appena arrivato nella foresta.
Cappella di San Girolamo. Cappella risalente al Settecento.
Cappella di Santa Caterina d'Alessandria.
Tabernacolo di San Sebastiano. Forse del XVII secolo, ricorda come due frati uccisi dalla peste del 1348, vennero ritrovati dai confratelli solo molti giorni dopo, per la festa di San Sebastiano appunto, e quindi non contagiarono la comunità.
Fonte di San Giovanni Gualberto, costruita nel 1629, vi si celebrava la messa per le donne, dato che qui era il limite della zona a loro interdetta.
La partenza del Circuito è prevista dal Masso del Diavolo, ma si può comodamente iniziare da qualcunque punto del percorso. Al Centro visite della Riserva biogenetica di Vallombrosa sono a disposizione le audioguide, che durante il percorso possono fornire a chi percorre il Circuito tutte le informazioni sulle cappelle e i tabernacoli.
Ha collaborato Eugenio Bini