24, Novembre, 2024

Sette brani di bosco. Il nuovo disco di Fabio Strinati e il suo legame col Valdarno

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È uscito il nuovo disco di Fabio Strinati, 39enne marchigiano, da sempre legato al territorio valdarnese: Sette brani di bosco, armoniosamente malinconici, e alcune meste gaiezze nel mese d’autunno, è il titolo del lavoro di Strinati con l’etichetta RadiciMusic Records di Terranuova Bracciolini. Composizioni dal genere classico/contemporaneo al pianoforte, inspirati ai suoni della natura.

Fabio Strinati, classe ’83, compositore, insegnante di pianoforte, poeta ha dedicato al Valdarno diverse musiche e scritti. Il suo rapporto coi nostri territori è saldo e continuo, come afferma lo stesso:”Ho visitato questi luoghi, per la prima volta, nel 2008. Mi è sempre piaciuto visitare piccoli borghi e in Valdarno ho trovato persone e amici aperti e accoglienti; e questo è uno dei motivi per i quali frequento la zona.

L’album di Strinati è stato registrato a Terranuova Bracciolini. Quale il motivo di questa scelta? Strinati:”Sette brani di bosco unisce tre mie grandi passioni: l’amore per la montagna, la musica e il Valdarno. Nasce da un viaggio che ho fatto sulle Dolimiti, dove ho memorizzato i suoni del vento, quelli degli animali e della terra, i rumori. Tornato a casa ho deciso di volere registrare tutto insieme in “buona la prima”. Qui la scelta dell’etichetta di Terranuova, dove ho conosciuto delle persone veramente professionali che cercano di stare fuori dalle logiche di mercato per mantenere la loro ricerca sulla qualità. In questo modo, ho potuto unire la montagna e il Valdarno. Registrare in “buona la prima” racchiude la mia visione filosofico-artistica. La mia mente è maggiormente compositiva, e questo tipo di registrazione lascia, per via di cose, spazio agli errori. Siamo abituati alla spasmodica reicerca della perfezione, quando invece un errore può rivelarsi magico.”

Come ti sei avvicinato alla musica e al pianoforte? L’artista:”Mi sono avvicinato alla musica, da piccolo, tramite mio padre. Ho iniziato a studiare su una pianola piccolissima. Mio padre aveva moltissimi vinili che spaziavano nei generi musicali; poi le prime lezioni da privatista fino a quando ho conosciuto Fabrizio Ottaviucci, il mio maestro, il maestro di una vita, un grande pianista di livello internazionale. Con lui ho imparato a parlare attraverso il pianoforte e a vivere la genuinità del momento. L’amore per la poesia è arrivato dopo. Ho pubblicato la mia prima raccolta nel 2014 e collaboro con le case editrici. Anche se sono due dimensioni differenti, ogni tanto questi due mondi si incontrano e con intelligenza si possono creare dei percorsi dove le due arti possono comunicare tra loro. “

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