Resta chiuso il pronto soccorso, i reparti viaggiano al minimo, l’ospedale rimane un punto di riferimento aziendale per i pazienti covid. Ma i Cobas chiedono certezze sulle prospettive presenti e future
L'ospedale Serristori resta ancora presidio Covid, con l'attività normale quasi ferma e il pronto soccorso chiuso, per lasciare spazio appunto ai posti letto per lungo degenza dedicati alle persone affette da Covid. Manca, però, una prospettiva certa: quando finirà tutto questo e si riattiveranno i servizi ai cittadini? A chiederlo, in una nota, sono Domenico Mangiola e Andrea Calò del coordinamento COBAS P.I. USL Toscana Centro.
"L’Ospedale Serristori – spiegano – continua a rimanere uno dei pochi presidi completamente Covid dedicati, con reparti aperti per assistere pazienti provenienti dalle zone del Mugello, Firenze, Pescia, Pistoia, che di fatto lo classificano non più come ospedale per acuti ma come struttura intermedia di lunga degenza attualmente confinato a prendersi carico dell’emergenza pandemica. E così, mentre la Regione Toscana è investita dalle indagini della DDA di Firenze, l’intero establishment istituzionale di Amministratori valdarnesi e di Consiglieri regionali che si erano assunti l’impegno di potenziare e rilanciare l’ospedale Serristori sembrano svaniti nel nulla, lasciando carta bianca alla Direzione Generale USL Toscana Centro che ha sempre lavorato, nella figura del suo Direttore Generale dottor Morello, per smantellare e declassare l’Ospedale".
Secondo i Cobas, "i nemici del Serristori come Ospedale pubblico trovano un perfetto alleato nella pandemia in corso". La situazione attuale, all'interno del presidio figlinese, è questa: "Tutti i servizi che erano di primaria importanza per la presa in carico totale dei bisogni di salute della popolazione valdarnese sono ridotti al minimo o completamente cancellati. Ancora vergognosamente chiusi il Pronto soccorso, la Sub Intensiva, le sale Operatorie, il reparto di Chirurgia, l’Endoscopia, l’Odontoiatria e sono quasi azzerate le attività di cardiologia, radiologia, laboratorio analisi, farmacia interna e tutte le specialistiche ambulatoriali, creando ancora disagi alla popolazione costretta a migrare altrove (spesso nel privato dove continuano ad esserci focolai covid) o ad ingigantire la lunga lista di attesa".
"Bassissimo è il profilo gestionale delle Direzioni Sanitarie – accusano i Cobas – da quelle centrali a quelle di presidio, che alle nostre richieste sindacali sul futuro dell’Ospedale Serristori, sui mancati investimenti, messa in sicurezza e riqualificazione, sul ripristino dei servizi e attività, sull’adeguamento del personale medico, infermieristico e tecnico sanitario, danno risposte evasive e inattendibili. Non vengano a raccontarci che la riparazione del tetto dove alloggiano le suore o la messa a norma della scala monumentale all’interno del presidio, sono gli interventi che se pur giusti e attesi da tanti anni, rappresentano l’avvio del motore per il rilancio della sanità del Valdarno fiorentino".
Non manca l'attacco ai sindaci del Valdarno fiorentino: "Ci sorprende che, prima di darsi alla “macchia”, abbiano trovato il tempo in piena pandemia, a dicembre 2020, con i nostri lavoratori impegnati a contrastare l’emergenza, di ricostituire il carrozzone della Società della Salute Firenze sud-est, esperienza già fallita nel 2015, che drenerà una quantità esorbitante di risorse al fine di remunerare: un altro Direttore Generale, un altro Direttore Sanitario, un altro Direttore Amministrativo e una pletora di nuovi dirigenti".
Non solo: "Siamo fortemente preoccupati per la presenza di nuovi focolai epidemici all’interno di alcune delle case di cura convenzionate e di cui chiediamo come COBAS un immediato controllo e monitoraggio. Case di cura convenzionate alle quali sono state cedute pacchetti di prestazioni sanitarie ambulatoriali e chirurgiche/ortopediche, oltre che di attività diagnostiche e radiologiche che avrebbero potuto essere svolte in sicurezza dentro il presidio ospedaliero Serristori".
Alla luce di tutto questo, il sindacato COBAS P.I. USL Toscana Centro torna a chiedere che "l’Ospedale Serristori non continui, come sembrerebbe dalle direttive dell’attuale gestione, ad essere l’unico ricettacolo per i pazienti COVID della USL Toscana Centro, per questo chiediamo un immediato intervento degli Assessori Regionali al diritto alla salute e sanità Bezzini e alle politiche sociali Spinelli al fine di chiarire le prospettive immediate e future del presidio ospedaliero Serristori, compresa la riapertura di tutte le attività e servizi sottratti durante l’emergenza pandemica, mentre ricordiamo ai Sindaci del Valdarno fiorentino gli impegni assunti con i lavoratori e tutta la cittadinanza a favore del Serristori. Nel frattempo sono stati riattivati i primi incontri con comitati e la ricca rete dell’associazionismo che ha a cuore le sorti dell’ospedale Serristori per rompere il preoccupante silenzio attorno al presidio".