Il futuro di Sei e le forti preoccupazioni della Cgil per i servizi e i lavoratori: questi i temi al centro della conferenza stampa voluta da Cgil Arezzo. Oltre alla quota privata in crescita, e già oltre la maggioranza, nel mirino del sindacato anche le decisioni dei comuni in sede di Ato, i problemi relativi alle tariffe e ai servizi
Rappresenta già la maggioranza, la quota di società private dentro a Sei Toscana. La parte pubblica è scesa sotto al 50%, nel giro di pochi anni: per la Cgil è un vero e proprio campanello d'allarme. Tanto che il sindacato ha convocato una conferenza stampa per portare alla luce la situazione, e intervenire anche su altri aspetti relativi alla gestione dei rifiuti in Ato Toscana Sud, a cui appartiene anche il Valdarno aretino.
"Quando Sei Toscana ha iniziato la sua attività di gestore del servizio di igiene urbana – ha spiegato Massimo Tanganelli, coordinatore Cgil del settore igiene urbana per la Toscana sud – la sua composizione sociale vedeva una quota azionaria pubblica pari al 59%. Adesso siamo scesi al 48%. E questa deriva verso il privato non sembra destinata a rallentare. Il sistema pubblico ha perduto l'11% quando Comuni dell'area grossetana hanno deciso di non ripianare le perdite della loro municipalizzata ma di cedere le quote ad una società privata, Ecolat".
A preoccupare il sindacato, il progetto di ricapitalizzazione che è attualmente in ballo, "ma messo ovviamente in pausa sia dall'inchiesta giudiziaria che dal commissariamento". Si parla di 30 milioni. "Considerando la situazione finanziaria degli enti locali, appare evidente che questa ricapitalizzazione sarà in grado di spalancare la porta di Sei ad un potenziamento della quota privata". Secondo la Cgil le conseguenze saranno negative: "La parte pubblica, e quindi i comuni, potrebbe utilizzare gli utili per un contenimento delle tariffe o, comunque, per politiche di natura sociale verso le fasce più deboli. Il privato, invece, punta solo a incassare gli utili. Siamo quindi già di fronte ad uno snaturamento del progetto iniziale e quindi alla perdita del Dna pubblico di Sei".
Ma su questo e altri fronti, il sidnacato tira in ballo anche i sindaci. "In sede di Assemblea Ato – ha ricordato Cinzia Angioletti, della Rsu di Sei Toscana – ogni volta vengono date indicazioni sul contenimento dei servizi per poter risparmiare. Strade che venivano regolarmente spazzate tutti i giorni, adesso hanno questo servizio 2 o 3 giorni a settimana. Secondo i criteri stabiliti dell’Ato, un operatore dovrebbe spazzare manualmente, ogni giorno, 16 chilometri di strada. Lascio al buon senso di chiunque immaginare se questo sia possibile. Ogni operatore finisce per fare, e di corsa, un solo segmento del servizio. I cittadini si lamentano per gli abbandoni ma si devono domandare perché le ordinanze comunali non vengono rispettate".
C'è poi la questione dei lavoratori interinali, che in base al contratto nazionale non potrebbero essere più dell'8% della pianta organica, mentre secondo la Cgil in Sei Toscana sono circa il doppio. "E questo si verifica da anni: la precarietà è ormai ordinarietà".
E tutto questo si somma, infine, alla vicenda giudiziaria. "Siamo preoccupati per il futuro di questa azienda – ha commentato il Segretario provinciale della Cgil, Alessandro Mugnai – c'è il problema della privatizzazione che non è più un rischio ma una realtà concreta, sulla quale non abbiamo ancora ascoltato la valutazione dei Sindaci dell’Ato che devono invece, a nostro parere, concretizzare rapidamente una riflessione su quanto accadrà a questa azienda. L’inchiesta giudiziaria è un pessimo segnale ma non è l’unico problema di Sei. Da una parte abbiamo le proteste dei cittadini sui servizi e sulle tariffe, dall’altra la constatazione di una vicenda che non è stata gestita bene, tanto da rendere il commissariamento un atto dovuto. E pensiamo che i sindaci dovrebbero, ora, fare una riflessione, per la quale la Cgil è disponibile, sui processi di accentramento della gestione dei servizi pubblici".