Era probabilmente parte di un tratto della Strada Regia Aretina, che attraversava il Valdarno tra il Settecento e l’inizio dell’Ottocento, quel manufatto ritrovato a fine settembre a Incisa, nell’ambito dei lavori di scavo commissionati da Publiacqua per l’allacciamento del nuovo collettore fognario. Il cantiere era stato sospeso pochi giorni dopo l’inizio dei lavori, proprio nel momento in cui erano emersi questi ritrovamenti che facevano pensare ad un tratto viario dall’origine incerta: trattandosi di area considerata archeologicamente a rischio, l’archeologo nominato per seguire i lavori aveva immediatamente allertato la Soprintendenza.
Il punto del cantiere, all’altezza del semaforo fra via Roma e via Barberino a Incisa
È stato il dottor Pierluigi Giroldini, Funzionario Archeologo presso la Soprintendenza di Firenze, ad occuparsi del caso, fin dal primo sopralluogo del 24 settembre scorso. E oggi spiega a Valdarnopost: “Lo scavo ha confermato la presenza di una porzione di strada realizzata con un tenace battuto di terra e ciottoli, con direzione Nord-Ovest / Sud-Est leggermente divergente rispetto alla viabilità attuale. Il manufatto, già pesantemente intaccato in alcuni punti da lavorazioni moderne, era delimitato a Est da una struttura muraria in bozze squadrate di pietra legate con malta”.
Pur mancando “frammenti ceramici o altri materiali che permettano una datazione precisa”, Giroldini precisa che “in base alla tecnica di costruzione e alla cartografia storica disponibile è possibile ipotizzare che il tratto stradale individuato corrisponda a un pezzo della Strada Regia Aretina che attraversava il Valdarno Superiore connettendo Firenze con Arezzo in età granducale-lorenese”.
Terminati i sopralluoghi e gli approfondimenti, è arrivato anche il nulla osta per far ripartire i lavori, tanto che da ieri 7 ottobre Publiacqua ha già ripreso regolarmente gli interventi nel cantiere. Conclude il dottor Giroldini: “Dopo le opportune valutazioni la Soprintendenza ha disposto lo smontaggio controllato dell’infrastruttura per consentire la prosecuzione dei lavori. Nonostante la sua limitatezza, il ritrovamento costituisce un piccolo ma importante tassello per la ricostruzione dell’evoluzione storica del territorio, offrendoci nuovi dati sulle tecniche costruttive in uso tra XVIII e XIX secolo”.