La San Vincenzo de Paoli è un’associazione di volontariato di laici cattolici fondata nel lontano 1833, costituita con lo scopo di portare aiuto a tutti i bisognosi sia nel territorio italiano che oltre, collaborando in sinergia con i servizi sociali locali. La società si insedia nel Valdarno nel 1944 e da allora supporta gli indigenti attraverso la consegna di beni alimentari e contribuendo al pagamento delle bollette.
“Proprio quest’anno sono ottant’anni che la San Vincenzo opera a Montevarchi e nel Valdarno – spiega Mauro Anselmi, presidente della San Vincenzo de Paoli di Montevarchi. – Fino al 1970 eravamo l’unica associazione nel territorio che operava la San Vincenzo era l’unica associazione nel territorio che operava, come del resto in tutto il mondo: noi siamo in centoventi paesi, perciò siamo un associazione internazionale. In questo momento abbiamo circa 250 famiglie, circa mille persone, accertate perché noi i nostri dati li diamo al ministero, il quale attraverso il FEAD ci distribuisce alcuni viveri. Circa il 60% dei viveri che noi distribuiamo vengono dalla comunità europea e dallo Stato italiano.”
L’associazione richiede l’Isee alle persone che vengono a chiedere supporto, per assicurarsi che siano veramente bisognose e scoraggiare i furbetti. La San Vincenzo de Paoli non aiuta però soltanto consegnando alimenti: molte sono le storie e le difficili situazioni che i volontari si sono trovati ad affrontare e a risolvere, come il fornire accoglienza a ragazze madri.
“Negli anni ’70 avevamo molte ragazze madri, – racconta Anselmi – operavamo con loro in maniera piuttosto assidua, però avevamo molte difficoltà, perché trovando loro lavoro non potevano accudire i figli, per cui dovevamo trovare trovare persone che li guardassero.”
Costanza Patessio, vice presidente della SVdP in Valdarno, ci testimonia che ha dovuto affrontare un problema molto simile proprio come prima esperienza nell’associazione:
“Mi era stata affidata una ragazza nigeriana che doveva partorire. Qui non aveva agganci, perciò l’ho seguita finché il bambino non è nato. Si parla di dodici anni fa, durante i quali l’ho seguito nel percorso di crescita e ho continuato ad aiutare la madre. Quando ha avuto il secondo figlio, io sono diventata madrina di battesimo di questo secondo bambino. L’anno scorso mi telefonò dicendomi che qui in Italia non trovava sbocchi lavorativi e i bambini crescevano. Grazie ad un amica aveva trovato dei contatti in Francia e mi chiese un consiglio. Io le dissi di pensarci bene, il figlio più grande si era ormai inserito nell’ambito di Montevarchi. Lei prese la sua decisione, mi disse che sarebbe partita durante l’estate e mi chiese di aiutarla con il biglietto. Per un po’ persi le tracce, ma proprio venti giorno fa mi ha telefonato dall’Inghilterra dicendomi che si sono sistemati, lei ha cominciato a lavorare e sta svolgendo un corso per diventare infermiera. Mi hanno mandato una foto con scritto “Grazie Costanza ti pensiamo e ti ringraziamo”. Per me è molto gratificante vedere che la San Vincenzo riesce a fare anche questo, non ci sono solo brutte storie.”
“Queste sono soddisfazioni molto importanti – interviene Anselmi. – Volevo far notare una cosa: da noi tutti gli anni il 30-40% delle persone non viene più. Questo vuol dire che hanno trovato un lavoro o una sistemazione, e non hanno più bisogno di venire a prendere il pacco o di un un aiuto nel pagare le bollette. Questo crea un buon ricambio, dove le persone che abbiamo aiutato a rimettersi in piedi tornano in autonomia e cedono il posto ad altre persone che hanno più bisogno.”
Per saperne di più sulla San Vincenzo de Paoli in Valdarno, potete visitare il sito https://www.collegiatasanlorenzo.it/index.php/accoglienza/san-vincenzo-de-paoli