29, Marzo, 2024

Quattro valdarnesi a Floresta in Brasile per la missione della Diocesi di Fiesole

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Un mese in Brasile con i bambini del Progetto “Arte e vida” dove opera un altro valdarnese il vescovo don Gabriele Marchesi

Mentre tanti giovani stanno passando le vacanze al mare, in montagna o all'estero loro hanno scelto la missione diocesana di Floresta in Brasile guidata dal vescovo don Gabriele Marchesi. July Lapini, Caterina Becattini, Giorgia Girolami e Paolo Turini, responsabile delle Missioni per la Diocesi di Fiesole, rispettivamente di Figline, Incisa, San Giovanni e Montevarchi, sono partiti il 2 agosto e rientreranno in Valdarno il 25. 

Valdarnese, per la precisione di Incisa,  è anche il vescovo di Floresta, don Gabriele Marchesi, nominato da Papa Benedetto XVI nel 2013. Dal 1986 al 1997 è stato anche Parroco della parrocchia Santa Maria del Giglio a Montevarchi e dal 2003 opera come sacerdote "fidei donum" in Brasile, nella diocesi di Viana, nello Stato di Maranhão, nella quale svolge l’incarico di Parroco della Parrocchia São Pedro Apóstolo e Nossa Senhora do Rosário, Coordinatore per la Pastorale e Vicario Episcopale.

Il progetto "Arte e Vida", attuato all'interno della Missione di Floresta, è organizzato dall'Istituto culturale Raízes, dalla Diocesi e dalla Parrocchia di Floresta, all'interno di Pernambuco, stato del Brasile, la cui maggiore città è proprio Floresta.

Lo scopo del progetto è quello di offrire ai giovani, provenienti da famiglie disagiate, un'alternativa al vivere in strada. Molti di loro finiscono nelle maglie della criminalità e della droga: al centro Arte e Vida, invece, vengono coinvolti in attività legate alla musica, alla danza, alle arti in genere. Questi ragazzi, spesso violenti e ribelli, scoprono e abbracciano un diverso scopo nella vita. 

In maniera particolare viene insegnata la capoeira, un connubio tra l'arte marziale brasiliana e la danza passando attraverso la musica. Si tratta di una sintesi di lotta, acrobazie, canti e musica proveniente dal periodo schiavista in piena colonizzazione portoghese: gli schiavi africani, destinati alle piantagioni, si allenavano nei combattimenti utilizzando tecniche di attacco e difesa ma, per non insospettire i colonizzatori, la lotta diventava una danza.

 

I capoeiristi si dispongono a cerchio, suonano le percussioni e incitano i lottatori, che a due a due si confrontano con una tecnica unica, cantando. Per i ragazzi del centro di Floresta è una maniera per riscoprire le proprie radici per le quali vengono spesso discriminati.

 

I quattro valdarnesi in questi giorni si trovano al centro, ne seguono le attività e vi partecipano. Hanno anche portato i fondi raccolti grazie alle iniziative organizzate dalla Diocesi di Fiesole: risorse importanti affinchè "Arte e Vida" possa continuare ad aiutare tanti bambini e bambine che altrimenti conoscerebbero soltanto miseria, solitudine, criminalità e droga.  Torneranno il 25 agosto in Valdarno sicuramente con un bagaglio di esperienze che condizioneranno in positivo anche il loro futuro e per sensibilizzare ancora tante persone ad aiutare questi bambini brasiliani.

 

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