All’appello lanciato da Gianfranco Donato, uno tra coloro che nei primissimi anni ’80 insieme alla Caritas fece la scelta dell’obiezione di coscienza come alternativa al servizio militare, di ritrovarsi e confrontarsi con gli amici che hanno fatto parte di quell’esperienza, risponde Sauro Testi. L’ex sindaco di Bucine, che attualmente svolge la propria attività per la Cooperativa sociale Koinè, racconta quel periodo della propria vita. Una decisione la sua, all’inizio sofferta per una diversa formazione culturale e personale rispetto al mondo dell’associazionismo cattolico, che si è rivelata determinante per il suo futuro.
Dopo aver iniziato il servizio civile alla Casa di Riposo di Bucine, infatti, una volta terminata quell’esperienza, Sauro Testi ha continuato la sua attività nel settore del sociale, fino a diventare vicesindaco con delega specifica e poi sindaco di Bucine. I suoi ricordi sono ancora vividi. Insieme alle difficoltà incontrate nel partito per la sua scelta Testi racconta quanto invece quei 20 mesi siano stati costruttivi e formativi per il suo carattere, la sua crescita personale e professionale.
“Avevo 21 anni, venivo da una militanza pacifista e comunista, ero preoccupato a fare il servizio presso la Caritas. Non sapevo cosa ci potessi fare vista la mia storia e la mia cultura. La prima cosa che feci fu di prendere un appuntamento con don Mario Randellini che allora guidava la Caritas di Arezzo. E fu una sorpresa straordinaria. Trovai una persona disponibilissima: mi disse che non ero lì per aderire alle finalità della Caritas ma che la Caritas mi ospitava per fare un servizio civile secondo quelle che erano le loro regole ovverosia di fare un servizio vero, serio, e quindi di iniziare prima con il volontariato. Mi fu proposto un luogo complicato, perchè nessuno ci voleva andare, che era la Casa di Riposo di Bucine. E così feci”.
A distanza di tanti anni Sauro Testi ancora ricorda con piacere il periodo trascorso alla Casa di Riposo come un momento che tanto ha inciso positivamente sul suo futuro.
“Dopo il servizio civile sono rimasto altri due anni a fare l’animatore nella Casa di Riposo, un’attività che avevamo inventato io ed altri due obiettori. Ho poi seguito un corso professionale, sono andato a lavorare in salute mentale, ho fatto il vicesindaco con la delega alla Casa di Riposo e poi il sindaco. Questa opportunità che mi si è creata mi ha cambiato completamente la visione della vita ed ha marcato gli impegni lavorativi e sociali portati avanti. Tutti quei giovani, obiettori Caritas, che ho conosciuto hanno confermato nel tempo che non si stavano fuggendo da una responsabilità ma che stavano facendo un’esperienza importante che poi avrebbero restituito come valore aggiunto nella loro vita professionale o sociale alla comunità alla quale appartenevano”.
Per trovare altre testimonianze su quel periodo e su quella esperienza è stata aperta una mail alla quale si può scrivere per raccontare la propria esperienza: la mail è obiettori.arezzo@gmail.com