Continua il progetto migranti dell’amministrazione comunale di Figline Incisa. I cinque ragazzi hanno raccontato ai compagni la propria storia, come sono arrivati in Italia e in Valdarno, le sofferenze e le problematiche superate
Sheik Choton, Matobbar Lemon, Mullah Sherif, Agodo Raynold, Mohamed Helim: sono i cinque ragazzi bengalesi che, nella mattina, hanno incontrato all'Istituto Vasari di Figline i compagni di classe per raccontare la loro storia, dal viaggio all’impatto con la nuova realtà in cui si trovano a vivere, tra problematiche e superamento delle difficoltà. I ragazzi, infatti, grazie al progetto migranti realizzato dall'amministrazione comunale di Figline Incisa, hanno frequentato i corsi di cucina e sala dell'alberghiero. Presente il vicepreside del Vasari, Luciano Cambi, l'assessore alle politiche sociali, Ottavia Meazzini, e rappresentanti della cooperativa "Il Cenacolo" che si è occupata dell'inserimento dei giovani nella comunità e nella scuola.
Il progetto migranti del Comune prevede, infatti, oltre all’impiego dei richiedenti asilo in attività di volontariato accanto alle associazioni e agli uffici Servizi Sociali e Ambiente, anche un percorso di inserimento scolastico nell’Istituto “Giorgio Vasari” di Figline. Quella presentata nella mattina era la seconda fase.
Dopo la presentazione del progetto e della cooperativa Il Cenacolo la parola è passata ai cinque giovani migranti ospitati a Palazzolo. Alle due classi di studenti che li hanno accolti in due anni scolastici hanno raccontato la loro storia.
L'assessore Ottavia Meazzini ha spiegato le fasi del progetto e soprattutto ha sottolineato l'importanza dell'incontro tra gli studenti.
"Dopo due anni, finalmente riusciamo a far parlare in prima persona i migranti – spiega l’assessore Meazzini -. Questo incontro è importante perché ci permette di ascoltare per la prima volta le loro storie, le loro traversate, le loro esperienze. Sentiamo i racconti dei migranti solo attraverso i tg e ci sembrano sempre così lontani e quasi irreali, invece, grazie al rapporto instaurato tra i migranti ed i compagni di classe, grazie a questi mesi di frequentazione scolastica in cui hanno imparato a stare assieme cucinando nei laboratori di cucina, i migranti ci aiuteranno a sentire più vicini i racconti delle traversate, umanizzando questo fenomeno, che ci par lontano e incomprensibile. Questo momento di ascolto servirà a noi ed ai nostri ragazzi per guardare con occhi diversi i migranti, in modo più umano, cercando di immedesimarsi nei loro racconti”.