In commissione Sanità, presieduta da Enrico Sostegni (Pd), è stato illustrato il quarto rapporto dell’Osservatorio regionale toscano con il Dossier di Caritas Toscana: nel 2020 si rilevano 121mila persone, in Toscana, che vivono sotto la soglia di povertà
Sono i dati a confermare che la pandemia, nel 2020, ha di fatto aumentato la povertà anche in Toscana. In commissione Sanità, presieduta da Enrico Sostegni (Pd), è stato fatto il punto a seguito della presentazione del quarto rapporto sulle povertà in Toscana, curato dall’Osservatorio regionale toscano in collaborazione con Anci Toscana, e del “Dossier sulle povertà nelle diocesi toscane – anno 2020” di Caritas Toscana.
Cristina Corezzi (Regione Toscana) e Andrea De Conno (Federsanità Anci Toscana) hanno evidenziato come i numeri della povertà in Toscana siano aumentati con la pandemia, e come il rischio si possa aggravare ulteriormente quando gli effetti della congiuntura economica si faranno sentire ancora di più.
I dati mostrano che 121mila persone, in Toscana, vivono sotto la soglia di povertà, pari al 5,4% della popolazione. Erano 106mila (il 5,2%) nel 2019. In difficoltà si trovano soprattutto i più giovani, gli stranieri e le famiglie numerose: il 55% dei poveri ha meno di 35 anni, e la situazione di indigenza tocca le famiglie di immigrati nel 17,2% dei casi e il 15% di quelle più numerose, con almeno 5 componenti.
Nella fase post-Covid, ha spiegato De Conno, la povertà potrebbe crescere di 0,4 punti percentuali in Italia e dello 0,3 in Toscana. Tra i nuovi poveri non ci sono solo persone disoccupate, ma anche chi un lavoro ce l’ha, a qualche titolo: lavoratori precari e irregolari, autonomi e piccoli imprenditori. In questa fase, hanno sottolineato i tecnici, emerge la difficoltà degli attuali strumenti di politiche e servizi per il lavoro a dare risposta alle necessità delle persone più vulnerabili.
Affrontata in Commissione anche la questione del reddito di cittadinanza. In Toscana, i nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza sono il 42% del totale delle famiglie in povertà assoluta. Senza dubbio, è emerso, il beneficio economico aiuta nella quotidianità, ma si registra una mancanza di offerte di lavoro concrete. In definitiva il reddito di cittadinanza così come concepito “sembra incapace sia di cogliere la multidimensionalità dei processi di impoverimento sia di superare l’intervento assistenzialistico, con difficoltà per i beneficiari a costruire percorsi di reinserimento e inclusione sociale”.
Per questo, per fronteggiare le sfide di un fenomeno come quello della povertà, sempre più sfaccettato, è necessario “creare legami di collaborazione e di rete concreti e strutturati tra soggetti diversi” per dare risposte che non siano unidirezionali. Ilaria Bugetti (Pd), presidente della commissione Sviluppo economico e rurale e vicepresidente del Coordinamento usura, ha sottolineato come povertà e usura siano fenomeni fortemente interconnessi e ha proposto un lavoro comune. Invito raccolto dal presidente della commissione Sanità: “Faremo al più presto una seduta di Commissione per affrontare il problema unendo gli sforzi”, ha detto Sostegni. Anche Diego Petrucci (Fratelli d’Italia) ha osservato come spesso la gente si rivolga agli usurai dopo i tentativi di recupero credito; Andrea Vannucci (Pd) ha commentato che “il reddito di cittadinanza è una misura assistenzialistica, ma che non risponde alle necessità di chi cerca lavoro” e che “meccanismi di aiuto sul tipo ‘helicopter money’ non possono durare in eterno”.