22, Ottobre, 2025

“Pfas inquinanti eterni, non va tutto bene in Valdarno”: l’allarme di tre Comitati che hanno effettuato indagini e campionamenti

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“I PFAS sono inquinanti eterni, e in Valdarno non va tutto bene: ci preoccupano i valori estremamente elevati nel borro di Riofi, e intanto la nostra mozione è stata deliberata solo dal comune di Castelfranco Piandiscò”. Sono queste le dichiarazioni dei comitati “Acqua Bene Comune Valdarno (Forum Toscano Movimenti per l’Acqua)”, “Le Vittime Podere Rota” e “l’Associazione I’Bercio”, che anche a seguito delle indagini svolte da Greenpeace, si occupano dell’inquinamento legato a queste sostanze in Toscana. “Vogliamo ricordare – proseguono i comitati – i gravi effetti che i Pfas hanno sulla salute: agiscono sul sistema immunitario, aumentano il rischio di alcuni tipi di cancro, alterazioni endocrine, problemi riproduttivi e disturbi dello sviluppo, in seguito anche al rischio di bioaccumulo nell’organismo umano legato all’alimentazione”.

“Assistiamo tuttavia – proseguono i tre Comitati valdarnesi – alla latitanza della maggior parte della politica del territorio: abbiamo presentato a settembre dello scorso anno una mozione in tutti i consigli comunali della Toscana per chiedere studi e azioni concrete su questi inquinanti, ma allo stato attuale, in Valdarno solo il comune di Castelfranco Piandiscò ha approvato la mozione, nel comune di San Giovanni sono in corso eterne commissioni che ancora non hanno portato a nessuna mozione e presa di posizione, come il resto dei comuni Valdarnesi. Per questo motivo noi, come associazioni e cittadini, ci siamo autotassati e organizzati per effettuare alcune analisi autonome presso il laboratorio utilizzato anche da Greenpeace”. 

Si tratta di analisi che i tre Comitati hanno dunque svolto in autonomia, e con un obiettivo preciso: “Ribadiamo – sottolineano – che le nostre analisi non rappresentano un campione statisticamente significativo, ma hanno il solo scopo di sollecitare le istituzioni ad affrontare il problema. Le nostre analisi sono state mirate a rilevare questi inquinanti nelle acque superficiali di alcuni torrenti del territorio: Ciuffenna, San Cipriano, Riofi (che scorre vicino alla discarica di Podere Rota) Caposelvi (qui è stato analizzato uno scarico nell’area industriale di Levane), in Arno vicino al depuratore di San Giovanni e in alcuni pozzi privati vicini alla discarica. Abbiamo trovato tracce di Pfas in tutte le analisi che abbiamo fatto eseguire, ma sostanzialmente sono due i PFAS rilevati: uno utilizzato nelle galvaniche (6:2 FTS da 3 a 18,7 ng/l) e l’altro nella produzione di tessuti, carta, imballaggi, placcatura metalli, nel settore elettronico e in schiume antincendio (PFHxA da 3,7 a 8,1 ng/l). Il risultato che ci ha sinceramente allarmato è stato quello nel borro di Riofi che scorre parallelamente alla discarica di Podere Rota, dove il valore dei Pfas totali supera i 7300 nanogrammi/litro e ancora più preoccupante la presenza elevatissima di acido perfluoroottanoico (PFOA), di cui è già da tempo vietata la produzione e l’immissione in commercio perché classificato cancerogeno. Evidenziamo che la normativa italiana ha stabilito per il PFOS e per altre 5 molecole (PFBA, PFPeA, PFHxA, PFBS e PFOA) standard di qualità ambientale nelle acque superficiali, ed i quantitativi di PFOA trovati (2716,4 ng/l) superano a dismisura le quantità previste dalle norme (100 ng/l). Siamo seriamente preoccupati”.

Alla luce di questi risultati (qui il link con le analisi effettuate per conto di Comitati in diverse zone della Toscana), la richiesta ora alle istituzioni è di partire con un monitoraggio puntuale: “Vogliamo che le istituzioni, i Comuni interessati, si diano una mossa, che chiedano alla Regione, ad Arpat e all’Autorità di Bacino un monitoraggio del percolato della discarica di Podere Rota e del borro di Riofi, affinché, se i nostri dati trovano conferma, vengano prese misure per ripristinare gli standard di qualità ambientale. Riteniamo necessarie anche le analisi dei pozzi nelle vicinanze per verificare le possibili connessioni con il borro in questione e che vengano controllati gli scarichi delle industrie che utilizzano Pfas. Non ci bastano più le rassicurazioni, vogliamo verifiche, un monitoraggio attento della situazione e i relativi provvedimenti”.
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Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore
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