Cinque studenti con il professor Giuffredi stanno lavorando a gessi di Odo Franceschi, che portano ancora i segni dell’alluvione del ’66 a Firenze. Ora si rimuovono sporcizia e polveri: è la seconda fase di un progetto di collaborazione nato nel 2014, un ponte artistico fra Montevarchi e Bologna
Si è aperto in questi giorni, nello spazio Galeffi, il laboratorio scuola di restauro nato da una collaborazione fra Museo del Cassero di Montevarchi, proprietario delle opere oggetto di restauro, e l'Accademia delle Belle Arti di Bologna, da cui provengono i cinque studenti che ora sono al lavoro nei locali situati lungo via Burzagli, a due passi dal centro storico montevarchino.
Il progetto di collaborazione risale ad alcuni anni fa, e nel 2016 si è svolta la prima fase di questo restauro: ora, dunque, è partita la seconda. Nel complesso, riguarda una collezione di oltre 50 gessi dell'artista Odo Franceschi, donate nel 2011 dalla famiglia e conservate nel deposito del Museo civico del Cassero di Montevarchi.
"Qui si lavora a ripulire le opere dai segni del tempo e da quelli che lasciò l'alluvione di Firenze del 1966 sui gessi, custoditi nello studio fiorentino dell'artista e dunque alluvionati", hanno spiegato la direttrice del Cassero Federica Tiripelli e l'assessore Maura Isetto. "Un progetto che ha il duplice scopo di recuperare un patrimonio artistico importantissimo e, allo stesso tempo, offrire a questi studenti una vera e propria occasione di mettere in pratica quanto hanno appreso".
A guidarli, il professor Augusto Giuffredi. "Sui gessi – ha spiegato – viene applicata una sostanza gelatinosa, l'agar agar, la stessa che si usa anche in cucina. Stendiamo dei veli di questa sostanza, aspettiamo che asciughi e la rimuoviamo, portando via le impurità, la polvere, la sporcizia accumulata". Ogni passaggio viene documentato e catalogato dagli studenti, che completeranno anche l'archiviazione delle informazioni sulle opere. Poi spetterà al Cassero e al comune di Montevarchi trovare una sede espositiva adeguata.
Emozionato Guido Ragionieri, nipote dell'artista Odo Franceschi: "La nostra volontà era che le opere di mio nonno venissero adeguatamente valorizzate, e nel Cassero abbiamo trovato davvero l'interlocutore ideale. Per questo abbiamo donato al Museo le opere di mio nonno: e ora questo restauro è davvero sorprendente, restituisce nuova vita alle sue opere".