“L’avvio dell’iter per la realizzazione del nuovo ponte sull’Arno tra Figline-Incisa e Reggello slitta di un anno almeno. Anche stavolta, per l’ennesima volta, la Giunta non riesce proprio a dar seguito alle promesse e a passare dalle parole ai fatti”. Così la consigliera regionale della Lega Elisa Tozzi, al termine della seduta odierna della prima commissione del Consiglio regionale. Tozzi, reggellese, aveva già portato in Consiglio regionale la questione del secondo ponte di Figline.
A slittare, nello specifico, è l’avvio della prima fase di progettazione, per la quale erano stati trovati dei fondi specifici: “L’articolo 10 della legge regionale 97/2020 aveva previsto l’erogazione nell’anno corrente di un contributo regionale per finanziare uno studio di fattibilità per un nuovo ponte sull’Arno nel Comune di Figline Incisa – spiega Tozzi – oggi scopriamo che si rende necessario procedere al finanziamento non più del mero studio di fattibilità quanto della progettazione di fattibilità tecnico-economica relativa al medesimo intervento. Ma guarda un po’. La conseguenza è che l’intervento deve essere ‘rimodulato’ e quindi slitta, se tutto andrà bene, al 2022”.
“Dico ‘se tutto andrà bene’ – chiosa la consigliera regionale – perché l’erogazione del contributo straordinario è subordinata alla stipula di un accordo con i comuni di Figline Incisa Valdarno, di Reggello e degli altri enti pubblici eventualmente interessati. Si torna quindi all’incertezza più totale, alla faccia dei cittadini valdarnesi che da oltre un decennio attendono un adeguato collegamento tra la viabilità locale e le infrastrutture viarie statali e regionali”.
“Anche il raddoppio della presunta cifra messa a disposizione, 200mila euro anziché i 100mila previsti inizialmente, ha il sapore della beffa e serve solo a indorare la pillola. D’altronde, si può pure promettere investimenti per un milione di euro, se restano solo sulla carta. Ciò che in ultimo lascia basiti – conclude la consigliera regionale della Lega – è constatare come in un anno intero non si sia neppure messo mano allo studio di fattibilità. Riprova del fatto che il Valdarno da 30 anni sconta un deficit infrastrutturale che la Regione non si è mai interessata a colmare, nonostante la zona risulti potenzialmente molto attrattiva per gli investimenti”.