L’associazione Libera prende posizione sul tema dell’accoglienza dei migranti: “Non possiamo più far finta che non sia un nostro problema, anche qui in Valdarno”. E in una lunga lettera, fa appello anche alla solidarietà dei singoli cittadini
Accoglienza come unica strada da poter percorrere di fronte a un fenomeno migratorio che non ha precedenti nella storia dell'Europa. E che coinvolge anche il Valdarno: non solo per la presenza di decine di migranti ospitati in varie zone, ma anche per l'impegno che si sta attivando intorno al tema dell'accoglienza, e che sta dando vita ad una rete di solidarietà dalle maglie sempre più fitte.
Il messaggio di Libera Valdarno è anche un appello perché il modello dell'accoglienza diffusa sia quello vincente rispetto alle chiusure, di ogni tipo. "Quanto sta avvenendo in questi ultimi mesi alle porte dell'Europa e dentro i nostri confini non può non spingerci a una riflessione che investe l'intimo delle nostre coscienze. Le reticenze e le chiusure di frontiere a cui si assiste in queste settimane con continui cambiamenti di posizione da parte di leader e paesi, e l'incapacità che sta dimostrando l'Europa nella gestione del fenomeno, non possono non portarci a prendere posizione, a scegliere, a decidere da che parte stare. E sulla base di questa scelta anche agire di conseguenza all'interno dei nostri territori, dove i migranti sono già arrivati e altri stanno per arrivare".
Un appello alle coscienze, prima di tutto. "Scegliere se alzare muri e respingere persone, oppure soccorrere, accogliere e saper gestire l'arrivo di persone che fuggono dai loro luoghi di origine, dove la vita è diventata impossibile. Nessuno può tirarsi indietro, neanche il mondo politico locale, il mondo associativo delle nostre comunità e dopo la posizione presa da Papa Francesco, anche la chiesa del nostro territorio è chiamata ad agire all’interno delle proprie parrocchie".
Il coordinamento valdarnese dell'associazione Libera sposa dunque la posizione fatta propria da Don Ciotti. E in una lunga lettera aperta, spinge a proseguire sulla strada dell'accoglienza diffusa, dell'apertura. "Si sta lentamente raggiungendo la consapevolezza che questa migrazione biblica durerà anni e cambierà la nostra convivenza, e non possiamo più far finta che non sia un nostro problema, anche qui in Valdarno. Noi di Libera Valdarno riteniamo che debba partire anche dal mondo associativo locale, un messaggio chiaro e diretto, rivolto ai singoli cittadini, alle forze politiche e a coloro che sono chiamati ad amministrare la cosa pubblica".
"L'unica scelta possibile è quella dell'accoglienza e del rispetto della dignità di ogni singola persona. Un’accoglienza che debba essere organizzata e guidata perché si protrarrà nel tempo. Riteniamo – scrivono i responsabili di Libera Valdarno – che la scelta compiuta all'interno della Regione Toscana di un'accoglienza di piccoli gruppi di migranti in ogni singola comunità, nel rispetto del tessuto sociale dove le persone vengono ospitate e con la garanzia di una vita dignitosa per i profughi, sia una strada da perseguire e da diffondere".
Bene, dunque, le esperienze in corso a Montevarchi a Poggio San Marco, quelle di Terranuova, quelle che stanno per nascere nel Comune di Castelfranco-Piandiscò, a San Giovanni e a Pergine e le altre anche nel Valdarno fiorentino che si muovono in questa direzione. "Auspichiamo – aggiunge Libera – che le amministrazioni comunali, con più coraggio di quanto hanno fatto finora, riescano a superare difficoltà e reticenze e riescano a provare a concretizzare esperienze di questo genere, così come stanno chiedendo loro i Prefetti, soprattutto organizzando quei progetti di sostegno necessari affinchè l'accoglienza possa trasformarsi nel tempo in varie forme di integrazione".
E poi un appello a fare di più: "Auspichiamo che possano svilupparsi ulteriormente in Valdarno esperienze di inserimento dei migranti nel tessuto sociale dei territori come sta avvenendo con successo per esempio in realtà come San Giuliano Terme in provincia di Pisa, a Montemignaio e a Sestino in provincia di Arezzo, in modo tale che sia sempre salvaguardata la dignità di queste persone, dando loro la possibilità di rendersi utili all'interno delle comunità dove soggiornano in attesa della definizione delle loro posizioni. Chiediamo che le Amministrazioni comunali si facciano promotrici di attività concrete: organizzazione di corsi di italiano, piccoli lavori a favore delle comunità, sostegno ai centri che accolgono i migranti, attività collaterali che favoriscano un processo di integrazione e di reciproca conoscenza, di confronto attivo anche con i cittadini e i quartieri e le scuole dove queste persone vivono".
"Invitiamo le parrocchie – conclude la lettera di Libera Valdarno – a far proprio il messaggio di Papa Francesco di accogliere nelle proprie comunità alcuni migranti come segno concreto di solidarietà. Al riguardo salutiamo con piacere il richiamo che le Diocesi di Firenze, di Arezzo e di Fiesole con i loro Vescovi hanno già messo in atto nei loro territori. Proponiamo alle associazioni sociali del Valdarno di ritrovarci insieme, dando vita ad un tavolo sulla migrazione, per capire come il mondo del volontariato può collaborare concretamente con le istituzioni e con gli operatori del settore per favorire l'integrazione dei migranti nella comunità valdarnese. E infine invitiamo tutti i cittadini a mettere da parte paure e resistenze, a rifiutare risposte superficiali di chiusura, sapendo che il tema della migrazione non si affronta alzando muri e chiudendosi nella propria casa, ma aprendo la propria intelligenza e la propria conoscenza, cercando di capire cosa nel proprio piccolo è possibile fare per accogliere e ospitare".