Ultimo giorno per i 750 partecipanti al Treno della Memoria organizzato dalla Regione Toscana. Dopo i saluti e la partenza per Firenze è il momento anche dei bilanci
Termina il viaggio del Treno della Memoria organizzato dalla Regione Toscana e che ha visto il coinvolgimento di 750 persone di cui oltre 500 studenti. La mattina di giovedì è trascorsa scoprendo le bellezze di Cracovia. Nel piazzale della stazione di Plaszow il saluto da parte degli organizzatori e degli studenti. Tra questi anche i sette valdarnesi del Francesco Severi.
Mirko Mistretta, Riccardo Semplici, Giacomo Della Camera, Jlenia Leotta, Cristina Arostini, Alessio Tarchi ed Eleonora Cesari, delle quarte classi dell' Ite Severi di San Giovanni, accompagnati dalla professoressa Patrizia Pela, docente di diritto economia politica, hanno vissuto l'esperienza del Treno della Memoria. Dopo la partenza di lunedì 19 gennaio e la visita ai campi di Auschwitz – Birkenau e Auschwitz 1, anche per loro è arrivato il momento di tirare le somme. Sono stati giorni intensi e duri per l'impatto emotivo che i luoghi visti, con i loro significati e le loro tragiche conseguenze, e le testimonianze dei sopravvissuti hanno suscitato in ognuno di loro. Quello che ha colpito, in maniera particolare, gli studenti valdarnesi è stata la consapevolezza della capacità, purtroppo, dell'uomo di infliggere sofferenza e morte con ferocia e malvagità a un altro essere umano.
Mirko Mistretta: “I video mi hanno fatto venire un nodo alla gola. Facevano vedere persone, famiglie, prima della seconda guerra mondiale: erano normalissimi prima di essere uccisi a causa della diversità. Non dimenticare è importante perchè questo non succeda di nuovo”. Giacomo Della Camera: “Quello che mi ha più colpito oltre all'immensità di Birkenau sono state le condizioni alle quali i deportati erano sottoposti. Le voci di chi è riuscito a sopravvivere ci hanno fatto capire che nonostante l'uomo sia capace di fare tutto questo possiamo uscirne fuori”.
Riccardo Semplici: “Spero che non ricapiti più una situazione tanto tragica e allo stesso tempo tanto semplice”. Jlenia Leotta: “Mi ha fatto molto più effetto il campo di Auschwitz. Mi ha colpito il blocco 27: sopra i muri bianchi passavano le immagini delle famiglie mentre in altri vi erano i disegni dei bambini. MI ha fatto male pensare alla sorte dei bambini inconsapevoli di quanto stava accadendo”.
Cristina Arostini: “Oltre alla grandezza di quei posti mi ha colpito la grandezza del male che quegli uomini sono stati capaci di compiere con i loro simili. Grazie a questa esperienza e anche alle testimonianze dei sopravvissuti abbiamo il compito di far capire ai ragazzi della nostra età che tutto questo non deve succedere di nuovo”. Alessio Tarchi: “Sono stato colpito dalla cattiveria e la disumanità delle persone che hanno maltrattato uomini, donne e bambini. Dobbiamo lottare tutti perchè una situazione simile non si verifichi mai più”. Eleonora Cesari: ”Mi ha colpito la camera a gas che abbiamo visitato ad Auschwitz: ti fa vivere quello che hanno passato le persone”.
Ha tracciato, poi, un quadro preciso del viaggio e dei significati profondi e personali che ha rivestito per tutti l'insegnante del Severi che ha accompagnato i ragazzi in questo tragitto del dolore e allo stesso tempo della speranza.
Patrizia Pela, insegnante Diritto: “Spero che questo viaggio serva. Dobbiamo vincere il silenzio e questo senso di non volere affrontare la realtà, soprattutto i giovani”.
E per i giovani del'Ite Severi di San Giovanni l'insegnamento del viaggio in Polonia, in maniera particolare, è stato uno: in futuro mai dovrà ripetersi una tragedia simile. I giovani hanno un importante strumento per raggiungere lo scopo: il dialogo e la comprensione.
Le parole di saluto di Ugo Caffaz, anima e ideatore del Treno della Memoria, quest'anno giunto alla nona edizione dall prima del 2002.