28, Marzo, 2024

“La fine del mondo? Ecco alcuni modi per sopravvivere”, Francesca e Alberto li hanno scoperti

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Dal Polo Nord all’Etiopia, dall’Arizona al Giappone fino alle Hawaii per scoprire come la scienza si prepara per aiutare l’uomo ad affrontare la fine del mondo attraverso ibernazione, robot e vita su Marte

Girare il mondo per trovare le soluzioni che la scienza sta sperimentando per sopravvivere alla fine del mondo, intesa come cambiamento profondo della terra, e per poter finalmente rispondere alle domande che spesso i bambini fanno sul loro futuro. È per questo motivo che Francesca, di San Giovanni, e Alberto, originario di Pesaro ma residente in Valdarno, da sei mesi hanno intrapreso un viaggio intorno al mondo. 

"Si tratta di un progetto che abbiamo iniziato sei mesi fa – spiega Francesca –  fare cioè un viaggio intorno al mondo alla ricerca di ciò che l'uomo sta facendo per sopravvivere alla fine del mondo".

Alberto, poi, continua: "La prima domanda viene dai bambini: come sarà il mondo quando loro saranno grandi. La fine del mondo non è intesa com apocalisse ma come grande cambiamento: incremento demografico, saremmo nel 2050 10 miliardi di persone, modifiche climatiche, desertificazione di una parte della terra che comporterà maggiore migrazione e le guerre che saranno sempre purtroppo un'attualità. Per tutto questo ci domandiamo come vivremo tra 50 anni quando tutto sarà diverso. Risposte noi non avevamo e così abbiamo pensato di andare scoprire cosa la scienza stesse facendo."

Iniziamo insieme a Francesca e Alberto il viaggio che hanno intrapreso e che continueranno.

Polo Nord: "Siamo andati in un'isola accessibile solo per via aerea e dove vivono cinquanta scienziati provenienti da tutto il mondo. Qui viene studiato il cambiamento climatico. Poi ci siamo spostati a Longyearbyer, più a sud, in un bunker sotto i ghiacci che contiene i semi di tutta l'agricoltura mondiale".

Arizona e Detroit: "Qui abbiamo visitato due centri di crioconservazione, dove sono conservati circa 300 corpi di persone che hanno scelto di essere congelate in attesa che la scienza trovi il modo per riportarle in vita".

Etiopia: qui il viaggio si è incentrato sul presente del cambiamento climatico con la desertificazione. "La più feroce siccità degli ultimi cinquant'anni ha devastato il territorio".

Giappone: "Abbiamo attraversato tutto il paese fino a sud.  Qui c'è un hotel gestito soltanto da robot. Alla reception ci sono due velociraptor e un umanoide. Il robot porta la valigia in camera, un altro fa le pulizie".

"Siamo risaliti a nord, ad Osaka, e qui abbiamo incontrato il padre degli umanoidi, Hiroshi Ishiguro, il creatore di questi robot simili all'uomo in modo impressionante. Lui mette attenzione a tutti i particolari come il volto e il battito delle ciglia. Abbiamo passato il tempo con la sua segretaria, un umanoide di nome Erika che lui dice essere la più intelligente e bella del mondo: per creare gli altri fa il calco di persone esistenti, per creare invece Erika ha messo insieme la bellezza di 25 donne giapponesi. Erike riesce a interagire e a dialogare con le persone. Le mancano però la volontà e le emozioni".

"A Tokyo abbiamo visto un piccolo robot che ci ha colpito in maniera particolare: è usato in trecento ospizi perchè riesce in maniera impressionante a interagire con gli altri. Memorizza il volto, ricorda tutto quello che gli viene raccontato e pone anche domande. È utilissimo per i malati di alzheimer".

Hawaii: "Siamo saliti sulla cima del vulcano Mauna Loa che presenta un paesaggio simile a quello di Marte con rocce rosse. La Nasa l'ha scelta per una simulazione di un anno di vita su Marte. Noi siamo stati lì nel giorno in cui si concludeva il progetto. Abbiamo incontrato gli astranauti che hanno vissuto in completo isolamento. La simulazione consisteva nel vivere in questa ipotetica casa che l'uomo potrebbe avere su Marte: hanno mangiato solo cibo in polvere, l'energia veniva da un piccolo pannello solare e quando non bastava dovevano pedalare sulla bici per crearla, si lavavano con shampoo secco e con 60 secondi ciascuno di acqua la settimana, quando uscivano dovevano indossare la tuta spaziale".

"Abbiamo potuto carpire che c'è stato un grande studio sulla loro psiche. Hanno sperimentato la realtà virtuale: avevano visori grazie ai quali si creavano Avatar sulla terra e attraverso loro incontravano parenti e amici. Hanno incontrato i parenti nel giorno del ringraziamento per esempio. Due società li osservavano e in base alle problematiche che stavano affrontando gli introducevano elementi che potessero aiutarli nei momenti difficili".

"Gli astronauti hanno cercato di coltivare un piccolo orto trasformando i gas presenti su Marte in batteri. Hanno coltivato insalata, radici, un girasole".

Il viaggio di Francesca e Alberto non è terminato: "Ripartiremo a Novembre per andare in  Etiopia: abbiamo deciso di regalare un pozzo alle popolazioni colpite dalla carestia. Per questo abbiamo coinvolto i nostri bambini: gli abbiamo chiesto di devolvere a questa causa i regali dei loro compleanni. E loro hanno accettato volentieri".

Ma qual è adesso la loro soluzione probabile per sopravvivere alla fine del mondo?: "Sto immaginando che tutti i progetti realizzati dalla ricerca scientifica possano andare di pari passo: uno dei grandi problemi irrisolti, per esempio, è che durante il viaggio per andare su Marte, che dura sette mesi, il corpo umano, con l'assenza di gravità, sarebbe messo malissimo. Magari se riescono a congelare un corpo e a farlo partire insieme a un robot e a semi congelati, forse, sarebbe possibile vivere su un altro pianeta".

Francesca e Alberto raccontano le proprie esperienze su moonspectator. com e sulla pagina Facebook

 

 

 

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