Ad oggi, Montelungo è noto per la chiesa di Santa Maria e le esperienze estive che, ormai da anni, accompagnano i ragazzi della Parrocchia di Terranuova Bracciolini, ma non tutti sanno che nel XV secolo in questo luogo sorgeva anche un castello con una sua comunità.
La storia della comunità di Montelungo non è di facile ricostruzione. Del Castello, purtroppo, rimane soltanto qualche brandello di antiche mura sotto la vegetazione, difficili da raggiungere, così come la sua memoria e la causa dell’abbandono dei cittadini rimangono sotto un alone di mistero. Tra il 1989 e il 1990, alcuni alunni della scuola media terranuovese “Giovanni XXII” assieme al professore Carlo Fabbri hanno tentato di ricostruirne, però, la storia, sia recandosi nel luogo sia consultando i vari archivi storici. Il risultato di tale studio si è tradotto in un opuscolo dal titolo “Montelungo. Una comunità del contado fiorentino nel Quattrocento”: “Del castello di Montelungo, che si trovava nel territorio dell’attuale comune di Terranuova Bracciolini, in prossimità della strada provinciale dei Sette Ponti, oggi non resta pressoché alcune traccia”.
Tuttavia, sebbene ora in questo luogo rimanga solo la Chiesa di Santa Maria, nel Quattrocento vi abitava un’ampia comunità, fiorente e prospera, come è accertato dai catasti fiorentini di allora. Nel 1427, infatti, ben 218 persone abitavano nell’area del Castello, per la precisione: 172 all’interno di esso; 26 nella Villa di Paterna e 20 nelle vicinanze dell’odierna Gropina. Come spesso accadeva, ai tempi, il sostentamento lo si trovava direttamente nella terra e quindi nell’agricoltura, a Montelungo la maggior parte dei suoi residenti lavorava i propri terreni e si arrangiava per sopravvivere; mentre la parte restante si recava a Terranuova per svolgere altre mansioni. Vi si coltivava grano, vite e olivi, tutti cibi adatti alla vendita e al proprio sostentamento: la comunità era legata anche al Mulino di Loro Ciuffenna per la macina del grano e possedeva un frantoio all’interno delle proprie mura, si legge nel libro di Carlo Fabbri: “Tutte le famiglie erano obbligate per statuto a portare a macinare grano e olive al mulino e al frantoio comunali“.
Il Castello di Montelungo faceva parte della podesteria di Terranuova Bracciolini, ma questa perduta comunità aveva anche una sua organizzazione interna. Un proprio statuto vigeva, così come un consiglio comunale di 10 membri eletti si riunivano per parlare delle necessità al centro di Montelungo, a capo della comunità vi era un “rettore” che aveva il compito di amministrare le entrate e le uscite e, a turno, era designato un “camarlingo” per riscuotere le tassi che dovevano versare alla repubblica fiorentina. Una comunità del quattrocento, quindi, che si presentava come molte altre in Toscana, ma che improvvisamente scomparve nel nulla.
Anche lo storico Repetti ha cercato di ricostruire, in parte, la sua storia: il Castello di Montelungo risultava già presente nel 1230, in un documento dei Conti Guidi nel quale essi rammentavano i loro numerosissimi castelli sparsi nella Vallata. La sua storia, però, risulta frammentata, essendo il Castello passato da un padrone all’altro molto frequentemente. Repetti afferma che, intorno alla metà del 1800, tutta la popolazione abbandonò gradualmente il borgo con la conseguente rovina del castello, della mura e delle abitazioni. Infatti, nemmeno l’antica Chiesa sopravvivesse: l’edificio che ancora oggi si erge in mezzo ai campi di ulivo è stato costruito solamente fra il 1932 e 1934, con un progetto dell’architetto Antonio Bizzelli, il quale fece demolire la precedente struttura per costruirne una nuova dal principio, ma riutilizzando una parte del pietrame precedente. La nuova facciata realizzata risulta molto d’impatto, grazie alla muratore in filari di mattoni rossi e la decorazione sopra la porta d’ingresso. Salendo con lo sguardo, poi, si trova una cornice marcapiano in mattoni e pietra dentro un arco in mattoni, nel quale si staglia una finestra a tre fori con archetti e colonnine. Invece, l’interno risulta molto più semplice e lineare, anche se, come si legge nella ricerca di Carlo Fabbri: “Fino a qualche anno fa vi si conservava ancora un’antica icona con Madonna e Santi, opera di Margaritone, ora trasferita, dopo un accurato restauro, nel museo medievale e moderno di Arezzo. Sulla parete esterna di una capanna attigua alla chiesa si nota- unica testimonianza antica- un’incisione epigrafica in lettere gotiche, probabilmente risalente al XIV e XV secolo, vi si legge: A.P. M. – Nicolao“.
Molto spesso succede di passeggiare in dei luoghi, che col tempo divengono parte della quotidianità e accade che molto spesso vengano dati per scontati, anche se nascondono una storia atipica. Non è certo un caso isolato quello dell’antico Castello di Montelungo, ma la sua particolarità risiede, forse, proprio nell’assenza: non vi sono mura, case, ricordi, tante memorie scritte o tramandate, ma quella comunità è esistita veramente e magari un giorno verrà scoperto il motivo dell’abbandono di Montelungo.