Finanziamento da 300mila euro per il tratto di ciclopista che attraversa il comune di Montevarchi: ma il gruppo di opposizione sottolinea le carenze. “Manca il ponte sul Giglio, non si sistemano gli argini, manca una vera visione organica”
Un progetto con troppe carenze: è questa la critica del movimento politico Prima Montevarchi al tratto di Ciclopista dell'Arno destinato ad attraversare il territorio montevarchino. Un progetto finanziato dalla Regione Toscana, nell'ambito del piano per la Ciclopista dell'Arno, con 300mila euro. Altri 50mila sono a carico del comune di Montevarchi. Ma sono somme insufficienti, secondo il gruppo di opposizione.
"Arriviamo alla programmazione 2016-2019 e, a una nostra osservazione, ci viene risposto che c’è la conformità urbanistica in quanto l’opera si attesterà su sedimi esistenti e non c’è bisogno che sia riportata nel regolamento urbanistico. Ed ecco cosa si scopre allora: il progetto non comprende il ponte sul torrente Giglio, indispensabile per garantire il collegamento con il nuovo ospedale, già realizzato da San Giovanni: senza il ponte sul Giglio quale ciclopista dell’Arno? Dove sta la continuità?.
Non solo. "Non prende in esame la risoluzione del tratto in frana diffusa e profonda presente nell’anello ciclabile consolidato all’Arno, impone la realizzazione di un tombino scatolare sul borro di Spedaluzzo, che insieme alla sistemazione degli argini comporterà una spesa che da sola si mangia oltre un terzo dei 350mila euro disponibili; inoltre, prevede di allargare il nuovo ponte della Variante alla Sr69 sul torrente Caposelvi ma non il collegamento tra questo e la rotatoria del cimitero di Levane, dove gli inviti ciclabili sono realizzati ma interclusi".
Infine, il nodo dei collegamenti: "Dall’anello ciclabile esistente (e in frana) dopo la Colonia, si dovrebbe arrivare nei pressi di Bocca d’Ambra e da qui proseguire dalla casa in rovina lungo l’argine, andare verso il Pateresso e da qui salire sulla scarpata della variante e andare a morire al nuovo ponte sul Caposelvi! Montevarchi, invece, ha bisogno di un collegamento ciclabile dal centro alla Colonia, e gli argini del Dogana recentemente ristrutturati possono agevolmente essere attrezzati; di un collegamento ciclabile dal quartiere Giglio che attraverso la messa a senso unico e a traffico selezionato di via Verdi porti al ponte da costruire alla foce del Giglio; e di un collegamento ciclabile che dallo stadio di Levane porti a Bocca d’Ambra".
"Una classe politica autorevole – conclude Prima Montevarchi – avrebbe dovuto pretendere che nel progetto della variante alla Sr69 fosse inserita la ciclopista, e che le arginature e gli ambiti spondali dell’Arno e dell’Ambra fossero risanati dalle frane in atto da oltre un decennio".