L’ex sindaco di Cavriglia spiega i motivi che lo hanno indotto a ritirare la candidatura a consigliere per la consultazione degli iscritti in vista delle elezioni regionali del maggio prossimo. “È un meccanismo che non ci consente di partecipare: se Cavriglia lo avesse fatto avrebbe accettato l’idea che un iscritto del luogo è molto meno importante degli altri”
È arrabbiato ma soprattutto deluso Ivano Ferri, ex sindaco di Cavriglia, per essere stato costretto a ritirare la propria candidatura in vista delle elezioni regionali del mese di maggio, ma ancora di più lo è per il comportamento di alcuni sindaci valdarnesi e della segreteria provinciale del Pd che hanno accettato regole da lui ritenute “non democratiche”. È un fiume in piena e non risparmia critiche a nessuno.
In vista delle elezioni regionali Cavriglia aveva chiesto le consultazioni tra gli iscritti per scegliere i candidati. La segreteria provinciale di Arezzo ha redatto un regolamento che doveva essere sottoscritto dai nove segretari delle unioni comunali valdarnesi del partito e dai quattro candidati: Ivano Ferri, Simone Tartaro, Chiara Galli e Valentina Vadi. Ma il punto 2 dell'articolo 8 del regolamento ha rimesso tutto in discussione perchè Ferri si è rifiutato di accettarlo e ha ritirato per questo la candidatura.
Il punto recita: “al voto espresso da ciascun iscritto sarà dato un valore ponderato derivante dal quoziente tra il numero dei voti alle elezioni europee del comune di appartenenza e il numero degli iscritti del 2014 al partito democratico in quel comune, risulteranno indicati come proposte di candidatura l'uomo e la donna che avranno ottenuto complessivamente in Valdarno la cifra più alta sommando i voti ricevuti sulla base del valore ponderato suddetto”. Cavriglia, nonostante abbia il numero di iscritti più elevato in Valdarno ovverosia 300, ottiene il valore ponderato più basso ovverosia 12. Il regolamento adesso è stato accantonato: sarà la direzione provinciale del partito a stilare l'elenco di otto nomi per l'intera provincia aretina votati con i due terzi della stessa direzione. L'ultima parola potrebbe poi passare alla direzione regionale del Pd.
“È un meccanismo che non ci consente di partecipare: se Cavriglia lo avesse fatto avrebbe accettato l'idea che un iscritto del luogo è molto meno importante degli altri – tuona Ivano Ferri – Abbiamo quindi pensato che questa consultazione non fosse democratica e quindi deciso di non partecipare. Certo che è una sconfitta per Cavriglia, per il partito democratico, per il Valdarno: avevamo chiesto le primarie per individuare i candidati e ci sono state impedite. È strano che proprio il partito delle primarie decide per le elezioni regionali di non farle ma di individuare gli otto nominativi all'interno della segreteria provinciale riservandosi però la possibilità che la direzione regionale riveda i nominativi se non si è tenuto conto di tutti gli equilibri e delle sensibilità. Io non faccio parte di nessuna sensibilità del Pd, non faccio parte di nessuna corrente".
"Se le scelte si fanno con regole false come queste, che vedono un iscritto di Cavriglia valere pochissimo oppure le decisioni prese nelle stanze di una piccola oligarchia di nominati che pensa di fare le sorti del partito, io non posso essere uno dei candidati. Io lo sarei stato volentieri se fossi stato il candidato del Valdarno che usciva dalla consultazione dei cittadini, cosa che ci avrebbe consentito di parlare con la gente e preparare le regionali. Noi abbiamo fatto le primarie per scegliere i consiglieri comunali perchè abbiamo questa cultura, mi dispiace che il partito nato con questo spirito poi lo stia smarrendo soprattutto quando conviene. Io ho capito come funziona: ci sono persone che devono essere candidate al di là dell'interesse territoriale e quindi si organizzano le regole. Da una parte i candidati nominati dipendono molto dal partito e quindi sono manovrabili, dall'altra credo però che la democrazia e la forza sul territorio del nostro partito possano essere compromesse".
Ferri continua e incalza:
"Non sarò candidato non per scelta personale ma perchè mi è stato impedito. Tra l'altro chi ha scelto queste regole sono stati anche alcuni sindaci, quello di Terranuova è stato uno degli ispiratori, il sindaco di Bucine l'ha sposate subito: i sindaci sono figure istituzionali che dovrebbero garantire regole e democrazia, dovrebbero riflettere su quanto hanno fatto. Sono amareggiato perchè ho compreso che non c'è più la garanzia delle regole e della democrazia. Se il nostro segretario avesse accettato questo regolamento ne avremmo chiesto le dimissioni. Mi meraviglio che a Bucine nessuno si arrabbi quando hanno saputo che il sindaco e la segretaria del partito hanno accettato che il comune conti meno di tanti altri. Terranuova, poi, con 152 iscritti propone queste regole e le sostiene: sono di più i nominati nelle loro società partecipate che gli iscritti al Pd. Ci vorrebbe più pudore e rispetto".
Infine Ivano Ferri spende due parole anche per la segreteria provinciale del partito democratico di Arezzo.
"Mi sarei aspettato che la segreteria provinciale e il segretario, che avevano ritenuto tale regole sbagliate, fossero intervenuti. Se chi fa l'arbitro si scansa diventa difficile tutto. C'è dunque anche la delusione nel vedere che la segreteria non ha fatto niente quando ha visto che si facevano cose sbagliate. Lo fa invece quando gli portiamo i contributi delle 300 tessere, allora siamo importanti, dopo siamo un ingombro e un peso. Il radicamento di Cavriglia sul territorio è dovuto anche a tutti gli iscritti che sono un valore aggiunto importante. Il nostro numero vale in tanti casi, ma quando deve servire per la scelta del candidato del Valdarno ha il valore di un terzo rispetto agli altri. C'è dunque una stortura, si vede, ma nessuno ha fatto quello che doveva fare. Se si comincia imbrogliando si finisce ancora peggio. La politica deve riconquistare onestà, regole, garanzie, impegno, competenza e sostegno dei cittadini. Ringrazio Cavriglia che mi aveva candidato e l'unione comunale di San Giovanni che mi aveva dimostrato sostegno ma non ci sono le condizioni perchè tutto possa andare avanti".