Il sottoufficiale non ha niente a che fare con lo spaccio di droga, è accusato di corruzione. Secondo l’accusa avrebbe cercato di favorire uno degli indagati nella sua richiesta di permesso di soggiorno ricevendo in cambio un’automobile
Interrogatorio di garanzia questa mattina davanti al Gip del Tribunale di Firenze Anna Liguori per un maresciallo dei carabinieri, residente a San Giovanni ma operativo ad Arezzo, accusato di corruzione. Il nome è saltato fuori nel corso dell'operazione Sottotraccia 2 anche se non c’entra con il maxi-traffico di droga sgominato dai carabinieri e dalla Dda fiorentina che ha portato all’esecuzione di 30 ordinanze di custodia cautelare in carcere di persone che avrebbero fatto parte di due bande composte prevalentemente da albanesi, una con operativà fiorentina e l’altra aretina.
Secondo l’accusa il sottufficiale accusato di corruzione avrebbe cercato di favorire uno degli indagati nella sua richiesta di permesso di soggiorno ricevendo in cambio un’automobile.
Assistito dagli avvocati Antonio Bonacci e Samuele Zucchini il maresciallo ha affrontato l’interrogatorio di garanzia e si sarebbe difeso dichiarando di aver ricevuto la telefonata di un conoscente che gli avrebbe chiesto un interessamento per una pratica di permesso di soggiorno in favore di un albanese, uno dei fratelli poi arrestati, che lo stesso conoscente doveva assumere. Il maresciallo ha ammesso di essersi interessato ad aprile 2013 delle modalità ma senza mai sollecitare la pratica. Quanto all’auto, una vecchia Clio che gli sarebbe stata data in cambio del favore, il maresciallo ha asserito di aver contattato un conoscente, altro arrestato nell’operazione, per comprare un’auto per il figlio, di averla avuta e di aver contattato più volte lo stesso per pagarla. Gli avvocati hanno fatto istanza di libertà presso il Tribunale del Riesame.