La serata che si è svolta nella sala della musica è stata organizzata da Cresce San Giovanni e dal Coordinamento delle Liste civiche
Un centro storico, quello di San Giovanni, sul quale confrontarsi per trovare soluzioni che possano riqualificarlo e renderlo più fruibile dai cittadini e dai turisti. Sull'argomento è stato incentrato l'incontro organizzato nella sala della musica dal gruppo consiliare Cresce San Giovanni e dal Coordinamento delle Liste civiche. Tante le persone che hanno prso parte alla serata. Dalla discussione è scaturita la necessità di puntare adesso sul turismo a livello valdarnese: uno strumento che potrebbe avere ricadute importanti.
Ha introdotto la serata Francesco Carbini, capogruppo di Cresce San Giovanni che ha ripercorso i vari aspetti legati al centro storico e alla città. Carbini è partito dai lavori effettuati negli anni '80 che hanno riqualificato l'area. "Per questo per anni San Giovanni è stato il Comune più appetibile negli studi di marketing per iniziare nuove attività dopo Firenze, Arezzo e Siena. Bisogna essere capaci di riattivare certi interventi alla luce delle nuove normative e consapevoli degli attuali limiti degli Enti locali. Ci si attivi presso la Regione per avere finanziamenti mirati. Il Comune deve dare segnali di fiducia e speranza a coloro che soprattutto investono nel centro storico. Il nostro centro ha tutte le caratteristiche di un vero centro commerciale naturale".
Carbini ha puntato l'indice contro la Ztl, i parcheggi a suo dire con costi esosi rispetto a tanti altri, la destinazione a commerciale di parte dell'area di Sant'Andrea acquisita da Unicoop Firenze, "sarebbe la morte del centro storico. In quell'area abbiamo sempre auspicato attività produttive e artigianali con incentivi a fondo perduto". Sicurezza: "Facciamo intervenire maggiormente i vigili urbani e le telecamere".
Non poteva mancare il tema di Borgo Arnolfo: dopo aver ritratteggiato la storia dell'opera incompiuta, dalla vendita della Asl fino all'acquisizione da parte del Consorzio Etruria e all'attuale situazione che vede l'attesa della decisione del Tar per sbloccare la situazione, Carbini ha posto interrogativi sulla sua destinazione futura. "Quell’intervento non è piovuto dal cielo; è il frutto di scelte urbanistiche politiche e amministrative che hanno cercato di interpretare il tema del recupero e della rigenerazione urbana senza sottrarsi alla sfida che veniva allora posta, tema su cui si confrontano ancora oggi tutte le città europee. Si tratta di scelte sbagliate? Può darsi. Ma quali erano le alternative? Non certo l’abbattimento del complesso ospedaliero e la realizzazione di uno spazio verde, (come sembra qualcuno ipotizzi oggi). Con quali risorse si poteva allora intervenire? Non c’era altra soluzione che governare un processo di trasformazione che vedeva pubblico e privato impegnati, ognuno per la sua parte, a dotare la città di nuove funzioni e a completare quel progetto complessivo di riqualificazione urbana in cui questa città ha da sempre creduto. Purtroppo, bisogna riconoscere e prendere atto che questo intervento non ha avuto fortuna".
"Ci dirà il Tar chi ha ragione, ma se per caso i giudici dovessero dare ragione al Comune con conseguente acquisizione dell’area (almeno così ce l’ hanno raccontata in commissione consiliare gli avvocati esterni dell’ Amministrazione), credo che si dovrebbe aprire una franca discussione sulla sua destinazione e sulle risorse che dovrebbero trovarsi, stante la impossibilità finanziaria attuale dell’Ente. Dovremo creare le condizioni affinchè qualche investitore ci creda, con una rivisitazione di quanto previsto in origine. Non credo, infatti, che si incoraggino nuovi operatori ad intervenire nell’acquisizione di un complesso immobiliare quando politicamente non si propone alcuna prospettiva futura, anzi se ne ipotizza la demolizione con grande evidenza a mezzo stampa. Tra l’altro elemento non trascurabile è che, anche qualora scada il termine di validità del Piano di Recupero, affinché si proceda ad una diversa previsione nella pianificazione dell’area è comunque necessario passare da una variante al Regolamento Urbanistico (e forse anche al Piano Strutturale) affinché si proceda a cancellare l’attuale previsione. Variante alquanto complessa da motivare e sostenere. Ma anche qualora fosse possibile agire in tal senso, con quali soldi si pensa di operare? Con la sola escussione della polizza posta a garanzia delle opere di urbanizzazione? E l’escussione della polizza serve per completare le opere di urbanizzazione non certo per l’abbattimento dell’immobile".
"Crediamo – ha concluso Carbini – che per rilanciare il centro storico e quindi la nostra città si debba ripartire dai temi che a più riprese, e anche stasera, abbiamo sollevato. Dobbiamo preservare e valorizzare bene quel che abbiamo ( ed è tanto!) ma anche pensare in grande, avere una prospettiva d’avvenire, non limitarsi a cullarsi sugli antichi allori. Dobbiamo essere capaci di coniugare competenze e serietà. Dobbiamo ( e questo è il nostro impegno ) essere pronti al dialogo con tutte le forze sane ed operose della nostra città senza pregiudizi e con rinnovato ottimismo".
Dopo Beatrice Benelli, presidente dell'Ordine degli ingegneri della provincia di Arezzo, che ha affrontato l'argomento dal punto di vista urbanistico, hanno puntato l'attenzione sulla necessità di sviluppare il turismo e di creare un polo valdarnese Maurizio Baldi, presidente area Valdarno Confartigianato imprse Arezzo, Fabio Mascagni, presidente CNA Valdarno, e Laura Cantini, responsabile delegazione Ascom di San Giovanni che ha sottolineato quanto il turismo possa essere un importante volano di sviluppo per tutto il territorio.
"Non c'è stata desertificazione – ha affermato Andrea Frosali prasidente dell'Associazione residenti centro storico ed ex assessore – nè nelle residenze nè negli esercizi commerciali. Il nostro è un grande centro storico". Frosali ha poi chiesto soluzioni per il degrado e la sicurezza.
A prendere la parola, poi, è stato Mauro Tarchi, per due legislature sindaco di San Giovanni. "È giusto ripensare il centro storico ma bisogna partire anche dalla constatazione che ci sono limiti oggettivi. Focalizzarsi sulle necessità del commercio mi sembra che non aiuti al rilancio del centro storico. Penso invece che dobbiamo andare oltre i suoi limiti e i suoi spazi. Il futuro della città antica non può essere considerato altra cosa da quello, per esempio di Oltrarno e dell'area a nord. Se una città non riesce a fare scelte dialoganti e complementari non costruisce il quadro di riferimento per il suo sviluppo e quindi non sviluppa e tutela la sua area antica. Bisogna pensare a San Giovanni oltre le mura storiche."
"Credo sia giunto il momento di trovare elementi di novità e di cambiamento che incidano anche sulla parte antica della città. Per esempio la Ferriera: questa non è più la città dell'acciaio bisogna pensare a un'altra storia. Non farlo significa condannare le acciaierie a una fine oggettiva. E' doveroso parlarne perchè si apra una prospettiva nuova in quell'area: può rappresentare una nuova stagione di crescita e di sfida per il centro storico. L'area è il doppio del centro storico. Sono grandi scelte. Come per l'area a Nord: come si fa a insistere che ha una propensione industriale e a non affrontare il tema della residenza e del commercio come momento di crescita e di aiuto al centro storico?".
La cultura: "Abbiamo consumato una stagione eccessiva di sagre: spostano il livello della qualità in maniera impressionante. Gli eventi devono essere pochi ma buoni: non c'è sempre Masaccio ma possiamo qualcosa di meglio della sagra dello stufato. Poi i luoghi della cultura: sono stati individuati nella casa del fascio e nel cinema teatro Bucci".
L'ultimo a prendere la parola è stato il sindaco di San Giovanni Maurizio Viligiardi che ha replicato punto per punto a tutte le critiche rivolte alla sua amministrazione. "Sono 26 anni che abito nel centro storico e io mi ci trovo molto bene. Qui si vive meglio rispetto ad altre parti del Valdarno. Negli anni, nonostante le tante difficoltà, abbiamo cercato di mantenere vivo il centro anche attraverso iniziative e interventi che hanno valorizzato l'area. Chi viene da fuori ci riconosce un qualità della vita che da altre parti non c'è".
"Parcheggi: nei nove anni della mia amministrazione abbiamo aperto un parcheggio da 130 posti al secondo piano di piazza Dalla Chiesa e un altro di 120 in via 2 giugno, abbiamo bilanciato i posti a pagamento e quelli liberi. Il costo dei parcheggi è immutato da quando sono sindaco. Non c'è stata una rivoluzione per chi viene a San Giovanni. Sant'Andrea: incentrare il ragionamento del Centro storico sulla destinazione di questa area è un falso problema. Io sono convinto che se ci fosse un insediamento di natura commerciale non causerebbe problemi al centro perchè è in un'area a vocazione produttiva che non può essere ad esempio un outlet. Si tratta di attività produttive che possono avere lì spazio per vendere i propri prodotti. È vero che siamo in crisi ed è vero che c'è stato un impoverimento del tessuto sociale e produttivo ma il gettito Irpef dei nostri cittadini non è cambiata".
Maurizio Viligiardi continua parlando di Borgo Arnolfo: "È stata un'operazione immobiliare andata male che colpisce la nostra città in maniera evidente perchè è all'ingresso del centro storico. Ma noi non possiamo stare fermi e aspettare che qualcun altro risolva il problema. (La convenzione e i permessi a costruire scadono dopo 10 anni per effetto dei 7 anni di vigenza e dei 3 anni di proroga). Il fatto di aver forzato un pò la mano credo serva per permettere a quella struttura di essere un po' appetibile. La valutazione con cui sono iniziate le aste era di 6.800.000 euro. Oggi quell'immobile con un valore a base d'asta di 2.400.000 euro è ancora lì, non c'è alcun interesse. Noi dopo la decisione del Tar dovremo decidere cosa fare".
Turismo e cultura: "Non abbiamo avuto bisogno fortunamente del turismo per vivere perchè vi eranno altre attività produttive che hanno garantito posti di lavoro e stipendi. Oggi cercare di trovare risposte nel turismo è elemento sul quale puntare. C'è bisogno di un progetto che mette insieme pubblico e privato, attività, e strutture ricettive. Abbiamo circa 6/700.000 visitatori annui. Credo che bisogna cambiare un po' mentalità però da parte degli operatori. Gestire il turismo estivo come abbiamo fatto sinora per i negozi è sbagliato. Sono quattro anni che chiedo almeno un mese di sperimentazione per spostare le aperture e gli orari arrivando fino alle 22.00. È inutile aprire i negozi alle 16.00 quando i turisti sono in qualche città d'arte o in piscina negli agriturismi. È assurdo chiudere alle 20.00 quando la gente potrebbe venire a San Giovanni magari anche per la cena. Il fatto che non ci sia un bar dove poter prendere un caffè di sera penso sia un grave handicap. Sarebbe interessante offrire al turista una panoramica valdarnese".