26, Dicembre, 2024

In Valdarno un’impresa su due opera nel terziario: commercio e turismo i settori più vivaci. Le richieste della categoria

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Confcommercio fa il punto: su quasi novemila imprese, la metà opera nel terziario, la maggior parte fra Montevarchi e San Giovanni. Quasi duemila quelle attive nel commercio. Paolo Mantovani: “Ci vuole più attenzione per il comparto, per i numeri che esprime anche a livello occupazionale”. Federica Vannelli: “Alle Amministrazioni chiediamo più concertazione su urbanistica, viabilità e sviluppo del turismo”

Un'impresa su due, in Valdarno aretino, opera nel settore terziario. Una su quattro è attiva nel commercio, per la maggior parte nei territori di Montevarchi e San Giovanni. Un quadro preciso, quello tracciato da Confcommercio Valdarno, che nel presentare i numeri dell'associazione lancia anche messaggi precisi alle amministrazioni comunali. 

I numeri

In Valdarno sono in totale 8.803, le imprese attive. Di queste 4.224, afferenti al mondo del terziario rappresentato dalla Confcommercio. In pratica, una su due (il 48% per l’esattezza), secondo il registro della Camera di Commercio di Arezzo aggiornato al secondo semestre 2016. E sono la componente più dinamica del sistema imprenditoriale del Valdarno. Il 51% delle aziende del terziario è concentrato nei comuni di Montevarchi (il 29%) e San Giovanni (il 22%). Il resto è sparso negli altri comuni del Valdarno.

Il ruolo di commercio e turismo

La categoria che impegna il maggior numero di imprese terziarie è il commercio (sia all’ingrosso che al dettaglio, di alimentari e non): 1.835 imprese su 4.224, di cui 557 a Montevarchi e 296 a San Giovanni. Gli imprenditori della rete distributiva sono in assoluto i più numerosi, circa il 21% del totale degli iscritti al registro camerale (8.803).

Buona anche la performance del turismo, con i servizi di alloggio e ristorazione arrivati a quota 594 (questi sono per la maggior parte a San Giovanni, 150; seguita da Montevarchi, 141), in crescita di 13 unità rispetto a due anni fa. In crescita costante anche i servizi di informazione e comunicazione, le attività professionali, quelle finanziarie e assicurative e, in generale, i servizi di supporto alle imprese.

Il dato negativo

I numeri mostrano che in dieci anni, però,il Valdarno aretino ha raggiunto un saldo negativo di 468 imprese (erano 9.271 in totale nel 2006): è il risultato della crisi che si è abbattuta soprattutto sui comparti della produzione e dell’edilizia, i più colpiti. 

Le richieste della categoria

I responsabili di Confcommercio di San Giovanni, Paolo Mantovani, e Montevarchi, Fedrica Vannelli, si rivolgono alle amministrazioni. “Anche in Valdarno l’economia si sta 'terziarizzando' – sottolinea Mantovani – per questo le politiche economiche dei vari enti territoriali dovrebbero essere improntate in modo più attento a questo comparto, per governare meglio il suo sviluppo, sostenerne la crescita e, soprattutto, favorire anche l’incremento occupazionale che può derivarne”.

“Alle Amministrazioni pubbliche chiediamo una più aperta e convinta concertazione delle politiche urbanistiche con la nostra categoria – aggiunge Vannelli – poi interventi di riqualificazione delle aree urbane a partire dai centri storici, e una programmazione di ampio respiro per valorizzare il richiamo turistico anche con gli eventi. Al di là dei confini amministrativi, su punti focali come la viabilità e il turismo i Comuni dovrebbero agire in piena sinergia. Il Valdarno deve pensarsi come area unica e integrata, altrimenti si perdono gli stimoli alla ripresa economica”.

Tra le richieste delle imprese anche un sostegno più deciso all’innovazione, per favorire lo sviluppo di servizi avanzati e ad alto contenuto tecnologico, “nei quali i giovani potrebbero dare un contributo eccellente”. Sul fronte del credito, infine, “non guasterebbero politiche regionali più vicine alle piccole e medie imprese, ora troppo spesso ai margini nella spartizione dei fondi europei. Se è vero che il tessuto economico e anche sociale delle nostre città si regge sulla rete di microimprese commerciali e artigianali tipiche della migliore italianità, il futuro non può prescinderne”, concludono Mantovani e Vannelli.

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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