15, Novembre, 2024

‘In treno da Roma a Firenze’. Storia della direttissima e della discussa decisione del suo passaggio dal Valdarno

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La ferrovia direttissima Firenze-Roma  fu realizzata nel 1977 e completata nel ‘92 con la possibilità di alleggerire il tempo di percorrenza a 1 ora e 35 minuti  – ma – la sua storia, l’ideazione completa del tratto compreso il passaggio dal Valdarno risalgono alle dissertazioni del 1800. A tal proposito, ne ricostruisce la storia il volume ‘In treno da Roma a Firenze’ di Edoardo Mori, citato a testimonianza della storia trattata.

Nei primi anni dell’800, quando la strada ferrata non era ancora comparsa sull’orizzonte delle moderne conquiste tecniche, l’itinerario stradale principe per recarsi da Firenze a Roma era quello attraverso Siena e Bolsena, seguendo l’antica “Strada Consolare Cassia.” Una rappresentazione figurata del percorso, che segue le continue ondulazioni dei terreni delle colline senesi e delle zone intorno a Viterbo, si trova allegata a un volumetto settecentesco intitolato “Direzione pe’ viaggiatori in Italia colla notizia di tutte le Poste e loro prezzi,” un antenato diretto e molto più pittoresco dell’odierno “Orario ufficiale della Ferrovia Italiana dello Stato.”

Il Viaggio da Firenze a Roma attraverso Siena – Da Firenze, si partiva in direzione di Tavernelle e Poggibonsi per raggiungere Siena. Uscendo da Siena attraverso Porta Camollia, si proseguiva per Buonconvento, Radicofani, Acquapendente, Bolsena, e, sempre marciando verso Roma, si toccava Montefiascone, Viterbo, Ronciglione, Baccano e La Storta. Questa era la penultima delle 22 Poste e 114, con le quali si suddividevano le 164 miglia dell’intero percorso.

L’Alternativa dell’itinerario attraverso Arezzo – All’itinerario attraverso Siena, c’era naturalmente sin da allora l’alternativa di quello attraverso Arezzo, Cortona, Perugia e Foligno, da cui si poteva proseguire fino a Roma seguendo la strada del Console Flaminio.

Nascita della Ferrovia: Studi per Collegamenti Ferroviari in Italia Centrale. La locomotiva a vapore fece la sua comparsa nella storia dei trasporti il 27 settembre 1825, sulla linea inglese tra Stockton e Darlington. Quattordici anni più tardi, il 3 ottobre 1839, venne aperto in Italia il primo tronco di linea ferroviaria tra Napoli e Portici. Questo fu seguito, il 18 agosto 1840, dalla ferrovia Milano-Monza, che divenne la prima linea italiana a essere elettrificata il 2 agosto 1899.

Molti studi furono dedicati alla diffusione del nuovo mezzo di trasporto. Nel 1845, un volume intitolato “Delle strade ferrate italiane e del migliore ordinamento di esse” fu pubblicato da Carlo Ilarione Petitti, un esule italiano in Svizzera. La sua opera costituiva una dissertazione imponente sulle ferrovie italiane e conteneva previsioni sulle linee ferroviarie future. Petitti considerava anche una possibile linea ferroviaria da Firenze a Roma come parte di una direttrice turistica di grande interesse, ma riconosceva la necessità di negoziazioni e convenzioni tra i due governi pontificio e toscano per realizzarla.

A seguito, nella sua dissertazione il Petitti con visione moderna sosteneva con l’intuito di grande conoscitore della orografia dei terreni che Roma sarebbe stata raggiunta, da Firenze, toccando Arezzo e Perugia (e non Siena o Grosseto, come altri volevano) e ciò perchè le valli dell’Arno, della Chiana e del Tevere erano già adatte ad accogliere una via ferrata dove l’orografia si presentava più facile delle tormentate colline a nord e ad ovest di Siena Petitti rimase per gran parte inascoltato, poiché nel sistema generale dei collegamenti fra i diversi Stati in cui era divisa la nostra penisola, si prefer avanzare in maniera circospetta, proprio costruendo tronchi «minori; quei tronchi che erano stati sconsigliati dal Petitti.

La Costruzione delle Ferrovie in Italia Centrale- La costruzione delle prime ferrovie in Italia fu un processo complesso. Molte linee vennero costruite per collegare le varie regioni dell’Italia, e le decisioni sul tracciato spesso coinvolgevano discussioni politiche ed economiche. Nel Granducato di Toscana, le sollecitazioni militari ed economiche spinsero alla costruzione della “Strada Ferrata Leopolda,” che collegava Firenze a Livorno. Questa ferrovia fu completata in varie fasi, con tratti aperti nel 1840 e nel 1848. Nel frattempo, si lavorava anche sulla costruzione di una ferrovia da Empoli a Siena, che passava per Arezzo. Questa linea venne chiamata “Centrale Toscana” e fu realizzata grazie agli sforzi di una società concessionaria che comprendeva cittadini senesi. La ferrovia arrivò a Siena nel 1849.

Tuttavia, la linea da Arezzo a Roma, in particolare, fu oggetto di discussioni e controversie. Alcuni sostenevano che il tracciato dovesse attraversare la Val di Chiana, mentre altri proponevano una rotta attraverso la Val di Tevere. Queste discussioni rivelarono la complessità delle decisioni riguardanti le ferrovie in Italia.

Nel frattempo le popolazioni del Valdarno, ma soprattutto quelle della provincia di Arezzo avevano elaborato un «programma per la formazione di un consorzio di municipi interessati alla costruzione della via ferrata da Firenze per Arezzo al confine romano e per la formazione di una società anonima comprensiva di tale consorzio». Pressato dalle richieste di tali popolazioni il Granduca concesse nel 1853 ad una società il privilegio per la costruzione di una linea da Firenze ad Arezzo lungo la valle dell’Arno. I lavori non ebbero mai inizio ed il Granduca con decreto del 16 agosto 1856 affidò l’impresa  ad una nuova società che costruì un primo tratto da Firenze a Pontassieve che peraltro non fu mai in grado di aprire all’esercizio. Nell’aprile dell’anno 1859 con la fuga del Granduca tramonta definitivamente il Granducato di Toscana. Vedremo a seguito come il proseguimento a sud delle sue ferrovie fu compito dei Governi provvisori, ma soprattutto del Governo Nazionale.

Il Proseguimento della Ferrovia Aretina – Le discussioni sul tracciato della ferrovia aretina continuarono, e le diverse opinioni portarono a una serie di dibattiti politici e decisioni governative. Alla fine, la ferrovia fu completata seguendo il percorso attraverso la Val di Chiana, con una diramazione che si sarebbe congiunta alla linea Roma-Ancona.

L’8 luglio 1859, venne aperto il tratto tra Arezzo e Orvieto, consentendo un collegamento ferroviario diretto tra Firenze e Roma. Successivamente, il collegamento fu esteso fino a Roma. La linea ferroviaria Arezzo-Roma rappresentava un importante passo nella creazione di una rete ferroviaria nazionale in Italia. Tuttavia, è importante notare che la costruzione di ferrovie nell’Italia dell’Ottocento era spesso complessa, con molte sfide tecniche, finanziarie e politiche. Le linee ferroviarie furono un importante motore di modernizzazione per il paese, ma richiesero anni di sforzi per essere completate e collegate in un’unica rete.

Il 12 febbraio del 1981 veniva approvata la legge 17 che prevedeva un finanziamento di lire dodicimilaquattrocentocinquanta miliardi sper l’esecuzione di un programma integrativo di riclassamento, potenziamento ed ammodernamento delle linee, dei mezzi e degli impianti e per il proseguimento del programma di ammodernamento e potenziamento del parco del materiale rotabile della Rete Ferroviaria dello Stato».

Apposito capitolo di tale legge prevedeva uno stanziamento di trecento-quindici miliardi per il completamento del quadruplicamento del binario della linea Firenze-Roma.

Parte di tale stanziamento per un totale di centoquindici miliardi veniva destinato al completamento dei lavori nei tratti in corso di esecuzione fra le interconnessioni di Chiusi Sud ed Arezzo Sud nonchè di Valdarno Nord e Firenze Sud. Con la somma residua si passò conseguentemente ai progetti definitivi ed all’appalto dei lavori, nel tratto da completare fra le interconnessioni di Arezzo Sud e quella di Valdarno Nord, per un totale di quarantaquattro chiometri. La cifra disponibile permetteva l’appalto per la costruzione della sede sul proseguimento da Arezzo Sud per venti chilometri (metà dell’intero tratto).

I lavori sono stati consegnati nel gennaio 1985 al Consorzio FE.S.P.I. (Eer-rovie dello Stato Piano Integrativo) e dovranno essere completati secondo contratto entro millesettecentocinquanta giorni, dalla data di consegna.

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