La decisione dopo l’annuncio da parte del gruppo consiliare del Pd di una mozione di sfiducia nei suoi confronti
Finisce in Procura e sul tavolo del Prefetto di Firenze la querelle tra la Presidente del consiglio comunale di Figline Incisa, Cristina Simoni, e la maggioranza Pd. Dopo la mozione di sfiducia, già depositata, con la quale il gruppo consiliare chiede la revoca del mandato della Presidente, adesso è l'avvocato Guglielmo Mossuto, legale rappresentante di Cristina Simoni, a parlare.
I motivi dell'attrito risalgono al mese di giugno quando la Presidente Simoni, nel corso del consiglio comunale, comunica di aver ricevuto "un gesto violento", sembra uno spintone, dall'assessore Mattia Chiosi. Parte d'ufficio la denuncia. Dal canto suo l'assessore Chiosi querela la Presidente del consiglio e si dimette dall'incarico. Nella seduta consiliare del 12 luglio Giunta e consiglieri della maggioranza abbandonano l'aula facendo mancare il numero legale per proseguire. Lo scorso 16 luglio il gruppo consiliare Pd deposita la mozione di sfiducia da discutere nel consiglio del 24 luglio.
Con un comunicato l'avvocato Guglielmo Mossuto informa di aver depositato presso la Procura della Repubblica di Firenze due diverse querele e di aver chiesto una valutazione al Prefetto di Firenze.
"Si è rivolta al mio studio la sig.ra Cristina Simoni, Presidente del consiglio comunale di Figline Incisa, la quale mi ha portato a conoscenza di una serie di fatti che ho ritenuto necessario esporre all'Autorità Giudiziaria in quanto trattasi di fatti che sono andati a incidere in maniera significativa nella vita personale della mia assistita e a pregiudicare il sereno svolgimento del suo incarico istituzionale".
"Per tale motivo ho ritenuto indispensabile depositare presso la Procura della Repubblica di Firenze due diverse querele attraverso le quali, a tutela della mia assistita, ho portato a conoscenza la Magistratura dei suddetti fatti e in particolare di quanto accaduto in data: 3 maggio 2018, a seguito di una profonda discussione sorta in seno all'Amministrazione municipale in merito alla regolarità dell'erogazione di contributi che erano già stati concessi dal Comune del Valdarno fiorentino ad associazioni del territorio aretino. Sulla legittimità di tali atti aveva già espresso delle perplessità il Presidente nella prima commissione, paventando un eventuale mancato rispetto dell'articolo 52 dello Statuto comunale, dubbi per i quali era stata richiesta la presenza in Consiglio dei Sindaci Revisori, istituzionalmente preposti al controllo della regolarità e conformità di rendiconto e bilancio".
"Vista la sussistenza dei predetti dubbi, la Presidente Simoni, in virtù del suo ruolo, aveva preannunciato il suo voto di astensione durante la votazione del rendiconto. Proprio questa comunicazione di astensione fu la causa scatenante della reazione di un assessore comunale particolarmente coinvolto dalla questione. All'uscita dell'ufficio in cui si svolgeva la riunione del gruppo Pd, proprio per discutere dei contributi alle associazioni aretine, la Presidente fu affrontata da tale assessore il quale – alla presenza di testimoni – prima l'aggredì verbalmente e poi fece seguire alle parole una spinta".
"17 luglio 2018, quando la Presidente Simoni ha rinvenuto sul lunotto della sua automobile un messaggio intimidatorio, con tanto di croce e di segno di una sepoltura, recante la scritta "Dimettiti, ti merita". Per tale motivo la Presidente si recava dai Carabinieri di Figline Valdarno per denunciare i fatti e in tale occasione precisava di non essere assolutamente a conoscenza di chi materialmente abbia scritto il messaggio. I suddetti fatti sono i principali episodi in relazione ai quali ho chiesto una valutazione da parte della Procura".
L'avvocato continua: "A tali eventi, si sono poi aggiunti altri episodi aventi natura amministrativa, sui quali la mia assistita intende chiedere una valutazione del Prefetto di Firenze, come ad esempio l'atto compiuto da alcuni consiglieri del Pd in data 12 luglio u.s. quando tali amministratori pubblici hanno fatto mancare il numero legale per lo svolgimento della seduta comunale. Nelle successive dichiarazioni alla stampa il gruppo Pd ha affermato esplicitamente che tale ostacolo ai lavori consiliari doveva intendersi "come messaggio" rivolto al Presidente".
"Sarà altresì posta all'attenzione del Prefetto – come richiesto anche dalle forze di opposizione – la mozione di sfiducia firmata da alcuni consiglieri del Pd nella quale si chiede la revoca della Presidente del Consiglio. Su tale richiesta, aldilà delle altre possibili valutazioni, è già stato richiesto un giudizio di legittimità per valutare se veramente esistono i presupposti di gravi motivi di imparzialità istituzionale – come previsto dall'art.13 comma 5 dallo Statuto del Comune di Figline e Incisa approvato con delibera del 25 febbraio 2016 e successive modifiche e integrazioni – oppure siamo di fronte a una dissonanza politica con la maggioranza consiliare che ha votato il Presidente. Ma questo non costituisce un requisito legittimo per chiederne la revoca della carica istituzionale".
"La natura amministrativa di tale mozione tuttavia non esclude che per le motivazioni poste a fondamento questa possa assumere rilevanza anche sotto il profilo penale".