Il reperto viene sollevato da terra, dopo lo scavo: un blocco di sei tonnellate, complesso e affascinante il lavoro messo in piedi per portare il fossile nella sede del suo restauro
Dopo la conclusione degli scavi nel sito delle campagne di Terranuova, rimasto segreto per ragioni di sicurezza, il fossile di Mammuthus meridionalis muove ora i suoi primi passi dopo oltre un milione di anni. Per avviare il lungo lavoro di restauro, che sarà eseguito in un ambiente adeguato e protetto, è partito infatti il trasporto del reperto, effettuato sollevandolo da terra.
Operazione complessa e allo stesso tempo delicatissima, considerando che si tratta di un blocco di circa 6 tonnellate che non deve subire urti o sollecitazioni. La Sovrintendenza, insieme all’Università di Firenze e all’Accademia Valdarnese del Poggio, ha chiesto l’intervento della ditta Giuntini di Pratovecchio specializzata in recuperi archeologici di questo tipo.
Il terreno intorno al fossile è stato innanzitutto scavato a ruspa dalla ditta Borri di Terranuova in modo da isolare il blocco che contiene il fossile: è stato quindi forato lo strato di argilla sotto alle ossa, per costruire una imbracatura con robuste longherine in ferro e con lamiere, tutte saldate tra loro. Cranio e difese sono state protette con schiuma poliuretanica. Infine, l'operazione più delicata, cioè l’effettivo distacco del blocco da terra e il trasporto fuori dal sito.
Per l’avvio di questo lavoro si è attivata una serie di imprese del territorio valdarnese, che hanno offerto materiali, mezzi, supporto tecnico e manodopera. Intorno all’elefante si sono attivate insomma competenze diverse, impegno professionale e dedizione. Mentre nel frattempo continua la campagna di raccolta fondi “SOS Mammuthus” con le votazioni del nome dell’elefante. Il prossimo appuntamento sarà alla Festa del Perdono di Loro Ciuffenna, ma è possibile partecipare anche attraverso il sito del Museo Paleontologico di Montevarchi.