Dopo un silenzio forzato, dovuto alla mancanza di adeguati mezzi di comunicazione attraverso la Mongolia e il deserto, nuove foto e dettagli dall’avventura di Francesco Ristori, partito esattamente due mesi fa: il Giappone è sempre più vicino
A due mesi esatti dalla partenza, il viaggio della vita di Francesco Ristori prosegue con entusiasmo, superata ormai più della metà del tragitto che lo porterà in Giappone. Dopo quasi un paio di settimane assenza di notizie dettagliate e foto, ecco le prime immagini e i racconti dalla Mongolia. Un silenzio forzato a causa dell’allontanamento dal mondo civilizzato e della mancanza di connessione internet nel tratto percorso di deserto mongolo.
“Una settimana intensa e piena di momenti e situazioni mai vissute: per la prima volta in vita mia ho attraversato regioni desertiche e popolate da persone che ignorano quasi completamente la cultura occidentale, con pochi o nessun contatto con l'esterno. Insomma, un popolo per tanti versi ancora puro”, ha scritto Francesco.
Dopo le ultime notizie da Novosibirsk, in Siberia, Francesco e la sua Hyper Ténéré sono ripartiti in direzione Mongolia. Il tratto fino al confine è stato rallegrato dalla compagnia di tre motociclisti ungari e rumeni, mentre al confine è la volta dell’incontro con un altro gruppo di motociclisti italiani, di Torino, tutti diretti in Mongolia. Dopo ore di attesa alla frontiera e dopo aver salutato il primo gruppo, per Francesco e gli altre tre italiani si apre davanti a loro la Mongolia.
“Sono stati giorni di guida difficili, con oltre 1000 chilometri di sterrato duro, con pietre, sabbia, guadi, toulée ondulée, buche immense. La moto ha retto ottimamente alle asperità mongole nonostante ogni km sembrava tutto si smontasse dalle vibrazioni che a volte non permettevano neanche di mettere a fuoco l'orizzonte”, racconta Francesco. Ma sono i giorni anche per scoprire nuovi paesaggi, attirare l’attenzione e la curiosità dei bambini dei pochissimi paesi incrociati, osservare lungo la strada cammelli, pecore, capre, cavalli, falchi e aquile, per ottenere l’ospitalità di alcune famiglie e assaggiare anche qualche piatto tradizionale o bere latte di cavalla.
Poi c’è il deserto mongolo, con le temperature fredde, lunghe e desolanti distese di strade stancanti e anche poco stimolanti, accompagnati dal silenzio e da una sensazione di pace. E dopo alcune notti in tenda, finalmente una nel caldo e comodo “gher”, tipiche tende nomadi mongole. Il tragitto prosegue con l’incontro di una missione cattolica, fino all’arrivo nella città di Ulaanbaatar e il ritorno nell’Occidente: grande e moderna, antica capitale ai tempi di Gengis Khan.
Il viaggio attraverso la Mongolia “è stato un ritorno alle origini dell'uomo, un ritorno alla cultura del nomadismo, all'assaporare di cibi non pastorizzati, al conoscere persone all'opposto di noi occidentali. Un'esperienza indimenticabile e senz'altro quella che più ha lasciato il segno finora”.
A questo punto Francesco saluta i compagni di viaggio di Torino, diretti in Russia, mentre lui prosegue la sua avventura verso il Giappone, sempre più vicino.
I dettagli del racconto e tutte le foto sono sul suo sito internet di SognandOriente, dal quale è possibile seguire sempre la posizione aggiornata sul luogo in cui si trova Francesco.